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e l'esempio del Parini. Basta guardare le sue poesie, basta paragonare le finite coll' altre per accorgersi come di poco estro egli fosse fortunato. Ma in vece di quello, portava nei campi della poesia l'abitudine ad un'indefessa osservazione dell' uomo, lo studio degli antichi, non fatto già per copiarli ma per imitarli nel retto gusto, nella nobile naturalezza, nel tenersi tra i confini della realtà, nel persuadersi, che la poesia consiste anzi nell' idee che nella forma di esse; vi portava quello spirito libero, che dà importanza alle proprie opinioni più che alle ricevute, che si eleva allo spettacolo dei grandi avvenimenti, che obbedisce sì all' autorità ma non la adula, non ne mendica il favore; cose da cui nascono arditezza di sentenze, independenza di idee, franco giudizio. Visto il Parini come la letteratura non fosse più l'espressione della società, nè la poesia rispondesse al bisogno delle anime generose, intese a richiamarla al meglio e quanto alle forme e quanto alle cose.

:

Al qual intento camminò e per la via lunga dei precetti, e per la più breve ed efficace dell' esempio. Chi ben guardi all' artifizio delle sue composizioni, vi trova un continuo studio di far altrimenti da quello, in che peccavano i suoi contemporanei. Alla sontuosa miseria de' Frugoniani oppone una sobrietà immacolata all' oziosa ridondanza degli epiteti, una tal precisa gastigatezza, che ne forma un secondo Orazio alla lingua trascurata, disuguale, un dire sempre puro, studiato, una frase poetica sempre all' infingarda facilità una ostinata fatica all' intrepida fatuità di spacciare qualunque pensiero germogliasse in capo, una severità di gusto che tutto riportava ad un modello d'eccellenza maschia, dispettosa di lascivi ornamenti. Ritraendo la natura e la vita abituale, non temette d'affrontare le idee più basse e triviali' : ma non che avvilire con queste minutezze le cose grandi, seppe vestirle così, da nobilitare quel che meno ne parea capace. Canta i campi? non sono sdulcinature d'Arcadia, Licoridi, filomele, ruscelletti mormoranti tra sponda e sponda. È il voto di Virgilio quando esclamava: «Oh chi mi posa tra le valli beate, in una sicura quiete, in una vita lontana dagli inganni! » è il voto di Orazio, che dai faticosi nulla della città sospirava la villa e le ore inerti, tra cui bevere giocondo obblio della sollecita vita. Se talora, col felice dono di far germogliare alcuna rosa sui passi di quest' essere che la miseria disputa un momento al sepolcro viene a rallegrare il banchetto con brindisi vivace, tu vi ritrovi la squisitezza d' Anacreonte, purgata d'ogni lasciva idea, ti senti inondare d'una soavità, cui la virtù medesima sorride 3. Quando intuona il cantico d'amore, non è un mero solletico dell'orecchio, non note generali, senza passione, senza sentimento, coi costumi d' altri secoli, con amanti foggiate sul modello ora di Glicera e di Giulia, ora di Laura e d'Eleonora, con quella freddezza del Savioli, monotona quanto il suo metro. Qui c'è la verità, qui fisonomia nazionale l'amica sua tu l'ami, la stimi tu ancora: trovi i costumi nostri o in quella che avvolge il corpo in un gran sendado, illepido costume sceso fra noi, o in quella che modula i lepidi detti del sermone veneziano, o in quella

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Il satirico Orazio eterno morso

Diede agli altrui costumi...

Or tremi, or sudi

Chi salir vuole d' Elicona ii monte, ecc.

Veggasi per esempio la Salubrità dell' aria.

3 Vedi il Brindisi.

L'homme, débile proie,

Que le malheur dispute un moment au trépas, HUGO.

- Beranger, quello che fra tutti i poeti viventi a me pare aver meglio inteso la poesia popolare, initò assai felicemente il Brindisi del Parini nella canzone La Vieillesse.

Per l'inclita Nice : quest' era Maria di Castelbarco.

Il Pericolo: era Cecilia Tron.

che nell' aureo cocchio trascorrendo su la via che fra gli alberi suburbana ver— deggia, desterà a fremito le commosse reliquie del suo poeta che dorme nel vicino sepolcreto e sempre vi senti l'uomo, a cui il genio nel suo nascere disse:

Di natura i liberi

Doni ed affetti, e il grato

Della beltà spettacolo

Te renderan beato'.

