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male ausa luendo, laqueo se suspendit. Vere matrem viperea feritate dilaniare contendit, dum contra Romam cornua rebellionis exacuit, quae ad imaginem suam atque similitudinem fecit illam. Vere fumos, evaporante sanie, vitiantes exhalat, et inde vicinae pecudes et insciae contabescunt, dum falsis illiciendo blanditiis et figmentis aggregat sibi finitimos et infatuat aggregatos. Vere in paternos ardet ipsa concubitus, dum improba procacitate conatur summi Pontificis, qui pater est patrum, adversum te violare assensum. Vere «Dei ordinationi resistit »>, propriae voluntatis idolum venerando, dum regem aspernata legitimum non erubescit insana regi non suo iura non sua pro male agendi potestate pacisci. Sed attendat ad laqueum mulier furiata quo se innectit. Nam saepe quis in reprobum sensum traditur, ut traditus faciat ea quae non conveniunt ; quae quamvis iniusta sint opera, iusta tamen supplicia esse noscuntur.

Eia itaque, rumpe moras, proles altera Isai, sume tibi fiduciam de oculis Domini Dei Sabaoth coram quo

da pazza alla guerra e infine pagando il fio del suo folle ardimento, s'impiccò. Veramente ella tenta di dilaniare con crudeltà viperina il materno seno, mentre appunta le corna della ribellione contro Roma, che a sua immagine e somiglianza la fondò. Veramente, mentre soffia fuori il suo veleno, esala vapori, pestilenziali, per cui s'ammorba il prossimo gregge inconsapevole, quando allettando i vicini con false blandizie a sé li attrae e, attrattili, toglie loro il senno. Veramente essa pure arde degli amplessi del padre, mentre, procacemente proterva, si sforza di guastare contro di te l'accordo del sommo Pontefice, ch'è

il padre dei padri. Veramente ripugna al precetto di Dio, e venera l'idolo del proprio capriccio, quando, sprezzante del suo legittimo re, non arrossisce la demente di patteggiare con un re non suo, diritti non suoi, per averne licenza al mal fare. Ma badi la folle dove si va a impiccare! Poiché spesso accade ch'uno sia abbandonato al suo sentimento perverso, perché compia liberamente azioni dissennate: le quali per sé offendono la giustizia, ma si riconosce che sono giuste punizioni.

Su dunque, tronca gl'indugi, o nuova prole di Iesse, prendi fidu. cia dagli occhi del Signore Iddio

agis, et Goliam hunc in funda sapientiae tuae atque in lapide virium tuarum prosterne ; quoniam in eius occasu nox et umbra timoris castra Philistinorum operiet: fugient Philistaei et liberabitur Israel. Tunc hereditas nostra, quam sine intermissione deflemus ablatam, nobis erit in integrum restituta; ac quemadmodum, sacrosanctae Ierusalem memores, exules in Babylone gemiscimus, ita tunc cives et respirantes in pace, confusionis miserias in gaudio recolemas.

Scriptum in Tuscia sub fonte Sarni XV Kalendas Maias, divi Henrici faustissimi cursus ad Italiam anno primo.

degli eserciti, in faccia al quale tu operi ; e prosterna questo Golia con la fionda della tua sapienza, e con la pietra della tua forza, perché alla caduta di lui la notte coprirà i campi dei Filistei con l'ombra dello sgomento; fuggiranno i Filistei e. Israele sarà liberato. Allora il nostro retaggio, che senza posa piangiamo a noi tolto, ci verrà restituito intero; e come ora, me

mori della sacrosanta Gerusalemme, piangiamo esuli in Babilonia, così allora, restituiti alla città e alla pace, ricorderemo nel giubilo le miserie della confusione.

Scritto in Toscana sotto la fonte dell'Arno il 16 di aprile, anno primo del faustissimo passaggio in Italia del divo Enrico.

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NOTA AL TESTO

DELLA VITA NUOVA.

1. Devo giustificare il corsivo delle divisioni, che certamente non fu nell'intenzione di D. di distinguere dal resto, come provano le particolari compenetrazioni e il fatto generale che ad esse è assegnata una propria funzione costitutiva del libretto, dove, dal transito in poi, son preposte ai versi invece di seguire, affinché questi apparissero più vedovi. Mi sono permesso questo arbitrio, di cui si ha esempio già nel '300 (il Boccaccio le trascrisse a margine), perché in un'edizione commen. tata, il contenuto di dette divisioni è ricompreso e ampliato nelle note, sicché il loro vero scopo viene a mancare; e il corsivo è un mezzo assai innocuo di avvertire il lettore di ciò e che non cerchi alcun moto lirico in quei tratti che, per sé, hanno natura e intendimenti didattici.

2. Ho distinto i sonetti in quartine e terzine, come nel postro uso secolare. Ma con ciò non ho inteso di negare che D. concepisse ancora questa forma metrica come una stanza bipartita in fronte (otto versi) e .sirima (sei versi).

3. Il testo è quello definito con tanta maestria da Michele Barbi (edito dalla Società dantesca italiana, 1907, e ora anche nel volume Le opere di Dante, 1921). Ma, per la grafia, ho adottato generalmente la doppia nei casi come assemplare, avvenire ecc., ne' quali la doppia sta a rappresentare l'assimilazione della consonante del prefisso. Difatti resta dubbio che. in questi casi la scempia, troppo più generale nei mss., rappresenti fedelmente la pronuncia. Ho rinunciato alle singolarità di etterno, faccendo, oppinione, proccuriamo e simili, pure pel

dubbio che siano soltanto grafiche. Ad ogni modo di questi dubbi che, a non esagerare, non hanno riflesso sull'arte e soltanto riguardano la scienza, intendo che il lettore sia qui informato ch'esistono.

4. La base interpretativa, ch'è costituita dalla interpunzione, è generalmente quella del Barbi': segno che consento io con lui come tutti. Il lettore, che troverà qui elencate le differenze di qualche entità, potrà, se voglia, confrontare, e scegliere qual più gli piaccia. La soppressione della suddivisione dei paragr. è dovuta ad alcune poche disformità e al fatto ch'essa non recava un utile evidente al mio scopo.

Paragr. I: il B. mette il punto dopo Incipit vita nova; io ne faccio tutto un periodo, per dar rilievo al concetto che la narrazione comincia dal primo principio dell'amore, che quasi coincide col primo ricordo.

III, 4 metto la virgola tra sanguigno leggeramente, perché riferisco l'avverbio non al colore, ma al modo col quale Beatr. era involta nel drappo (cfr. p. 9, n. 2).

ib., 14: A questo sonetto..., e disse allora.... E questo fue.... La diversa distribuzione ch'io faccio dei periodi riunisce a sé la narrazione generale delle ricevute risposte, e a sé la narrazione particolare del caso di Guido (cfr. p. 12).

IV, 1-2: ....de la mia vista, e molti.... Ed io accorgendomi.... La mia interpunzione stacca gli amici pietosi dalla gente invidiosa (cfr. p. 14, n. 1).

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V, 1 : ....la mia beatitudine: e nel mezzo.... Ho accentuato col punto il distacco tra le due narrazioni (cfr. p. 15).

VII, 5-6: dottanza. Sì che....

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solo (cfr. p. 18).

Preferisco un periodo

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La virgola

VIII, 5 ....in gentil donna sovra de l'onore. che introduco fra donna sovra intendo che giovi alla interpretazione di cui a p. 20, n. 1. Così adotto (ib., 6) E' riguardava, invece di e riguardava, per un fine di efficacia rappresentativa.

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