Sayfadaki görseller
PDF
ePub

che tali poeti procacciarono ingentilendo, come si vuol dire, i costumi dello stolido e scapestrato medio evo. Noi compiangeremo che le lettere, e la poesia specialmente, si separassero dalla civiltà.

Nel quale divorzio duravano miseramente allor quando comparve Giuseppe Parini. Erano, è vero, cessati i delirii dello sguaiato secento, quando gl'ingegni, impediti di pensare, volsero tutto l'acume a quella foga di concetti e di metafore, che per un secolo insozzò il nostro paese: ma la scuola sostituita a quella non drizzava gran fatto al meglio. Perocchè sdegnando la semplicità de primi maestri, e facendo eco alle villanie onde il Bettinelli erasi studiato lordare di fango lo splendido manto dell' Alighieri, aveano tolto a prodigare. parole e frasi; affettare una sciagurata facilità, procurare ai versi, non il nerbo vero delle immagini, ma l'artificiale delle figure, dei tropi, delle ampolle 1: anche ne' migliori, supremo della bellezza reputavasi una parassita eleganza; quasi unico campo della poesia il frivolo; perpetuamente diviso il bello dal vero: del resto un timido sgomento della bassezza delle parole2; circonlocuzioni lambiccate e slombate leziosità: descrizioni triviali e indecorose: volgarità Anzi, qual suole

[blocks in formation]

1

Quest è il comune scoglio ove urtano coloro i quali, troppo scrupolosamente scrivendo, non pen

sano, che, per quanto aspra e volgare sia una voce, s' ingentilisce e nobile diventa per l'altezza del suo significato, PARIN1, contro il Bandiera,

[ocr errors]

̧1ll Bettinelli, descrivendo un' eruzione del Vesuvio, si ferma sui topi che snidano. Il Rezzonico comincia un poema sul Sistema de' cieli dall' abil coppiero che agita e mesce

[blocks in formation]

d'idee, lingua trasandata e bizzarra, fuoco mendicato, monotona armonia rintronante, spirito d'imitazione servile, inanimata. Sono poesie di occasione', sono facili ed uniformi visioni, sono vesti numeriche addossate a qualche astrusa dottrina per farne un non so che, scarso pel dotto, inutile per l'ignorante sono uniformi amori non sentiti, e sdulcinate ammirazioni di sognate Amarillidi; sono inavvivate descrizioni d' un' Arcadia, ove ognuno aveva un nome e sognava un podere sono strali nomisempiternanti imposti all'arco tebano amore, voluttà, adulazione, ecco i perpetui soggetti di quei poeti, simili ai fanciulli, pronti a garrire, incapaci di generare, doviziosi soltanto d'una boria sfolgorata, che pascevasi degli applausi alternamente ricambiati 2. Ma ogni spirito generoso manca a quell'eunuca poesia, pari al gorgheggio d'una cantatrice tutta voci di testa, non mai di petto; non mai un nobile carme che tenda a corroborare gli animi contro la fiacchezza, fonte più comune dei peccati, che parli alto le utili verità, che discopra il cuore dell'uomo qual è veramente, che racchiuda un sospiro quale brama il Tevere e l' Arno e il Po, che riveli il silenzio irrequieto della speranza.

Poeti, storici, oratori, che formano la letteratura d'una nazione, non possono empirla di vera e maschia eloquenza se non derivandola dalla pienezza del cuore, dalla dovizia della fantasia, dalla forza del raziocinio, dalla convinzione della verità. Mancando le quali, davano del pari in un floscio e fatuo comporre poeti, storici ed oratori. Il Parini in una sua lettera al conte di Wilzeck scrivea: «Senza far torto a quegli individui, che per solo impeto del loro << talento si aprono una strada fra le tenebre, Vossignoria Illustr. ben vede << quanto si le pubbliche, come le private scritture manchino (in Milano) per lo «< più di ordine, di precisione, di chiarezza, di dignità. Gli avvocati, general<< mente parlando, non hanno idea del buono scrivere, non dico già di quello <«< che si riferisce semplicemente alla gramatica ed allo stile che pure è molto «< importante, ma di quello che ha rapporto alle convenienze degli affari e << delle persone, cosa che dovrebbe essere tutta propria di loro. I predicatori, < per lasciar da parte tutto il resto di cui mancano, sono generalmente privi

Che vestizioni? che professioni?..

