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formandosi ai desiderii della Donna della sua mente, era volto in dritta parte e guidato ad amare il Bene, di là dal qual non è a che s'aspiri: Purg., xxxI, 24. E tant'è il vero, ch'ei nel presente libro intende solo trattare della Vita amorosamente vissuta con Beatrice, che in esso non s'avvisò neppur dicevole il trattare alquanto del modo e del tempo che la sua donna si parti da noi per secolo migliore: V. N.; xxix.

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In quella parte del libro della mia memoria, ecc. Il libro della memoria o della mente, come altrove si chiama (Canz. E' m' incresce di me si duramente), è composto delle cose passate e scritte in mente o nella memoria: V. N., II. Però vien anco riguardato come il libro che 'l preterito rassegna: (Paradiso, XXIII, 54).

Dinanzi al quale poco si potrebbe leggere, perchè ciò che nella mente fu scritto prima di quella Vita nuova (amorosa, cominciata in sui nove anni) non lasciò che poca traccia di sè, nè la mente rivolgendosi sovra sè stessa, saprebbe ravvisarvelo e così ricordarsene.

Si trova una rubrica. « Rubrica, secondo la Crusca, è un brevissimo Compendio o Sunto d'un libro, o di Capitoli di libro, al quale dicono comunemente in latino Rubrica, forse dall' essere per lo più scritto in tinta rossa. » Or qui si adopera a significare un segno rimasto nella mente, come principio della nuova vita, che in Dante poi si svolse. Ed è sotto quel segno o principio che la sua mente seguitò a scrivere gli atti e le passioni di tanta gioventudine: V. N, 11. Laonde egli intende di ritrarre in questo libro quelle parole scritte nella mente (quelle di che si ricorda), e se non le ridirà tutte, promette almeno di riferirne la loro sentenza.

Assemprare, ritrarre, copiare, spiega il Vocabolario « ad exemplar effingere » e Dante l'usa anche altrove: Quando la brina in sulla terra assempra L'immagine di sua sorella bianca (Inferno, XXIV, 4). Alcuni codici hanno esemplare, e forse questa è la meglio lezione, che risulterebbe spiegata e

raffermata dal susseguente trarre dall' esempio. In ogni modo la sentenza è una.

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Nove fiate già, ecc. Dante comincia un suo sonetto, rispondendo a messer Cino: Io sono stato con Amore insieme Dalla circolazion del Sol mia nona. Nove giri di sole eransi compiuti quand' ei cominciò la vita d' Amore.

Lo cielo della luce, il Sole che ne misura il tempo, ivi girando col carro della luce: Purg., iv, 59.

Il cielo stellato era mosso verso la parte d'oriente l'una delle dodici parti di un grado, ecc. Ora, dacchè il movimento della stellata spera da occidente a oriente compie in cento anni un grado (Conv., II, 6), quindi è che Beatrice apparve a Dante, essendo in età d' otto anni e quattro mesi.

Anzichè graziosa, si vuol leggere gloriosa, perchè quando l'Allighieri scrisse la Vita Nuova « il Signor della giustizia avea già chiamato Beatrice a gloriare sotto l'insegna di Maria: » V. N., XXIX. Ella già viveva in cielo cogli angeli e in terra coll' anima di Dante: Conv., II, 2. Ed ecco perchè questi la riguarda come la Donna della sua mente.

I quali non sapevano che si chiamare (qual nome dovessero darle). Per semplice e naturale effetto che in loro al vederla si destava, la chiamavano Beatrice, indovinandone cosi il vero nome, come questo le convenisse propriamente.

Lo spirito animale il quale dimora nell' alta camera, che è il cervello: perchè, secondo Aristotele, « lo spirito animale è quello che dal cervello, principio delle funzioni animali, discorre pe' nervi a promuovere esse funzioni (Della generazione animale, lib. II, cap. 3).

Agli spiriti del viso vuolsi leggere, giusta i codici Marciano (N. CXCI, CL) e Riccardiano 1054, giacchè s'accorda meglio col vestra del testo latino seguente. Oltreciò gli spiriti del viso o gli spiriti visivi si rammentano pur altrove in un modo distinto: V. N., xi, xiv.

Lo spirito naturale è « la più pura e distillata porzione

del sangue, la quale, elaborata nell'epate o fegato, va collo stesso sangue per le vene ad eccitare la concozione: » Arist., op. cit. Onde al luogo presente ministra viene a significare lavora o risolve, concuoce, o alcun che di simile.

Angiola giovanissima. I quattrocentisti nelle loro pitture introdussero degli Angioli in forma di femmine, delle Angiole vo' dire, e Dante leggiadramente or qui ne abbellisce la sua prosa. L'umil pensiero che parlar mi suole D' un' Angiola che in cielo è coronata (Canz. Voi che, intendendo, il terzo ciel movete): Conv., II.

Ond' io nella mia puerizia molte fiate l'andai cercando, ecc. Dante ricorda altrove L'alta virtù che già l' avea trafitto, Prima ch' ei fuor di puerizia fosse: Purg., xxx, 42.

