Invano all' are si ricovra e al tempio. Ma non è nuovo al mondo il reo costume Voi ch'illustrate le memorie antiche α E degli amici a tradimento oppressi « Trofei superbi il fondatore eresse.» Ma non così Macronio: egli non fu Ne rapace nè ingiusto : al conno avaro E all' insaziabil lusso ed al macello Sottrasse ciò che al Nosocomio diede. Ne v'era dunque a quell' età felice Una vedova mesta o una languente Desolata famiglia a cui partisse Il destinato alle future febbri ? Oh fortunati di Macronio i giorni E l'inaudito suol che lo produsse! Così il padre del ciel lo serbi illeso (6) Dai filosofi sempre e dalle guerre. Nel nostro clima, è ver, s' alzan frequente Dai scossi cenci gl'improvvisi Atlanti, Alle aspettate immagini de' quali, Se fuggiran dal pendere d'altronde, Nuovi archi connettiamo e nove logge (7) In cui stanti e calzate (8) al di solenne Dal curioso contadin fien viste (9) : Ma siccome tra noi ruota indefessa Fortuna, al crescer loro anche s' accresce Dc' meschini la calca, e a lor di sotto Gemer sentiamo non intese innanzi Voci dolenti ed al pregare indôtte (10). A questi aggiungi una recente turba Cui l'emula virtù de' tempi andati I nostri migliorando a inopia addusse. Poi che, grazie al destin, che tutto volve, Noi lisci prima e inanellati e rasi [ti (11) La guancia e il mento ricopiammoi BruE le compresse da non regio amante Nostre Lucrezie ritornár le chiome Ai prischi nodi e alle sincere trecce, Molto in addietro laborioso e cerco Pettine cadde dalla man, costretta A mendicar, e molta gente afflitta Vide alla mola ricondotta e al forno La ripulsa dal crin candida Eleusi. Molti altresì che dai servili uffizj All'uomo indegni Libertà riscosse (12), Se non ebber la destra al ferro pronta Ed al notturno assalto, la mostraro Aperta ad implorar l' altrui soccorso, E l'aprono tuttor. Fra tanto stuolo Che ci preme d'intorno, ed a cui resta Il dritto al men dell' intangibil vita, A che segnar nel vorticoso Caos O nell' ovaje dell'eterna plebe Il possibil mendico a noi non noto? Tu mentre ammassi al nascituro erede, Onde sani la scabbia o il tristo autunno (13), A te vicino e da sottil parete Forse diviso inconsolato giace Fra i nudi figli ed alla patria nati, Dalla miseria e dall'agoscia muto Un infelice genitore, oppure Sospira indarno al talamo matura Una indotata vergine pudica Forse cresciuta a non oscuro Imene. Che se più l'egro a te pietate inspira O il represso vagir dell' innocente (14) Frutto non sempre di furtivo amore, Hai moito ond' esser pio: ormai non basta L'ospital tetto al condensato infermo E alla nutrice dell'ignoto parto; Nè basterà fra poco il vallo intero A contenere i pubblici grabȧti, Se l'inclemente ciel non volge altrove Il funesto girar d'astri maligni. Dunque che tardi, ed insensibil siedi Sull' arca chiusa e il numerato argento, Aspettando le esequie? o che maturi Tu ascoltator di Luca e di Matteo Alle venture età ciò ch'è dovuto Al presente bisogno ? al giorno estremo Tutto è preda di morte e non tuo dono. Sii pur Macronio o di Macronio sii Più parco e più digiuno alla tua mensa, Ne il fuggitivo topo abbia che roda Nell' aperta cucina, nè il giulivo Amico il vin de' colli tuoi conosca O dell'orto serrato il venal pomo; Ritrova mille ordigni ed arti mille (15) All'onesto guadagno ad al risparmio ; Pur che dalla tua mano e non dal tardo Esecutore l'indigente ottenga Ciò che operoso a lui raduni : allora Te, sconosciuto ai portici ventosi, Collocherem su gl'incensati altari. Questa sentenza va osservata poeticamente e filosoficamente, non civilmente. (5) Le province svenate e i non pasciuti Laceri battaglioni Allude il Poeta alle ruberie fatte da Elbione come Commissario o