L'asta gli arruota l' un, l'altro la spada, L'ore, nè scherzo alcun tanto gli aggrada. Non gli lusinghin gli occhi al sonno molle; Lo svegli, e già i riposi, e l'ozio sprezzi, E vere laudi ad ascoltar s'avvezzi. Quinci Lorenzo, e quindi Cosmo suone A le tenere orecchie, e 'n lor si stille Dolce, ed alta armonia di fatti egregi: Tal, ma in più ferma età dal suo Chirone Udía cantar l'avventuroso Achille, Del Genitore, e del grand'Avo i pregi. Oda, che scinti d'arme in toga, i Regi Temuti in guerra, e i Capitani invitti Agguagliar di fortuna, e di valore; Oda, ch' al primo onore L'arti Greche, e Romane, e i chiari scritti Tornaro a sollevar gl' ingegni afflitti. Di Giulio ancor la vendicata morte, Ch' ebbe a l'antico Giulio egual fortuna, Teman pur gli empj i rai de l'alta stella; Oda poi lode più famose e conte L'uno e l'altro sudò sotto il gran manto: Gli altri, che d'ostro, e d'or fregiar la chioma, E lei, che Francia armata in gonna ha doma. Ma sovra mitre, e scettri alti, e corone S'innalzin d'un Guerrier l'arme onorate, E s'ammutir, quando il gran caso avvenne, Quinci'l valore, e 'l senno il pargoletto Tragga, e n'imprimi e formai il molle petto. Ma rivolga ancor gli occhi a' veri, e vivi Spegli di ogni valor, miri il gran Padre Tra 'l Fratel sacro e tra l'armato assiso; Quinci anco i semi di virtù nativi Maturi, e d'alte immagini leggiadre S'empia, e fecondi; e i baci lor nel viso Lietamente riceva, e'l mostri al riso, Con cui ben gli distingua; indi la mano Al fianco del gran Zio sicuro stenda, E la spada ne prenda, E tra se volga onore alto e sovrano, Trofei, vittorie, il Nilo, e l' Oceáno. Gran cose in te desio, ma ciò, che fora Mirabile in altrui, leve in te sembra, O discesa dal Ciel progenie nova, Ch'a te ridon le stelle, a te s' infiora Anzi tempo la terra, a te le membra, Qual pargoletta al ballo, orna, e rinova: Si placa il vento, e l'aria, e l'acqua a prova, A te si raddolcisce, e rasserena, E depongon per te le fere il tosco; A te nudre il mar perle, ed or la rena, ་་ E mille altri ne pasce il nobil Regno In tua memoria sacri; E Mongibel rimbomba, e in su l'incudi Ti fan già l'arme i gran Giganti ignudi, Canzon, s'a piè reali Tua fortuna t'invia, prega, ma taci; CANZON E. Donne, voi, che superbe Di giovinezza, e di beltà n' andate: Di Venere, e d'Amore: Voi sempre invitte, e sempre vincitrici Dal mio sommo potere. Ond''i vostri trionfi adorni vanno, Pur mia preda saranno : E fia mia preda insieme Questa vostra bellezza, e quest' orgoglio, Che 'l Mondo onora, e teme. Il Tempo io sono, il Tempo, Che non può Amor pugnando Con tante squadre, e tanti assalti suoi. Ed or, mentre ch' io parlo, La mia tacita forza Entra negli occhi vostri, e nelle chiome, E le spoglia, e disarma. Quinci rallenta i nodi, Tosto alfin diverran cenere, ed ombra. Ne voi vedete, ahi cieche, La fuga, il corso, il volo; Nè men vedete come Ne porti il vostro onore, e il vostro nome, E voi medesme meco; E come co' miei passi Ogni cosa mortal ratto trapassi. Ma, ahi, par pur, che stia Qui neghittoso a bada. Con volontario inganno; S'aperto Vedrete alfin con dolorosa Tosto verrà quell' ora Che con piena vittoria eternamente Trionferò di voi. Scaccerò in bando allora Amor dal regal seggio, Che ne' vostri occhi è posto; Ed in quel loco poi Spiegherà le mie insegne La vecchiezza, e l'onore. Torrò di man lo scettro De' vostri empj pensieri |