Possibil che dottor non s'incoroni,
Non si faccia una monaca od un frate
Senza i sonetti, senza le canzoni? . . .
E dalle, e dalle, e dalle, e dalle, e dalle
Con questi cavolacci riscaldati.
PARINI, Sonetti".

Certi versi che sono, sto per dire,
Un ammasso di gravide parole
Che sovente si stentano a capire
La dotta Italia più sentir non vuole.
E più non vuol sentir belar l'agnelle
Ch' anche troppo belarono fra noi,
Nè vuol sentir parlar di pecorelle,
Ne d'ovil, nè di capre, nè di buoi,
Nè sentir sospirar le pastorelle, ecc.

PASSERONI, il Cicerone, c. 22.

* Bettinelli, Frugoni, Algarotti stamparono certe loro sguaiate miserie intitolandole Versi di Tre eccellenti Autori. Il Mazza si fece scolpire in una medaglia col rovescio iscritto Homero viventi. I titoli di immortale, divino e somiglianti se li prodigavano un l'altro fin nelle lettere familiari.

«Cotesti modernacci maledetti scrivono come se tutta Italia fosse una galera, e tutti i suoi abitanti tanti vilissimi schiavi. » BARETTI, Lett, ined.

• Badi il Lettore che noi diam solo una scelta delle opere poetiche del Parini, e non gli paia strano se non wi trova alcune di quelle citate dal Cantù. (L'Editore.)

« della prima facoltà, cioè di farsi sentire con piacere, e ciò più per difetto

[ocr errors]

d'abilità in loro, che di pietà ne' cittadini. Che dirò io a V. S. Ill. di tanti « giovani sonettanti, che infestano il nostro paese, persuasi di essere qual << cosa d'importante; che dietro a questa vanità, estremamente nociva alle « famiglie e allo Stato, perdono i talenti che dovrebbero esser meglio impie@gati? Non vi ha pur uno fra questi che sappia cantar degnamente le lodi € della virtù e del suo principe; pur uno che sia capace di contribuire una « commedia od una tragedia al teatro; pur uno che faccia una cosa degna della ⚫ delicatezza e della eleganza del nostro secolo. » Per questo il Parini intendeva che lo studio dell' eloquenza non dovesse solo occuparsi de' vocaboli, de tropi, dello stile, delle parti e de' generi dell' orazione, ma associarsi alla filosofia, alla logica, alla metafisica, alla morale; esaminar le idee accoppiate ai vocaboli per usarne con proprietà; occuparsi delle opere di gusto e d'immaginazione; richiamar le menti a fini più utili e nobili, e condurle sulle vie del buon gusto. Cercando poi le cagioni di tanto scadimento dell'eloquenza, la trovava egli nell' essere ridotte le scuole sotto la direzione de' claustrali. « Essi (è Parini che parla) non hanno mai insegnato, nè insegnano la « buona eloquenza, anzi non ne insegnano punto perchè non ne hanno essi me<desimi convenevole idea, perchè, anche avendola, essi hanno interesse di non « insegnar rettamente... Il carattere dominante delle scuole, la tenacità delle « opinioni, la insistenza sopra la nuda materialità dei precetti, la ignoranza << della filosofia, sono le principali cagioni per cui i frati non conoscono la « buona elequenza 2. » Tant' erano ai tempi del Parini scaduti coloro, che pur ci aveano conservato coi classici il buon gusto.

