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A dir per quella donna in cui errai:

Voi, che, intendendo, il terzo ciel movete;
Andatevene a lei, ec. »

Ora, se le rime filosofiche dell' Alighieri ebbero nascimento da che egli incominciò a scrivere la Canzone Voi, che, intendendo, potremmo noi dire, che questa sia posteriore al 1300, e non piuttosto anteriore? Fino dal 1294 aveva Dante compiti i suoi studi: e poichè egli stesso ci narra che appena ebbe gustate le dolcezze della Filosofia, sciolse la lingua nel parlare delle lodi di quella, vi sarebb'egli mai incoerenza nel sostenere che la nominata Canzone fosse da Dante composta un lustro per lo meno innanzi il suo esilio? Anche Carlo Martello, che la rammenta nel Paradiso, morì nel 1295: e non potea egli averla già veduta e letta vivendo nel mondo ?

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Provata e stabilita la differenza de' tempi, in che furono i diversi Trattati del Convito composti, hassi una via facile e piana a risolvere alcune questioni, le quali non muovevano che da contradizioni apparenti. Da quelle parole del Trattato secondo, cap. IX, rà bello terminar lo parlare di quella viva Beatrice beata, della quale più parlare in questo libro non intendo, credè il Trivulzio poter trarre uno dei principali argomenti a provare, che il Convito fosse dall' Alighieri dettato anteriormente alla Divina Commedia. Dante (andò egli dicendo) qui protesta di non voler più » parlare di Beatrice, perciocchè intendeva parlarne in altro libro, » del quale non avea forse nella sua mente ancora ben determi» nata l'idea. E quest' altro libro si fu poi la Divina Commedia, » in cui parlò di Beatrice con sì alto stile e con fantasie tanto ceMa che cosa avrebbe potuto rispondere il Trivulzio a chi gli avesse, citando le medesime di lui parole, obiettato, che Dante scrisse il Convito

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dopo trapassata la sua gioventù, cioè, secondo la dottrina da esso posta nel quarto Trattato, dopo compiuto l'anno quarantacinquesimo? »

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e che

<< è pure cosa indubitata, che Dante fosse già esule, non tanto per la menzione

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» che vi si trova dell'esilio, quanto perchè la sentenza con ch'ei » fu sbandito è del 1302, quando egli non era peranche entrato nell'anno trentesimosettimo dell' età sua? »> Si sarebbe certo il Trivulzio a tale obiezione avveduto della grave contradizione dei suoi medesimi calcoli: ma qual mezzo potea aver egli a risolvere questo intricato problema, quando gli mancava quel solo, che abbiamo noi, della differenza de' tempi? Se il Trivulzio pertanto, meditando su quelle parole del Trattato secondo, potè trarne la conseguenza d'anteriorità alla Divina Commedia, non dovea questa anteriorità estendere a tutto il Convito, dopo ch' egli avea osservato come nel Trattato primo si rinvenivano parole dell'esilio lungamente sofferto, d' un tempo, cioè, nel quale la Commedia doveva essere, almeno in parte, composta. Bene adunque si sarebbe apposto il Trivulzio, ovecchè avesse avvistata, e quindi avvertita al Lettore, la diversità dei tempi da Trattato a Trattato.

V. Venendo ora al Trattato terzo, io dirò collo Scolari, che è questo l'anello, il quale unisce l'amore e le lodi di Beatrice viva ed esempio di femminile bellezza, con l'amore e le lodi di Beatrice cittadina celeste ed immagine della Filosofia. La Canzone, che di questo Trattato forma il subietto, apparisce composta innanzi il 1300 per le ragioni medesime da me prodotte poc' anzi. Imperciocchè essendo essa nel Purgatorio, II, 112 (vale a dire nell'aprile del 1300, data della visione) ricordata e cantata all' Alighieri dal Musico Casella :

« Amor che nella mente mi ragiona;
Cominciò egli a dir si dolcemente,

Che la dolcezza ancor dentro mi suona, »>

non potrebbesi dire che potesse essere stata scritta da Dante posteriormente al tempo sovraccennato, quandochè, siccome il Pelli, non troppo ragionevolmente sospettassimo, avere il Poeta tolto dalla Commedia quel verso ad incominciamento della sua filosofica Canzone. Ma poichè il Commento, e non la Canzone, è ciò che più

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particolarmente costituisce il Trattato, parleremo dell' uno, e non più faremo parole dell' altra, posteriore o anteriore che siasi alla Divina Commedia.

E per dare una prova, scevra di lunga e faticosa argomentazione, che il Commento non fu composto da Dante contemporaneamente alla Canzone, ma dopo un certo lasso di tempo, e con ogni probabilità quando si concepì da esso l'idea generale del Convito, servirà ch' io ponga sott' occhio de' lettori il passo seguente del capitolo IX: E però puote, anche la stella (il Sole) parere. turbata (oscurata): e io fui esperto di questo l'anno medesimo che nacque questa Canzone (Amor che nella mente ec.): chè per affaticare lo viso (la vista) molto a studio di leggere, in tanto debilitai gli spiriti visivi, che le stelle mi pareano tutte d'alcuno albore ombrate e per lunga riposanza in luoghi scuri e freddi, e con affreddare lo corpo dell' occhio con acqua chiara, rivinsi (ricuperai) la virtù disgregata, e tornai nel primo buono stato della Senza dubbio le frasi vista. fui esperto, riti visivi, tornai nel primo buono stato,

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debilitai gli spi

relative all'anno che Canzone e il Com

nacque questa Canzone, dimostrano che e la mento non sono punto nati ad un parto. E già manifestando Dante fino dalle prime pagine di quest'opera, com'egli intendea dichiarare per essa gli ascosi sensi di quattordici sue Canzoni, le quali parlando di Amore, aveano alle genti fatto falsamente credere che dell'amore sensuale, e non dell' intellettuale, vi si tenesse discorso, apertamente s' apprende, che le Canzoni erano da più tempo non solo composte, ma altresì divolgate ovunque e lette.

