Sayfadaki görseller
PDF
ePub
[blocks in formation]

Se non di terre si compon lo stato?
E quelle che, indugiando, ad una ad una
Già lasciammo sfuggir, quante son elle?
Casal, Bina, Quinzano e.... se vi piace
Noveratele voi, che in tal pensiero
Troppo caldo io mi sento. Il nobi! manto.
Chea noi fidato ha il duca, a brano a brano
Soffriam così che in nostra man si scemi,
E che a lui messo omai da noi non giunga
Che una ritratia non gli annunzi. Intanto
Superbisce il nemico, e ai nostri indugi
Sfacciato insulta.

TORELLO.

E questo è segno, o Sforza, Ch' ei brama una battaglia.

SFORZA.

Oh, che puot' egli Bramar di più, che innanzi a se cacciarne Colla spada nel fodero?

PERGOLA.

Che puote Bramar di più? Dirovvel io; che noi Tutto arrischiam l'esercito in un campo Ov'egli ha preso ogni vantaggio. Or questo Poniamo in salvo; che le terre è lieve Ripigliar con gli eserciti.

FORTEBRACCIO.

Con quali? Non, per mia fe, con quelli a cui s'insegna A diloggiar, quando il nemico appare, A non mirarlo in faccia, a lasciar soli Nelle angosce i compagni; ma con genti,

[blocks in formation]

Noi darem la battaglia : alla frontiera
Io mi pongo coi miei; Sforza vien dietro
E chiude la vanguardia ; il mezzo tenga
Della battaglia Fortebraccio : e il nostro
Ufficio sia con impeto serrarci

Addosso il campo del nemico, aprirlo
E spingerci a Maclodio. Voi, Torello,
E voi, Pergola, a cui si dubbia sembra
Questa giornata, io pongo in vostra mano
L'assicurarla: voi discosti alquanto,
Il retroguardo avrete. O la fortuna,
Pur come suol, seconda i valorosi,
E rompiamo il nemico; e voi piombate
Sopra i dispersi. Ma s'ei dura incontro
L'impeto nostro, e ci vedete entrati
Donde uscir soli non possiam; venite
A noi, reggete i periglianti amici;
Che per cosa che accaggia, io vi prometto,
Retrocedere a voi non ci vedrete.

FORTEBRACCIO.

Non ci vedrete, no.

SFORZA.

Siatene certi.

FORTEBRACCIO.

Sia lode al ciel, combatteremo alfine :

[blocks in formation]

SCENA IV.

(Campo veneziano. Tenda del Conte.)

IL CONTE, poi un SOLDATO che sopraggiunge.

SOLDATO.

Signor, l'oste nemica è in movimento: La vanguardia è sull'argine, e s'avanza.

IL CONTE.

I condottieri dove son?

SOLDATO.

Qui tutti

Fuor della tenda i principali; e stanno Gli ordin vostri aspettando.

IL CONTE.

Entrino tosto. (Parte il soldato.)

SCENA V.

IL CONTE.

Eccolo il dì ch'io bramai tanto. - Il giorno
Ch' ei non mi volle udir, che invan pregai,
Che ogni adito era chiuso, e che deriso,
Solo, io partiva, e non sapea per dove,
Oggi con gioja io lo rammento alfine.
Ti pentirai, dicca, mi rivedrai,

Ma condottier de' tuoi nemici, ingrato!
Io lo dicea; ma allor pareva un sogno,
Un sogno della rabbia - ed ora è vero.
Gli sono a fronte-ecco mi balza il core:
Io sento il di della battaglia : - e s'io...
No la vittoria è mia.

:

[blocks in formation]

ORSINI.
Si.

LL CONTE.

Corri alle imboscate

Sulla destra dell' argine; raggiungi
Quei che vi stanno, e pigliane il comando.
E tu a sinistra, o Tolentino. E quindi
Non vi movete, che non sia lo scontro
Incominciato; quando ei fia, correte
Alle spalle al nemico. - Udite entrambi :
Se delle insidie egli s'avvede, e tenta
Ritrarsi, appena avrà voltato il dorso,
Siategli addosso uniti: io son con voi.
Provochi, o fugga, oggi dev'esser vinto.

ORSINI.

Ei lo sarà. (Parte.)

TOLENTINO.

Ti obbedirem, vedrai.

IL CONTE.

Tu, Gonzaga, al mio fianco.

(Ad altri.)

(Parte.)

I posti a voi

Assegnerò sul campo. Andiam, compagni; Si resista al prim'urto: il resto è certo. CORO (1).

S'ode a destra uno squillo di tromba; A sinistra risponde uno squillo : D'ambo i lati calpesto rimbomba Da cavalli e da fanti il terren. Quinci spunta per l'aria un vessillo, Quindi un altro s'avanza spiegato : Ecco appare un drappello schierato; Ecco un altro che incontro gli vien.

Già di mezzo sparito è il terreno ; Già le spade rispingon le spade; L'un dell'altro le immerge nel seno; Gronda il sangue; raddoppia il ferir. Chi son essi? Alle belle contrade Qual ne venne straniero a far guerra? Qual è quei che ha giurato la terra Dove nacque far salva, o morir?

D'una terra son tutti: un linguaggio Parlan tutti fratelli li dice Lo straniero il comune lignaggio A ognun d'essi dal volto traspar. Questa terra fu a tutti nudrice, Questa terra di sangue ora intrisa, Che natura dall' altre ha divisa, E recinta coll' Alpe e col mar.

Ahi! qual d'essi il sacrilego brando Trasse il primo il fratello a ferire?

