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Guardate bene, s'io son consumato ; Ch'ogni mio spirto comincia a fuggire, Se da voi, donne, non son confortato.

SONETTO IV.

O dolci rime, che parlando andate
Della donna gentil che l'altre onora,
A voi verrà (se non è giunto ancora)
Un, che direte: Questi è nostro frate.

Io vi scongiuro che non lo ascoltiate
Per quel signor, che le donne innamora:
Chè nella sua sentenza non dimora
Cosa, che amica sia di veritate.

E se voi foste per le sue parole

Mosse a venire invêr la donna vostra ;
Non vi arrestate, ma venite a lei.

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Dite: Madonna, la venuta nostra per raccomandare un che si duole Dicendo: Ov'è il desio degli occhi miei?

SONETTO V.

Io sono stato con Amore insieme
Dalla circolazion del Sol mia nona,
E so com'egli affrena e come sprona,
E come sotto lui si ride e geme.

Chi ragione o virtù contro gli spreme, Fa come quei, che 'n la tempesta suona,

Credendo far colà, dove si tuona,
Esser le guerre de' vapori .sceme.

Però nel cerchio della sua palestra
Liber arbitrio giammai non fu franco,
Si che consiglio invan vi si balestra.

Ben può con nuovi spron punger lo fianco; E qual che sia 'l piacer ch'ora n'addestra, Seguitar si convien, se l'altro è stanco.

BALLATA I.

In abito di saggia messaggera
Muovi, ballata, senza gir tardando,
A quella bella donna a cui ti mando,
E digli quanto mia vita è leggiera.

Comincerai a dir che gli occhi miei,
Per riguardar sua angelica figura,
Solean portar corona di desiri.
Ora, perchè non posson veder lei,
Li strugge morte con tanta paura,
C'hanno fatto ghirlanda di martiri.
Lasso! non so in qual parte li giri
Per lor diletto; si che quasi morto
Mi troverai, se non rechi conforto
Da lei: onde gli fa' dolce preghiera.

BALLATA II.

1.

Io mi son pargoletta bella e nuova,
E son venuta per mostrare a vui
Delle bellezze e loco, dond'io fui.

2.

Io fui del cielo, e tornerovvi ancora Per dar della mia luce altrui diletto; E chi mi vede, e non se n'innamora, D'amor non averà mai intelletto: Chè non mi fu piacere alcun disdetto, Quando Natura mi chiese a colui, Che volle, donne, accompagnarmi a vui.

3.

Ciascuna stella negli occhi mi piove Della sua luce e della sua virtute. Le mie bellezze sono al mondo nuove Perocchè di lassù mi son venute; Le quai non posson esser conosciute, Se non per conoscenza d'uomo, in cui Amor si metta per piacere altrui.

4.

Queste parole si leggon nel viso D'un'Angioletta che ci è apparita :

Ond'io, che per campar la mirai fiso,
Ne sono a rischio di perder la vita.
Perocch'io ricevetti tal ferita

Da un, ch'io vidi dentro agli occhi sui,
Ch'io vo piangendo, e non m'acqueto pui.

CANZONE I.

1.

La dispietata mente, che pur mira
Di dietro al tempo che se n'è andato,
Dall'un de'lati mi combatte il core;
E'l disio amoroso, che mi tira
Verso 'l dolce paese c'ho lasciato,
Dall'altra parte è con forza d'amore:
Nè dentro i' sento tanto di valore,
Che possa lungamente far difesa,
Gentil madonna, se da voi non vene.
Però (se a voi convene

Ad iscampo di lui mai fare impresa)
Piacciavi di mandar vostra salute,
Che sia conforto della sua virtuté.

2.

Piacciavi, donna mia, non venir meno A questo punto al cor, che tanto v'ama, Poi sol da voi lo suo soccorso attende; Chè buon signor mai non ristringe 'l freno, Per soccorrere al servo, quando 'l chiama,

Che non pur lui, ma 'l suo onor difende.
E certo la sua doglia più m'incende,
Quand' io mi penso, donna mia, che vui
Per man d'Amor là entro pinta sete:
Cosi e voi dovete

Vie maggiormente aver cura di lui;

Chè quel, da cui convien che'l ben s'appari, Per l'immagine sua ne tien più cari.

3.

Se dir voleste, dolce mia speranza,
Di dare indugio a quel ch'io vi domando,
Sappiate che l'attender più non posso;
Ch'io sono al fine della mia possanza.
E ciò conoscer voi dovete, quando
L'ultima speme a cercar mi son mosso:
Che tutti i carchi sostenere addosso
De' l'uomo infino al peso ch'è mortale,
Prima che 'l suo maggiore amico provi,
Che non sa, qual sel trovi:

E s'egli avvien che gli risponda male,
Cosa non è che costi tanto cara;.
Chè morte n'ha più tosta e più amara.

4.

E voi pur sete quella ch'io più amo,
E che far mi potete maggior dono,
E'n cui la mia speranza più riposa;
Chè sol per voi servir, la vita bramo;
E quelle cose, che a voi onor sono,
Dimando e voglio; ogni altra m'è noiosa.

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