E quando al suo maggior lavoro trascelse il verso sciolto, ebbe certo la mira ad ottenere quella maggior libertà, che è supremo bisogno dei generosi : ma insieme a ferir nel cuore il gonfio e facile verseggiare dei frugoniani versiscioltai. Il Baretti, acerrimo nemico di questi, il Baretti che di quei dì menava «la metaforica sua sferza rabbiosamente addosso a tutti que' moderni goffi e sciagurati, che andavano tutto di scarabocchiando commedie impure, tragedie balorde, critiche puerili, romanzi bislacchi, dissertazioni frivole, e prose e poesie d'ogni generazione che non hanno in sè la minima sostanza, la minimissima qualità da renderle o dilettose o ragionevoli ai leggitori e alla patria», quel Baretti, come vide il Mattino, confessò che quello gli avea «< fatto vincere l'avversione ai versi sciolti e all'oscurità, perchè ogni verso del Parini è buono, ed alla lingua ha saputo dare nuovi colori molto vivi e molto vaghi, e il suo pensare ha sempre del brioso e del fiero». Che più? il Frugoni, patriarca della scuola dominante allora, come lesse quei versi tanto variati, imitativi, addatti al genere, lontani dalla fastosa e vana sua armonìa, si ne restò preso che, con lealtà rara e veramente onorevole, esclamò : « Per Dio! mi davo a intendere d'esser maestro nel verso sciolto, e m'accorgo che neppure sono scolaro. »

Ne mi dite che io devii dal proposito, quasi poca cosa sia rispetto alla civiltà l' aver riformato il gusto. Perocchè il bello è crepuscolo del vero, e le arti della fantasia guidarono gli antichi ad azioni venerande, cui non saremo per avventura guidati noi moderni da cotesto austero sapere. Il retto gusto, cioè la cognizione e l'amor del bello, veste l'ali per salire a quelle occupazioni, cui l'uomo non sarebbe stato che a stento portato dalla fortuna e dall' impulso de' bisogni agevola l' intelligenza delle cose più ardue, spianando così la via all' elevata istruzione, coll' approfittar della naturale inclinazione onde l'uomo predilige le graziose e non difficili sensazioni.

Ma se il Parini procacciò le gioie del bello che lusingano l' adolescenza dello spirito, vieppiù intese a quelle del vero che ne alimentano la maturità. Quindi nelle sue lezioni si proponeva di « dimostrare quanto giovino le belle lettere a « tutti gli altri studii della gioventù, alla civil conversazione, ai costumi, alla « benevolenza degli uomini, alla probità, alla virtù ed allo stesso eroismo dei « cittadini *. » Inculcava quindi il gran precetto, di giovare a' fratelli colla letteratura: e« quanto desiderabile cosa sarebbe » diceva « che tutti coloro che << sortito hanno dalla natura un ingegno adatto alle lettere, fossero stimolati allo studio ed allo scrivere, non da una leggiera curiosità o da vano amor di << gloria, ma dalla carità de' suoi prossimi, de' suoi cittadini, del suo paese!

'Per inclita Nice.

Introduzione alla Frusta letteraria.

Lettera al Carcano tra le inedite.

« Così si spargono in una città la delicatezza, il buon gusto, la coltura; cose tutte che V. S. ben sa quanto influiscano sui costumi d'un popolo, » PARINI, Lett. al Wilzeck.

'Discorso all'aprimento della cattedra di belle lettere.

« Le opere d'ingegno, che non sono rivolte al comun bene, traggono ogni « loro pregio dalla opinione degli uomini, la quale è sempre mai diversa << secondo i tempi, le persone ed i luoghi... Gioventù, apprendi a pigliar per « guida de' tuoi studii la carità, che è l'amor del vero, l'amor dell'utile, << l'amor del bene 1. »