(1) Vedi pref. dell' autore verso la fine,

Oh terror! Del conflitto esecrando
La cagione esecranda qual'è? -
Non la sanno a dar morte, a morire
Qui senz'ira ognun d'essi è venuto;
E venduto, ad un duce venduto,
Con lui pugna, e non chiede il perchè.
Ahi sventura! Ma spose non hanno,
Non han madri gli stolti guerrieri?
Perché tutte i lor cari non vanno
Dall'ignobile campo a strappar?
E i vegliardi che ai casti pensieri
Della tomba già schiudon la mente,
Che non tentan la turba furente
Con prudenti parole placar?-

Come assiso talvolta il villano
Sulla porta del cheto abituro,
Segna il nembo che scende lontano
Sovra i campi che arati ei non ha;
Così udresti ciascun che sicuro
Vede lungi le armate coorti,
Raccontar le migliaja de' morti,
E la piéta dell'arse città.

Là, pendenti dal labbro materno
Vedi i figli, che imparano intenti
A distinguer con nomi di scherno
Quei che andranno ad uccidere un dì;
Qui, le donne alle veglie lucenti
Dei monili far pompa e dei cinti,
Che alle donne deserte dei vinti
Il marito o l'amante rapi.

Ahi sventura! sventura! sventura!
Giá la terra è coperta d'uccisi;
Tutta è sangue la vasta pianura;
Cresce il grido, raddoppia il furor.
Ma negli ordini manchi e divisi
Mal si regge, già cede una schiera;
Già nel volgo, che vincer dispera,
Della vita rinasce l'amor.

Come il grano lanciato dal pieno
Ventilabro nell'aria si spande;
Tale intorno per l'ampio terreno
Si sparpagliano i vinti guerrier.
Ma improvvise terribili bande
Ai fuggenti s'affaccian sul calle;
Ma si senton più presso alle spalle
Scalpitare il temuto destrier.

Cadon trepidi a piè dei nemici,
Rendon l'arme, si danno prigioni :
Il clamor delle turbe vittrici
Copre i lai del tapino che muor.
Un corriero è salito in arcioni;

Prende un foglio, il ripone, s' avvia,
Sferza, sprona, divora la via;
Ogni villa si desta al romor.

Perché tutti sul pesto cammino
Dalle case, e dai campi accorrete?
Ognun chiede con ansia al vicino,
Che gioconda novella recò?
Donde ei venga, infelici, il sapete,
E sperate che gioja favelli?

I fratelli hanno ucciso i fratelli:
Questa orrenda novella vi do.

Odo intorno festevoli gridi;

S'orna il tempio, e risuona del canto;
Già s'innalzan dai cuori omicidi
Grazie ed inni che abbomina il ciel.-
Giù dal cerchio dell' Alpi frattanto
Lo straniero gli sguardi rivolve;
Vede i forti che mordon la polve,
E li conta con gioja crudel. -

Affrettatevi, empite le schiere,
Sospendete i trionfi ed i giuochi,
Ritornate alle vostre bandiere;
Lo straniero discende; egli è qui.
Vincitor! Siete deboli e pochi?
Ma per questo a sfidarvi ei discende;
E voglioso a quei campi v'attende
Ove il vostro fratello perì. -

Tu che angusta a' tuoi figli parevi;
Tu che in pace nutrirli non sai,
Fatal terra, gli estrani ricevi :
Tal giudicio comincia per te.
Un nemico che offeso non hai,
A tue mense insultando s'asside;
Degli stolti le spoglie divide,
Toglie il brando di mano a' tuoi re.

Stolto anch'esso! Beata fu mai
Gente alcuna per sangue ed oltraggio?
Solo al vinto non toccano i guai;
Torna in pianto dell'empio il gioir.
Ben talor nel superbo viaggio
Non l'abbatte l'eterna vendetta;
Ma lo segna; ma veglia ed aspetta ;
Ma lo coglie all'estremo sospir.

Tutti fatti a sembianza d'un Solo; Figli tutti d'uu solo riscatto, In qual ora, in qual parte del suolo Trascorriamo quest'aura vital, Siam fratelli; siam stretti ad un patto : Maladetto colui che lo infrange, Che s'innalza sul fiacco che piange, Che contrista uno spirto immortal!

IL CONTE.

ATTO TERZO.

SCENA PRIMA.

Tenda del Conte.)

IL CONTE E IL PRIMO COMMIS

SARIO.

IL CONTE.

SIETE Contenti?

PRIMO COMMISSARIO.

Udir l'alto trionfo

Della patria, vederlo, essere i primi
A salutarla vincitrice, a lei
Darne l'annunzio, assistere alla fuga
De' suoi nemici, e mentre al nostro orec-
chio

Rimbomba il suon della minaccia ancora,
Veder la gloria sua fuor del periglio
Uscir raggiante e più che mai serena,
Come un sol delle nubi, è gioja questa
Forse, o signor, cui la parola arrivi?
Voi la vedete essa vi sia misura
Della riconoscenza; e ben ci tarda
Di rendervi tai grazie in altro nome
Che non è il nostro, e del senato a voi
Riferir la letizia e il guiderdone.
Ei sarà pari al merto.

:

IL CONTE.

lo già lo tengo. Venezia è salva; ho liberata in parte Una grande promessa; ho fatto altine Risovvenir di me tal che m' avea Dimenticato; ho vinto.

PRIMO COMMISSARIO.

Ed or si vuole

Assicurar della vittoria il frutto.

IL CONTE.

....Questa è mia cura.

PRIMO COMMISSARIO.

Or che dal vostro brando

Sgombra è la via, noi ci aspettiam che tutta
Voi la farete, nè starem, fin tanto
Che non si giunga del nemico al trono.

IL CONTE.

Quando fia tempo.

PRIMO COMMISSARIO.

E che? Voi non volete

Inseguire i fuggenti ?

[blocks in formation]
« ÖncekiDevam »