Provveditore delle armate nelle ultime guerre che desolarono la Lombardia. (6) Cosi il padre del ciel lo serbi illeso Dai filosofi sempre Di qual genere di filosofi parli l' Autore, non è necessario il dichiararlo. Se ne possono vedere di simili descritti nelle Satire di Vittorio Alfieri. (7) Nuovi archi connettiamo e nuove logge Si accenna la continuazione dell' immenso fabbricato dello Spedale, cui si travaglia anche al presente con poca fortuna architettonica. (8). ....... stanti e calzate Si è di già avvertito di sopra che le immagini intiere fannosi ai donatori di oltre centomila lire. (9) Dal curioso contadin fien viste È innumerabile il concorso della gente di contado alle feste dello Spedale. 11). 991 tura favorita nel paese, per la quale è necessaria l'irrigazione. ricopiammo i Bruti Alludesi alla moda di pettinarsi de' giovani, chiamata in Francia à la Brutus, quantunque sia antica come il tosarsi, non che alle nuove mode femminili di acconciare il capo che, bandita la polvere di Cipro, han ridotto alla miseria un gran numero di parrucchieri. (12) Molti altresi che dai servili uffizi All'uomo indegni Libertà riscosse Alludesi al molto numero di famigli licenziati nella prima epoca della rivoluzione dai padroni esausti dalle contribuzioni. (13) Onde sani la scabbia, o il tristo autunno Quel tristo autunno, sebben s'intenda dovunque per essere quella stagion madre di molte malattie, pure è assai più appropriato alla Lombardia, dove specialmente fra' contadini sono frequentissime le febbri autunnali a cagione dell' agricol (14) O il represso vagir dell' innocente Frutto non sempre di furtivo amore Lo Spedale degli esposti forma parte dello Spe. dale Maggiore preso di mira in questo componimento, all' epoca del quale era smisuratamente cresciuto il numero degli esposti e degli ammalati. (15) Ritrova mille ordigni ed arti mille Ne' pochi esemplari della edizione in foglio, fatta dal sig. Reina, la lezione è come siegue: Ritrova nuovi ordigni ed arti nuove; ma questa correzione fu posteriormente fatta dall'Autore, perchè si dice più sopra in un consimile verso Nuovi archi connettiamo e nuove logge. ANONIMO. SULLA CREDUTA MORTE DI SILVIO PELLICO NELLO SPIELBERG. ODE. LUNA, romito, aereo, Simile al fior di clizia (Fiso del sol nel raggio Ahi misero tra miseri, Tolto al gioir del mondo Sol quella faccia pallida Che il capo in Alpi posa E stende all'Etna il piè. «Ma tu, chi sei, che barbaro « Insulti al mio dolore, « Ed osi il sogno irridere α Che mi mentia nel core? Coprimi, o madre, il viso! Ma già la luna in candido Vennero allor... disciolsero E alcun nol seppe!... e Silvio GEMME. O RIME SCELTE DI POETESSE ITALIANE NINA SICILIANA. ANTICHE E MODERNE, DAL 1290 SINO A' NOSTRI TEMPI, Ricciarda DE' SELVAGGI. Lucrezia TORNABUONI DE' MEDICI. Veronica GAMBARA CORREGGIO. Gaspara STAMPA. FIORENZA PIEMONTESE. Dafne DI PIAZZA. Tullia D'ARAGONA Gerolama CASTELLANI. Suor Dea DE' Bardi. Livia TORNIELLO BOROMEO. Chiara MATRAINI. Lucia BERTANI DALL' ORO. Leonora FALLETTI. Egeria DI CANOSSA. Lucia ALBANI AVOGADRO. Olimpia MALIPIero. Laura BATTIFERRO DEGLI AMMANANTI. CIOÈ : Virginia SALVI. Dianora SANSEVERINO. Fiammetta MALASPINA SODErini. Lucrezia MARCELLO. Modesta DAL Pozzo Zorzi. Margherita MALESCOTTI. Isabella ANDreini. Lodovica SBARRA COLLALTO. Lucrezia MARINELLA. Veneranda BRAGANDINA CAVALLI. Francesca FARNESE. Margherita COSTA. Laura Felice GHIRARDELLI. Emilia BALLATI ORLANDINI. Faustina DEGLI AZZI FORLI. Virginia BAZZANI. Eutropia FOSINI. Aurora SANSEVERINO GAETANI. Elena RICCOBONI. Maria BUONACCORSI. Giovanna CARRIERA. Faustina MARATTI ZAPPI. Ippolita CANTELMI CARAFFA. Maria Elisabetta SELVAGGIA BORGHINI. Luisa BERGALLI. |