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crime e invoca la misericordia della Vergine, signora della cortesia, e prega Amore che lo assista, in premio della sua fedeltà. Ed ecco che Amore gli appare vestito di vestimenta bianchissime a dimostrazione d'innocenza, e lo incuora chiamandolo figlio, e gli dice ch'è il momento d'abbandonare le suggerite simulazioni. Piange anche lui, Amore; ma perché Dante gli domanda la ragione, egli lo richiama sotto velo alla realtà umana del dolore, che non è delle idee sempiterne; e umanamente lo esorta a procacciare quel che gli sia utile. Comporrà una ballata e la farà adornare di soave armonia; in essa dirà la forza che Amore ha in lui, dai nove anni, e mai non s'è smagata. E Beatrice che per lunga consuetudine conosce alquanto il segreto del poeta, qual'esso è veramente, comprenderà le parole degl'ingannati. Esso stesso, Amore, sarà nei versi, e farà testimonianza.

Ma l'amorosa e melodiosa ballata non sortì alcun effetto. N'è segno certo l'incupirsi del dolore del poeta, il quale ora ha appreso a guardare in faccia la sua passione. Un pensiero gli dice che buona è la signora d'Amore, che solleva i suoi fedeli da tutte le cose vili; ma un altro gli risponde che non è buona, perché, quanto più uno è fedele, tanto più gravi e dolorosi punti gli conviene passare. Pure un altro gli replica ch'è impossibile che Amore non sia dolce, tanto è dolce il suo nome; e un altro gli suggerisce: «La donna per cui Amore ti stringe così, non è come l'altre donne, che

leggeramente si muova dal suo cuore ». Momentanea ribellione, anzi tentazione, che non toglie al poeta d'invocare ancora la pietà, pur disperandone.

Or avvenne che molte donne gentili fossero adunate per far lieta di loro presenza e di loro bellezza una festa di nozze ; e un amico di Dante vel condusse, perché così leggiadre donne fossero servite da degni cavalierì. A un certo momento il poeta scorge tra le festeggianti la sua Beatrice che non si aspettava di trovar lì, e si trasfigura e quasi cadrebbe, se non si reggesse alla parete; e le donne che lo scorgono così sconvolto e fuori di sentimento, si burlano di lui con Beatrice che partecipa, o pare, anch'essa al dileggio. L'amico preoccupato lo conduce fuori, e Dante alla sua sorpresa in buona fede risponde di aver tenuto 'li piedi in quella parte de la vita di là da la quale non si puote ire più per intendimento di ritornare'. La mortificazione subìta gli cuoce e questa volta s'adira con la sua donna che gabba con le altre donne sua vista senza un sentimento di pietà ; e in un sonetto la rimprovera. Poi ancora s'intenerisce pel suo amore che analizza insieme col suo dolore, come una cosa sola. E son questi gli ultimi accenti terreni, l'ultima vacillante aspirazione a un segno, a un cenno tangibile di corrispondenza.

Dopo questo sfogo, il poeta vuole imporsi con un atto di volontà di non dir più: sigillare nel cuore la sua passione e tacere. Ma la poesia è incoercibile; e proprio da questo punto

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essa spicca il suo vero volo. Un giorno s'imbatte in un gruppo di donne vivaci e sollazzevoli: molte sanno il suo segreto per avere. assistito alle sue sconfitte; una lo chiama e lo cimenta. « A che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, ché certo lo fine di cotale amore conviene che sia novissimo ». E tutte aspettano con tensione di spirito la risposta. Il poeta, cedendo, non s'oblia: copre ancora una volta del velo che può, e ch'è smagliato ormai, il segreto della persona, e afferma di trovare nel suo amore una beatitudine che non gli potrà venir meno. Le donne adesso si consultano tra di loro; «e sì come talora vedemo cadere l'acqua mischiata di bella neve, così mi parea udire le loro parole uscire mischiate di sospiri ». Poi lo tentano ancora, ma con altro suono : «Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine »; e il poeta risponde semplicemente, e, a parer suo, compiutamente: «In quelle parole che lodano la donna mia». A questa risposta, colei che parla per tutte replica con impeto ch'è certezza di giudizio e par si protenda a protezione di quel fedele d'Amore: non è vero, le tue rime non dicono questo; tu, o poeta, soffri.