Il quale alto concetto della poesia egli manifesta in assai luoghi delle sue composizioni. «Io (così in una bella ode) io sarò detto parco tessitore di versi ; << ma certo non toccherò mai corda, ove la turba assorda di sue ciance. Italo <«< cigno amico ai buoni, disdegno il vile maligno volgo3. Al volgo che ingordo << d'applausi viene a cercarmi i versi, io li nego; invano il bel suono della « lode spera da me l'uomo che splende di beata ricchezza: invano di facili << speranze mi lusingano la potenza e l'ombra dei grandi. Nè vile cambio << d'importuni incensi ho aperto, nè so in blandi versi tessere frode al giudizio « volgare. Ma dove splenda il merito, colà vado con libere mani a porre un << serto di fiori immortali. E se sul cammino dei buoni mi compare innanzi << un'alma ornata de' proprii suoi doni, porgendo accorto e saggio la lode, << rendo al valore debito omaggio di versi . Godo il dolce orgoglio d'avere «< colle arti divine vôlto un egregio alunno al decente, al gentile, al raro, al <«< bello; persuaso che vera fama è quella dell'uomo che, dopo l'ultimo « giorno, qui lascia di sè lungo desiderio. Nè i miei meditati lavori cerche<«< ranno applauso fra il petulante cicaleccio delle mense, ove ciascuno fa sua <«< ragione delle grida, ove solo può vincere il tumulto o lubrica arte di procace << satiro, o chi gonfia inezie conte di verso audace. La Musa ama orecchio << pacato e mente arguta e cuor gentile : e la mia calda fantasia va, per sen<< tiero negletto, sempre in traccia dell' utile, tenendosi felice allorquando può « unire l'utilità al pregio di canto lusinghevole. Tra la quiete campestre, invi<«<diato, sempre con un viso toccando la cetra, io non iscuoterò nobili fila «< d'oro, studio d'illustre fabbro, ma semplici e care alla natura: la virtù ed <«< il merito daranno legge al mio suono 1o. La lusinghevole armonia del mio «< plettro, molcendo il duro sasso dell' umana mente, la invita verso il buono, << nè mai con dannosa lode bestemmiò o il falso in trono o la viltà potente". << Verità, solo mio nume, nuda accogli me nudo 2; me che, non nato a per<< cuotere le dure porte illustri, scenderò nudo ma libero sotterra, senza aver << mai dal secolo venditore mercato onor nè ricchezza con frode e con « viltà 13. »>

'Orazione sulla Carità. — « L'uomo dei sensi.... donde attingerà le ispirazioni che devono sollevarlo alla sfera delle idee più feconde? come potrà creare, se non sa ammirare le arti belle? quale scienza di umane cose per colui che non sa amare? Il cielo gli sta chiuso, aperta soltanto la terra, ma come un sepolcro, » DE GERANDO, il Perfezionamento morale.

2 La Gratitudine.

3 La Musa.

La Laurea.

5 La Gratitudine.

• La Laurea.

Alla Musa.

La Vita Rustica.

La Recita dei Versi.

19 La Salubrità dell' aria.

"L'Innesto.

1 L'Impostura.

13 La Vita Rustica.-Certi verseggiatori antichi e moderni noi sfidiamo i lodatori a sottoporli alla prova che noi andiam facendo col Parini, ridurli cioè in prosa. Allora si parrà veramente quel che vagliano: molte stelle si conosceranno fuochi fatui.

QUI SI PARLA DEL BELLO MORALE DELLE POESIE DI PARINI.

Ma più che di quanto egli disse, ne sarà chiaro da quel che fece siccome il Parini, fedele all'alta missione di bandir con persuasione ai contemporanei gli oracoli del tempo, contemplasse nel popolo tra cui viveva gli abusi radicati e le possibili virtù, e desse opera a riformar quelli, ad insinuare l'utile vero di queste, per condurre il suo paese ad effettuare le condizioni di una colta e soddisfacente convivenza.

Tacito seme d'orribile malattia cova tra le membra de' bambini che poi con fanesta furia destandosi, recide all' uomo la lunga speranza del vivere o il dono della bellezza, dono solamente vilipeso da chi non ne venne fortunato. Quand' ecco l'arte, eleggendo a tempo quel che è men tristo del regnante veleno, e facendosi volontaria incontro al male ne' primordii, lo sfida, e costringendolo ad usar le armi, che ottuse gli pone fra le mani, salva la cara speme e il frutto de' santi abbracciamenti. Ma il giudizio molesto della falsa ragione alzasi a contrastare e deridere il favoloso innesto: e l'Europa che pronta accolse dalla terra di Colombo gl' infausti doni, per cui dal fonte stesso della vita attinse spasimi e vergogna, ora vedeva la tenerezza delle madri, le tesi de' teologanti, i paralogismi de' filosofi insorgere contro i meditati consigli. Il poeta della civiltà intuona un inno, e dipingendo la tanta prole d' uomini condensata nelle tombe, e le strida condotte dai tugurii alla reggia, e il palpitare dei sani e il gemere de' mal guariti, incora i propagatori di quel gran trovato, e predice l'ora quando tanta parte di nepoti salvati coltiverà i campi nostri; avvampando d' industria in pace e di coraggio nella guerra, desterà il languore d' imene, ora infecondo; quando la crescente bellezza coronerà la fronte di chi primo osò affrontare le risa dell' uomo, di questo folle mortale, che ora abusa della natura contro la ragione, ora della ragione contro la natura '.