Però nel mentre i più trascinavansi terra terra dietro lo spirito del secolo per ottenere la fama di un momento, altri erano che, comprendendo quanto sia bello il trovarsi con pochi innanzi ai contemporanei, aveano guardato fuor dai confini d'Italia, ed avvisato come, durante l' infelicissimo sonno di questa, le altre nazioni l'avessero soppravvanzata, dirigendo l'industria ed il sapere all' utile comune. Diedero perciò opera a levare la patria al livello delle emule, per quanto i tempi consentivano. Nel vedere i quali sforzi, sorge in cuore una compiacenza, e ci si salda la fiducia nel meglio anche quando sembra più disperato. Avvegnachè per abbattere l'Italia si volle una congiura di quanto di più disgraziato incontrar può ad un paese: guerre micidiali, replicate invasioni di stranieri, fami, contagi, e, quasi peggior di tutto, un riposo di morte universale, sistematico, regolare. Eppure il genio italiano, se fu sopito, non però fu spento: sicchè appena rallentarono gli ostacoli, quantunque niuna cosa fosse migliorata, nessun impulso fosse dato, pure colle proprie forze e coll' emulazione, tornò a sorgere, a pensare, a ragionare, ad operare.

La letteratura di nuovo esercitò allora influenza sull'essere civile, e reciprocamente ne senti l'influenza. Dagl' inoperosi gabinetti, ove assorti in astruse speculazioni, tutta lasciando ai dominatori la cura de' cambiamenti, non curavano di ridurre in accordo le istituzioni colle opinioni, i filosofi cominciarono ad avvicinarsi alle materie che più dappresso toccano l'uomo, a guardar il popolo e le relazioni fra i cittadini e il principe, e de' cittadini fra loro e le veglie de' saggi fruttarono pe' sociali interessi3. Anche i poeti da quel favoloso

'Lettera al Wilzeck.

'Delle cagioni del presente decadimento delle belle lettere ed arti in Italia, I claustrali cessarono; l' elo

quenza venne?

› Genovesi, Verri, Beccaria, Filangeri, Carli, d' Arco, ecc. Il Baretti nella Frusta letteraria riflette che, nel 1764, invece di sonetti, egloghe, ecc., uscirono in folla dissertazioni, trattati sulle arti, sulle monete, ecc., benchè soggiunga quasi tutti molto bislacchi.

Parnaso, dove sedendo in un aere artificiato, respingeano la verità della vita abituale per fingersi quella de' Greci e dei Romani, obbliavano la natura per seguitare un ideale capriccioso, i poeti anch'essi s'affacciarono alle realtà cittadine, conobbero che c'era a far meglio che non intarsiare pensieri altrui in altrui frasi. Che se guardiamo i migliori del secolo passato, troveremo in essi una pendenza a rinnovellarsi, ma al tempo stesso ci sarà chiaro come non avessero ben determinato il fine della letteratura, nè conosciuti i mezzi d' arrivarvi. Il rimbombante Cesarotti, l'ingenuo Bertola, il dantesco Varano, il grazioso Pignotti, anche il Frugoni, sebbene corifeo di pessima rima, sebbene per lo più poeta della buona compagnia, pure sentirono l'impulso del secolo, e se anche non lo aiutarono, nè lo seguirono coll' ostinata perseveranza che nasce della persuasione, è però da sapere lor grado perchè, educando la poesia ai sentimenti onesti, le aprissero la via ai generosi. Giambattista Casti, negli Animali Parlanti, addobbò di versi le politiche dottrine ma oltrecchè annoia di sua natura un apologo sì lungo, di rado sostenuto dai vezzi dello stile, non porrò mai tra i fautori della civiltà quel Fauno procace, che prostitui sozzamente l'ingegno a trascinare al peggio la già troppo proclive umana natura. Goldoni riformava il teatro ma egli copiava un piccolo mondo, un mondo differente dalla restante Italia scriveva in una città dove la scostumatezza era sistema, ogni libertà impedita dai piombi e dall' inquisizione di Stato; sicchè fu da una parte costretto a non mostrar di vedere i pubblici difetti, nè insinuare certe maschie virtù; dall' altra toccò i vizii così, che fu piuttosto un penelleggiarli al vero, che un farli abborrire. Metastasio, l'autore del Temistocle e del Catone, aveva anima capace di sentire e d'esprimere i sentimenti più generosi; ma l'opera in musica era stata inventata ne' primordii del servaggio italico per blandire i signorotti e giustificarne la voluttuosa mollezza, e per fare che i popoli nè ricordassero, nè desiderassero. Metastasio non seppe, o non ardì volgerla a nuova strada, e quindi si stemprò in adulazioni ai Titi ed alle Semiramidi d'allora sposò l'eroismo, la gloria, la virtù ad un viluppo d'amori senza fisonomia di paese o di età, a tutte le blandizie della vita; subordinando l'arte allo squisito senso musicale, sdulcinò la lingua divenne il poeta del cuore, il poeta delle donne; ma la patria dee sapergli mal grado di avere con si illustre esempio confermato il teatro musicale nella dannosa consuetudine di snervare e spensierare gli Italiani.