Ella non pare figliuola d'uomo mortale, ma di Dio. Omero dice di Ettore che « non pareva d' uomo mortale essere figliuolo, ma di Dio: » Iliade, xxx1, 258. Questo passo è citato da Aristotile (Dei Morali a Nicomaco, lib. vII, cap. 1), e quindi ritengo anch' io che tale l' Allighieri lo allegasse nel luogo presente, riferendolo alla sua donna. « Dicevano molti (vedendo passar Beatrice): questa non è femmina, anzi è uno de' bellissimi Angioli del Cielo. » Ed altri diceano: « che benedetto sia il Signore che si mirabilmente sa operare! » V. N., xxvI.

Era di si nobile virtù, ecc., che lo menava sempre in dritta parte volto: Purg., xxxi, 123.

Trapassando molte cose, le quali si potrebbero trarre dall' esempio donde nascono queste, vale a dire, dalla mente ove stanno scritte con quelle già accennate.

Verrò a quelle (a dire delle altre parole) che hanno maggiore luogo nella mia memoria, cui piacque di ritenerle.

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Volse gli occhi verso quella parte, ov' io era molto pauroso; agli occhi miei che eran paurosi, paventavano degli occhi suoi, dai quali « comecch' ella li muova, Escono spirti Amore infiammati, Che fieron gli occhi a qual che allor

gli guati, E passan si, che 'l cor ciascun ritrova: » Canz. Donne ch' avete intelletto d' Amore. « Io temo forte Del viso d' una donna che vi mira. » V. N., XXXVIII.

La qual cortesia (benignità) è oggi meritata nel grande secolo, rimeritata nel secolo immortale (Inf., II, 14) nel secolo novo (V. N., XXXII), nel secol degno della sua virtute (ivi, XXXIII), in l'alto cielo Ove gli Angeli hanno pace: Canz. Gli occhi dolenti per pietà del core.

Mi parve allora vedere tutti i termini della beatitudine, o per dirla altrimenti, mi parve toccar lo fondo Della mia grazia e del mio Paradiso: Par., xv, 35.

Una nebula di colore di fuoco, colorata come fuoco: Purg., XXXII, 9. E pareami con tanta letizia, mi si dimostrava tanto lieto.

Pauroso ben fu notato che qui importa quanto terribile o tremendo; siccome altrove: Temer si deve sol di quelle cose C'hanno potenza di fare altrui male, Delle altre no, chè non son paurose: Inf., II, 90.

Sanguigno leggermente, d' un leggiero colore sanguigno. Questo m' indurrebbe a spiegare per onestamente sanguigno quel colore onesto sanguigno, di che Beatrice a Dante apparve imprima vestita: V. N., 11.

E quando egli era stato alquanto, avea un poco indugiato, dopo alcuna dimora: Inf., x, 70.

Lo mangiava dubitosamente, paventosamente, com' è nel sonetto: D'esto core ardendo (che in mano gli ardeva) lei paventosa umilmente pasceva.

Trovatori furono « da' nostri chiamati i poeti, perchè quasi per un' occulta forza della natura, che da cotai principj origina i semi della poesia, si gettarono alle favole e a trovare da loro cose di nuovo: » Borghini, Orig. Fior., 5.

Dante in sui diciott' anni avea già veduto per sè medesimo, senza aiuto di altro maestro, l'arte del dire parole per rima. Il che mostra che per lui l'arte del poetare fu tutta una felice ispirazione ed eccitamento di natura. Dire per rima in volgare tanto è, quanto dire per versi in latino, secondo alcuna proporzione: V. N., XXIV.

SONETTO: A ciascun'alma presa, captiva d'amore, innamorata; ai fedeli d'Amore avea egli primamente dichiarato di voler rivolgere il suo sonetto.

Suo parvente, ciò che lor pare; il loro parere o giudicio è, ch' ei desiderava conoscere.

Già eran quasi che atterzate l'ore, volte la terza parte. Era cominciata perciò la quarta ora della notte, che è il tempo in che ogni stella trasmette a noi sua luce, n'è lucente. Così, anzichè è più lucente, stimo doversi leggere col cod. Pogliani, perchè quello è propriamente 'l tempo che il cielo si rifà parvente Per molte luci in che una risplende: Par., xx, 6. Nè v' ha qui paragone della luce del sole con quella delle stelle che, secondo la scienza dell' Allighieri, prendono dal sole tutte la loro luce; e possono tramandarcene il riverbero, sol quando il sole, che illumina tutto il mondo, Dell' emisperio nostro si discende.

Involta in un drappo, dormendo, mentre dormiva, dormiente. Precedentemente è detto: « mi parea vedere una persona dormire (che dormisse) nuda, salvo che involta parea in un drappo sanguigno. »

D'esto core ardendo, ardente. Quest' era la cosa sovraccennata, la quale a vista ardea tutta.

Quegli che Dante chiama primo de' suoi amici, è il suo prediletto concittadino e compagno Guido Cavalcanti: Inf., x, 60.

Lo verace giudicio del detto sogno. Alcuni codici portano sonetto in vece di sogno, ma questa è senza manco la vera lezione, perchè l' Allighieri, pregando i fedeli d'Amore che giudicasser la sua visione, scrisse loro ciò che avea sognato o nel suo sogno veduto.

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Il mio spirito naturale cominciò ad essere impedito nella sua operazione, siccome avea predetto: Heu miser quia frequenter impeditus ero deinceps: V. N., 11.

A molti amici pesava della mia vista, rincresceva del vedermi ridotto a si frale e debole condizione.

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