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Molti altri passi si rinvengono in questo terzo Trattato, che qui potrebbonsi riportare a convalidare la prova : - la gran virtù che li suvi occhi avevano sopra di me, che come se fossi stato diaper fano, così per ogni lato mi passava lo raggio loro; amore io intendo lo studio, il quale io mettea per acquistare l'amore di questa donna; io non potea vedere le sue dimostrazioni; e di tutto questo il difetto era del mio lato compiutamente ragionata la cagione che mosse me a questa Can

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Cap. XII.

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3

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3 Cap. ult.

zone ec.

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Le voci verbali avevano, passava, mettea, non potea, era, mosse ec., appellano tutte a tempo passato. Ma senza più trarre in lungo, il primo esempio parmi provare abbastanza.

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Amore, avea Dante definito nella Vita Nuova, essere un sentimento di cor gentile; e qui nel Trattato terzo del Convito, lo veggiamo essere un unimento spirituale dell'anima e della cosa amata; nel quale unimento di propria sua natura l'anima corre tosto o tardi secondochè è libera o impedita. Ma questa diversa definizione nasceva in Dante dal sentire un amore diverso dal primo, l'amore cioè della Sapienza. E di qui la necessità delle premesse e delle sue dichiarazioni; perciocchè pensai (dice lo stesso Alighieri) che da molli forse sarei stato ripreso di levezza d' animo, udendo me essere dal primo amore mutato. Per lo che a tôrre via questa riprensione, nullo migliore argomento era, che dire qual era quella donna che m'avea mutato.3

In questo Trattato medesimo l'Alighieri fa distinta menzione d'un altro suo componimento, nel quale ei ci previene rinvenirsi sentenze contrarie a quelle che qui si rinvengono : e tal componimento si è una Ballata. - << Ora (dice il signore Scolari) la Canzone » che si ricorda di una sua sorella di prima, la quale poteva da » molti essere qualificata contraria con taccia al suo autore di mu» tato affetto, fa dunque prova che l'Autore la scrisse a bella po

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sta per congiungere l'idea della nuova allegoria poetica a quella » dell'amor vero, che tutti sapevano aver egli celebrato dapprima. Sebbene il terzo Trattato non porti con sè indicazioni formali e precise dell'anno in cui fu composto, pure tutte le deduzioni e gli argomenti, che trar se ne possono, stanno a render molto probabile l'opinione, che sia esso contemporaneo al primo. Esso è infatti il primiero componimento d' un' allegoria meramente filosofica in ordine alla proposizione ed al concepimento del Trattato primo, sì che al tempo di questo, più che a quello del Trattato secondo, si accosta. Chè se la Canzone può forse dirsi anteriore al 1300, non così puote il relativo Commento, il quale da quanto abbiamo or ora veduto, pa

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tentemente apparisce posteriore d'assai. E già la mossa alta e dignitosa del Trattato terzo, i filosofici concetti e le lodi della Filosofia nei primi capitoli di esso, e la lunga digressione, premessa all' intelligenza del componimento poetico che quivi s'illustra, coincidono e legano a meraviglia con quella del primo Trattato: al quale Dante non volle che immediatamente seguisse, perocchè stimò conveniente valersi di altra già composta Canzone di duplice argomento, a fissare il primo anello di quella catena, cui avrebbon dovuto formare le susseguenti, scritte solo ad onore di donna intellettuale e allegorica, vale a dire della Sapienza.

VI. Il quarto Trattato del Convito ci somministra tanti argomenti a rilevare il tempo in cui fu dettato, ed a provare che lo fu nel 1298, che, nol potremmo d'avvantaggio, quando avessimo le testimonianze concordi della storia o l'asserzione medesima dell'Autore. Nell' investigazione della qual cosa se io andrò procedendo con ordine progressivo, o, come dicesi nelle scuole, a minori ad majus, di modo che possa forse apparire minuzioso alquanto, io spero vorrà il lettore di buon grado perdonarmelo, essendochè andrò toccando alcune questioni non inutili affatto per la storia e per l'intelligenza delle cose Dantesche.

Osservata dal Foscolo, nel Trattato primo del Convito, la menzione del lungo esilio dall' Autore sofferto, e ponderate le espressioni quivi adoprate, colle quali l'Alighieri manifesta l'ardente brama del suo ritorno alla patria, si potè da lui ragionevolmente asserire, quelle pagine essere state dettate appresso la morte d' Arrigo. Da lui poscia, se non si mossero dubbii intorno la propria asserzione, si vide peraltro e si notò, come Dante nel processo dell'opera non fa parole più mai nè d'esilio, nè di calunnie che lo infamarono, nè de' suoi concittadini, nè delle loro iniquità.1 Ma di qui nissuna conseguenza per lui. Quando poi gli venne sott'occhio il passo del Trattato quarto, nel quale facendosi menzione degl' Imperatori Romani da Federigo in poi, si pone ultimo fra di essi Alberto, egli, il Foscolo, non volendo distruggere il proprio teorema, già esteso a tutto

1 Discorso ec. § C.

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