Sorvolavano di gran tratto agli altri poeti Gian Carlo Passeroni e Gaspare Gozzi-Vittorio Alfieri non aveva ancora stampato quelle sue orme di gigante. Passeroni, con un' anima tutta candore, tutta semplicità, narrando la Vita di Cicerone, si fece strada a pungere i rei e far migliori i tempi3: poema che gli acquistò fuori una fama più grande che non in patria, e suggerì all' arguto Sterne il racconto del Tristram Shandy. Ivi il confidente abbandono delle immagini e dello stile, fino al sublime della naturalezza, t' incatena al poeta, il quale censura i mali vezzi del secolo, ma senza fiele; chè non n' avea quel soave sacerdote. Però quel suo fare oltre misura prolisso, quella floscia facilità che fa ricordare lo sfacciato giuoco degl' improvvisatori, tante cose insipide e

די

[blocks in formation]

randi poeti del secolo passato, Goldoni, Gozzi, Passeroni, Parini, Alfieri appartengono all'Italia superiore. Fenomeno degno di meditazione.

PARINI, la Recita dei versi.

sfiancate, fanno cascare il libro di mano mentre l'amor proprio s' adombra a quel diretto moralizzare, a quelle prediche poco diverse dalle tante che dai pulpiti suonano negli orecchi senza toccare l'anima, appunto perchè troppo si tengono sull' universale.

Vero poeta era nato Gaspare Gozzi, ed inteso dei fini della poesia: ma troppo amari casi lo costrinsero a vendere stilla a stilla un ingegno singolare, e mercarsi di per dì il pane collo scrivere su quello che i librai gli allogavano' : simile alla rondine che, quantunque donata di forti ale, non può spaziare per l'aria se i pulcini a becco aperto le richiedono cibo. Il vivere poi in una repubblica sospettosa più che le più sospettose tirannie, lo obbligò a restringere in piccola cornice i quadri dei suoi Sermoni, l'opera di lui più squisita, e la sola di quel secolo che metter si possa a riscontro del Parini.

QUALE CONCETTO AVESSE IL PARINI DELLA POESIA.

Il qual Parini a me pare sovrattutto lodabile in questo, che (se ne eccettui alcune inezie dettate o per compiacenza o per rilassamento d'animo, e che un insensato consiglio rivelò al pubblico) mirò perpetuamente e con coscienza alla sociale edificazione. Perseveranza nella quale ravvisiamo davvero l'uomo : perocchè, siccome non lodiamo nel vivere civile i caratteri indecisi, che, direbbe Machiavello, pigliano certe vie di mezzo, e non sanno essere nè tutti buoni, nè tutti cattivi, onde procedono tra un po' di bene e un po' di male senza corrispondere ad un destino, ad una degna vocazione, così nella vita letteraria vorremmo vedere tutto di concerto collocato sotto un insieme, diretto ad uno scioglimento.

Ciò brameremmo fosse altamente predicato ai giovani quando entrano primamente il sentiero delle lettere badino a che scrivono considerino i loro principii veggano se mai secondassero la moda, le influenze del potere o dell' opinione, piuttosto che gli eterni oracoli della verità: si fingano cangiati intorno a sè gli uomini e i tempi, e librino bene con quanto animo sosterrebbero i mutamenti e se, quando alcuno ai loro nuovi dettati raffrontasse gli antichi, otterrebbero lode di coraggiosa uniformità, o vitupero di inconsiderata leggerezza e di fiacca piacenteria.

Chi dice che l'estro basta a far un poeta, nè tale poter divenire chi non sia largamente donato di quello, ha contro di sè la sentenza del Baretti, che scriveva essere la poesia un'arte che richiede fatica e giudizio anzi che estro2,

[blocks in formation]
« ÖncekiDevam »