Romor mi desta, nè so dir che esprima, Ne che sperar nè che temer. Sediamo. Son cosi oppressa, che mi manca il piede.
EUMEO, e DETTA in disparte.
Eccoti, Euméo, dentro Messene. Oh come Qui da Sparta arrivai spossato e stanco! Ma pure al fine v' arrivai. Pietosi Dei, vi ringrazio che me tolto avete Al servaggio di Sparta, e rotti i ceppi Che tutta quasi estenuâr mia vita. Quanto or m' è dolce libertà! Riveggo La patria e queste sospirate mura, E di gioia confusa il cor mi balza; Sol di te duolmi, Aristodemo; io vengo Nuovo pianto a recarti. Euméo vedrai, Ma non vedrai tua figlia. Il ciel non volle Ch'io ti salvassi la tua cara Argía, E dispose altrimenti. Or chi mi guida Al cospetto real? Nessun qui trovo Che mi conosca, e desolata intorno Tutta parmi la reggia. Inoltrerommi Per questa parte.
Chi s'avanza? Oh, scusa, Buon vecchio. Che ricerchi ?
Al re vorrei, Gentil donzella, favellar. Son tale
Ch'egli avrà caro di vedermi.
Tempo scegliesti. Da gran doglia oppresso Il re s'asconde ad ogni sguardo, e fora Parlar con esso un' impossibil cosa. Ma se il mio dimandar non è superbo, Dimmi, chi sei?
S'unqua all' orecchio il nome D' Euméo ti giunse, io son quel desso.
Possenti Numi? E a chi non noto Euméo? Chi non sa che t' avea spedito in Argo Aristodemo per condurvi in salvo La pargoletta Argía? Ma qui venuto Era romor che insiem colla fanciulla In su la foce del Ladón t'avea Trucidato di Sparta una masnada. Ciò credette il re pure; e fin d'allora Ei pianse e piange tuttavia la figlia.
Se viva l'infelice, e dove e come, Affermar nol saprei. Ma se il nemico Alla mia vita perdonò, ben credo Risparmiato avrà quella anche d'Argía, Massimamente se sapea di quanto E di qual prezzo ell' era.
Come campasti poi? Come ritorni ?
In cupa torre io fui rinchiuso, ed essi, Lo sann' essi quei barbari a qual fine Si grave mi lasciår misera vita. Ogni lusinga, e fin la brama istessa Di libertade, io già perduta avea, Tranne un vivo del cor moto segreto Che sempre rammentar mi fea le care Patrie contrade e la beata sponda Del diletto Pamiso, e sulla trista Dolce memoria sospirar sovente. Quindi sperai che morte al fin pietosa Al mio lungo patir tolto m'avría : Quando repente del mio carcer vidi Spalancarsi le porte; e udii che pace Por termine dovea, tra Sparta e noi, Agli odii antichi, alle guerriere offese; E ch'un de' primi fra' Lacóni intanto Di mie vicende istrutto, e de' miei mali Fatto pietoso, libertà m' avea Anzi tempo impetrata. A lui diressi [do Dunque tosto il mio passo, il primo essen- D'ogni dover riconoscenza. Un vecchio Trovai d'aspetto venerando, ed era Già vicino a morir. Mi surse incontro, Dal letto sollevando il fianco infermo, E m' abbracciò piangendo, e disse: Eumeo,
Non cercar la cagion che mi condusse A sciogliere i tuoi ceppi: a te fia nota Quando in Messene giungerai. Ricerca Ivi tosto farai d'una donzella Che Cesira si noma.
Appunto; e, Questo le darai, soggiunse; E trasse un foglio, e con tremante mano Mel consegno.
Deh, dimmi, io te ne prego
Ecco la tomba, ecco l'altar che deve Del mio sangue bagnarsi. Finalmente Questo ferro trovai. La punta è acuta. Dunque vibriam... Tu tremi ? Allor dovevi Tremar che di tua figlia il petto apristi, Genitor scellerato! Or non è giusto Di vacillar... Moriamo. Itene lungi Dalla mia fronte, abbominate insegne D'infamia e di delitto. E tu fuor esci, Esci adesso ch'è tempo, orrido spettro ; Vieni a veder la tua vendetta, e drizza Tu stesso il colpo... Egli m'intese, ei cor- lo ne sento il romor, trema la tomba, [re, Eccolo... vieni pur: sangue chiedesti, E questo è sangue.
ARGIA, GONIPPO, EUMEO e DETTO.
Ah ferma... Ahi; che facesti?
E se un altro ce trova ? Oh Dio! torniamo
S'io la svenai, la piansi ancor. Non basta Per vendicarla? Oh, venga innanzi. Iostes- Le parlerò... Miratela: le chiome Son irte spine, e vôti ha gli occhi in fronte. Chi glieli svelse? E perchè manda il sangue Dalle peste narici? Oimè! Sul resto Tirate un vel; copritela col lembo Del mio manto regal; mettete in brani Quella corona del suo sangue tinta, E gli avanzi spargetene e la polve Sui troni della terra; e dite ai regi, Che mal si compra co' delitti il soglio, E ch'io morii...
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