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DI UN SIMULACRO DEL DIO SEMO SANCUS

ACQUISTATO DA SUA SANTITÀ PAPA LEONE XIII

PEL MUSEO VATICANO

Un nuovo e pregevolissimo acquisto si è fatto di recente nel vasto campo delle antichità figurate, ed è quello della statua marmorea del dio Semo Sancus, rinvenuta casualmente in Roma nell'anno 1879, insieme con la sua base corredata d'iscrizione, e passata di prossimo nel museo vaticano.

Io diedi contezza di questa rilevante scoperta nella prima sessione della pontificia accademia romana di archeologia, tenutasi nell'anno corrente; e narrai, come un tal monumento fosse già comperato, e non tutto ad una volta, dal sig. Filippo Turchi, amante e collettore di antichità: il quale, dopo qualche tempo, avendomi condotto ad osservarlo, fu da me con istanza pregato che lo tenesse in disparte, fintantochè io ne avessi proposto l'acquisto, pel museo vaticano, all'emo sig. cardinale Lorenzo Nina, prefetto dei sacri palazzi apostolici: acquisto che poco stante fu fatto, per sì autorevole intramessa, dalla munificenza di papa Leone XIII '.

Posteriormente a quel primo ragguaglio, comparve nelle periodiche pubblicazioni archeologiche di Roma l'annunzio di così bella scoperta; e tutti gli intelligenti furono di un parere intorno il pregio grandissimo e la rarità singolare del monumento 2.

Io mi lusingo pertanto di far cosa gradevole ai dotti nostri associati, se prendo a divulgare in questi fogli il simulacro novellamente scoperto: tanto più che questo monumento se, da una parte, si appartiene al dominio delle antichità figurate, dall'altra,

1 Vedi Osservatore Romano 25 gennaio 1881 n. 22; e 18 maggio n. 113. 2 Bullett. dell'Ist. di corrisp. archeol. 1881 n. 111, pag. 38; Bullett. della Commiss. archeol. Com. gennaro-marzo 1881 pag. 4 e seg.

FOREIGH (BODLILIER PERIODICALS

interessa eziandio la storia dei primitivi culti de' popoli italici; e come tale si connette assai bene con la natura e lo scopo delle nostre pubblicazioni.

Come spesso interviene a chi compera oggetti di antichità, non venne fatto al sig. Turchi di rintracciare con sicurezza il sito della scoperta sembra tuttavia che il simulacro provenga da luogo adiacente alle pendici del monte Pincio, verso il Quirinale.

Nella tavola annessa a questo scritto noi diamo una riproduzione fotografica della statua, insieme con la sua base, di fronte e di profilo. La base, ornata di scorniciamenti, e fornita di zoccolo e plinto, porta la iscrizione seguente:

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in lettere di forma non troppo buona, ed incise con una certa trascuratezza', massime nella parola bidentalium; la quale inoltre, come finale, doveva cadere nel mezzo, ed è posta invece da una banda, quasi per lasciare il luogo ad altre parole per esempio donum dedit, ovvero restituit le quali dipoi fossero state ommesse nella incisione. I caratteri della prodotta iscrizione sembrano assegnarla alla età degli Antonini, già bene innoltrata. Essa è di marmo greco turchiniccio fasciato; alta m. 1. 13, larga, presso lo zoccolo, m. 0. 63. — Il plinto della medesima ha sul piano una incastra

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1 Questo difetto della incisione è dissimulato nella fotografia, per effetto dell'esservi rimpicciolite le lettere: sicchè, giudicandone da quella riproduzione, si assegnerebbe forse la base ad età men recente di quella che realmente le spetti. Altre

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tura di forma semicircolare, in cui va ad innestarsi una parte corrispondente sotto la pianta della statua. Quando questa vi fu posta sopra, l'incastro venne riempito di calce fresca, la quale poi facendo presa assicurava la stabilità del simulacro.

Questo è di marmo porino, detto comunemente grechetto duro; è alto, compresa la pianta, m. 1. 28; sicchè il monumento ha

due iscrizioni romane abbiamo di questa medesima divinità: una trovata sul declinare del secolo XVI, all'isola tiberina, presso la porta del convento di San Bartolomeo (Corp. Inscr. Lat. VI, 567):

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e questa ora si trova nella galleria lapidaria del museo vaticano, nell'ultimo compartimento a dritta, presso il cancello del museo Chiaramonti. L'altra fu rinvenuta ai tempi del Baronio sul Quirinale, nell'orto de' religiosi annesso alla chiesa di S. Silvestro (Ibid. 568); e questa passò con le cose farnesiane nel museo di Napoli:

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Due altri monumenti si hanno dedicati a Semo Sancus, ma fuori di Roma. Il seguente fu disseppellito del 1853 nel territorio di Marino (Orell. Henzen 6999; Wilmanns Exempla inscript. latin. 2078):

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l'altezza complessiva di m. 2. 41. Per rendere più elevata la situazione della statua, fu data un'altezza non comune al plinto, che sormonta la cornice della base 1.

Il nume, di uno stile arcaico molto raddolcito nella imitazione, vi è rappresentato di età giovanile, diritto, ignudo, in attitudine

Un altro è al museo veronese, dato dal Maffei (Mus. ver. XC, 2) e da altri, e riportato nel VI volume del Corpus, perchè tal marmo sembrò al Mommsen di origine romana (C. I. L., VI, 569):

SANCIO SANCTO
T-AELIS HELIS. DD

Nella parte superiore di questa lapidetta si osserva un residuo di figura intagliata, che al Maffei sembrò una zampa di gatto, ed al Mommsen quella di un Pane. Può ricordarsi inoltre la metrica iscrizione mummiana di Rieti, che ha principio col vocativo Sancte, e ricorda il dono fatto alla divinità de decuma moribus antiqueis (C. I. L., I, 542; cf. Garrucci, Sylloge inscript. latin. aevi rom. reipubl., n. 892): dedicazione che può adattarsi tanto ad Ercole quanto a Sanco, massime trattandosi di monumento sabino. Finalmente, si può allegare anche una iscrizione provegnente dal territorio di Gallicano, per la menzione che vi si fa dei sacerdoti bidentali, che troviamo addetti al culto di Sanco; e pel nome del sacerdote capo di essi, che figura pure nella recata iscrizione dell'isola tiberina. Questo marmo, assai malconcio, fu edito e supplito dal ch. Henzen (Bull. dell'Ist. di C. A. 1856, p. 143; cf. Wilmanns 1. c. n. 1300):

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1 La qualità dei marmi è stata riconosciuta dal sig. Filippo Turchi, molto intendente di questa materia, e possessore di una collezione di saggi degli antichi marmi da decorazione, forse la più ricca che siasi veduta finora. Egli stesso ne ha compilato e divulgato il catalogo (Catalogo della collezione di pietre ornamentali antiche raccolte da Filippo Turchi a tutto l'anno 1871. Roma, tipografia Sinimberghi 1872).

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