Sentitelo poi esecrare chi primo per vile guadagno espose la bella città d' Insubria ai miasmi che esalano dalle acque tratte a marcirle sui prati intorno: sentitelo svegliare la legge che dorme sull' inerzia privata, nè osserva il fimo fermentare appiè degli alti palagi : e dai lari plebei versarsi dalle crete spregiate fracido umore e corrotti avanzi di vita starsi abbandonati sulle vie : e latrine vaganti infestare nella sera la desta città 2.

Entriamo con lui in queste prigioni, fra lamenti e stridor di catene ed ingegnosi strumenti di pene atroci. O giudici, sospendete il colpo se costoro posero o per forza o per arte le mani rapaci nell' avere altrui, colpa è del bisogno: ne la legge può a dritto punirli finchè non sia sicura d'avere, quanto fu in lei, rimessa la causa del loro peccato. Contro il bisogno adunque dirigete la pubblica vendetta, e dando oro e soccorso, generosi insegnate come senza le pene si possa prevenire il delitto *.

Alla quale dottrina consentaneo, allorchè nel reggimento repubblicano sedeva nel municipio, gridava: « Colla persecuzione e colla violenza non si vin« cono gli animi, nè libertà s' ottiene colla licenza e coi delitti. Il popolo vi << si conduce col pane e col buon consiglio, non si deve urtarlo ne' suoi pregiu

L'anesto del Vaiuolo.

La Salubrità dell' aria.

Da recenti tavole statistiche d'altri paesi (lo nostre non si pubblicano) risulta, che, di 100 delitti, gli 80 sono cagionati da mancanza di sussistenza.

• Il Bisogno.

« dizii, ma vincerlo per sè stesso coll'istruzione e coll' esempio, meglio che << colle leggi. »

Ora tra gran folla di gente ti mena agli altari della venerabile Impostura, gran maestra agli uomini che agognano di montar sublimi, e che insegna al paltoniero a fingere per le vie i lai con flebile eloquenza, ed ai re nasconde le vergogne della nuda umanità. Ella usurpa al merito i diritti, alla virtù la mercede, per darli a chi, ferace di fole opportune, con pieghevoli parole, con torto collo ed incrollabile fronte, con una stilla pronta sempre sulle aride luci, può sfrondare ogni giglio, può cogliere larghi frutti dai pianti de' clienti e de' pupilli'.

Pari sentimento del bene gli fa censurare ora le turbe nemiche d'ignoranti cultori delle leggi, che ingombrano di spine e bronchi quegli studii già dettati con aureo stile sincero: ora chi esagera ne' miglioramenti possibili3: ora i pessimi metodi dell' insegnamento nelle scuole,

Ove l'arti migliori e le scienze,

Cangiate in mostri e in vane orride larve,

Fan le capaci volte eccheggiar sempre

Di puerili strida‘;

ora ai cittadini marcenti fra il lusso, l'avidità, la pigrizia, contrappone i rubicondi volti e i baldanzosi fianchi delle forosette, e i membri de' villani non mai stanchi dietro il pane crescente ".

Maledetto poi, maledetto il mortale che, mentre il diletto siede fra le placide ale della natura, va a comprarlo a sì caro prezzo : talchè per crescerlo all' ozioso udito de' grandi, si veggono perfino i padri mutilare la prole, rapendo colle membra sue il viver ai futuri nepoti. Ah! quel disumano padre non gusterà no i tesori ond' egli si finge beato; poichè il tradito figlio, reso adulto mentre cantera fastoso allato ai re, torcerà dispettoso il ciglie dal carnefice suo, e lo lascerà mendicare solo e canuto.

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È notissimo che il Parini una volta per bizzarria scrisse nella sua Gazzetta come il papa avesse proi

bito a Roma i castroni.

La Musica. Non è da tacere che al tempo del Parini i cantatori e le cantatrici chiamavansi Virtuosi e Virtuose. Vedete stravolgimento di parole e d'idee! Onde il buon Passeroni gridava nel Cicerone, c. 12: Virtuosi saran dunque i cantanti,

Virtuose saran le cantatrici ?

Quali saranno dunque gl'ignoranti

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