Dante si vergogna che per semplice intuito quelle donne gli abbiano letto così in fondo all'animo. Ora si duole d'aver rivolto parole quasi aspre a Beatrice; si duole di non aver saputo contenere il suo dispetto e il suo ram- ·

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marichìo. Se ama la sua donna per le virtù che Pesaltano, ebbene, delle virtù di lei sia d'ora innanzi il discorso; s'è beato di contemplarla, i suoi versi dicano dunque questa beatitudine. Il vero è che l'uomo ha potuto rinunciare fino al dolcissimo saluto, ma il poeta non rinuncia alla sua ispirazione; e l'uomo e il poeta devono conciliarsi trovando un'unica apertissima via in questa più alta idealizzazione del sentimento.

S'è dischiuso un nuovo orizzonte. Il poeta che così spesso aveva trovato nella camera delle lacrime, ora intona « Donne ch'avete intelletto d'amore » lungo un rivo chiaro molto : ed è la lingua che parla quasi per se stessa mossa a celebrare le lodi di madonna in cielo, dove gli angeli la desiderano, e in terra, dov'è paragone della virtù e della bellezza.

il

lui

La nuova canzone, divulgandosi, suscita di

speranze oltre che degne. Per l'esortazione d'un amico, formula in un sonetto la sua dottrina sulla natura d'amore, ch'è una stessa cosa col cor gentile, sì che l'uno non può esistere senza l'altro, come non v'ha anima razionale senza la ragione. Li fa la natura quand'essa è meglio disposta, Amore per signore e il cuore per sua dimora, nella quale si posa più e meno a seconda degli individui. Poi, alla sua stagione (ma pel poeta sin « dalla circulazion del sol sya nona »), comparisce una donna virtuosa e bella, che piace tanto agli occhi da far nascere di questo piacere un vivace desiderio nel cuore ; il quale talvolta dura tanto sin che

Amore si desta. - Poi subito allarga il giudizio e la visione dei beneficî di amore e gentilezza dagli amanti a tutti gli esseri cui natura serbò nel fondo qualcosa di quei nobilissimi sentimenti, per mezzo di un successivo sonetto nello stile della lode. In esso Beatrice è immaginata per le vie degli uomini, come gli uomini sono, grossi e impuri. Essa passa con negli occhi Amore e se ne ingentilisce quanto mira; tutti si volgono a lei; sussulta il cuore a chi conceda il saluto, e china a terra il viso impallidito e sospira della sua impari virtù. Dolcezza e umiltà riempiono l'animo di chi la senta parlare, sicché è una gara di vederla e d'udirla. Se poi sorride un poco, è tal miracolo mai veduto e sì nobile, che lingua umana non può ridirlo, né la memoria può rinnovarlo.

Qui una pausa a questo volo, che troppo non poteva durare. Si ritorna agli episodî. Il primo è la morte del padre di Beatrice e il dolore della figlia. Il poeta che aveva cantata la sua donna piangente sul corpo morto di un'amica, questa volta rappresenta il dolore di lei per scorci, con un dialogo in due sonetti tra sé e le donne ch'escono dai funerali. Segue una canzone d'ampio moto, inspirata a una paurosa visione di morte della Beatrice, quando il poeta lui stesso ha corso rischio di morire per grave e penosa malattia. E un episodio è pure il sonetto, che illumina d'improvvisa giocondità l'operetta dopo tanta mestizia, nel quale passano dinanzi a lui, in piena letizia d'Amore, Primavera, la donna del Cavalcanti,

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