Tal ne' campi funesti Or segui invitto, e con la nobil spada Fra tanto, ecco io t'invio Mista con biondo mel dolce rugiada. Fra 'l sangue e fra il sudore. CANZONE. L'altr' ier per lunga via I bei regni de l' acque, Spiega le piume, e viene In questi umidi mondi, Onda per questi fondi, Certo non sia sicura Da quella fiera arsura. Al suon di queste voci Su le rote veloci Del carro prezioso Per sentiero spumoso Si condusse la Diva Su la marina riva. Ivi poi con la mano Fea segno da lontano Al nudo pargoletto Che si come augelletto, Per l'aria trascorrea; E così gli dicea: Saettator fornito D'alto foco infinito, Onde ogni cosa accendi, A che pur or discendi Ne' miei liquidi campi? S'ardi co' tuoi gran lampi Questi cerulei regni, Ove vuoi tu, ch'io regni ? In mezzo queste note Ella sparse le gote Di stille rugiadose, Ed Amor le rispose: O Reina del mare, Per Dio non paventare; Cessa i nuovi timori, Che quegli antichi ardori Che quegli incendj miei Tutti l'altr'ier perdei Su i liti Savonesi. Là de' miei strali accesi, ANTONIO GALEANI. Piacentino. SONETTO. Pur, Damon, te l'ho detto, e nulla valci, Con quanti denti egli ha, con tante falci Forse, ch'a te del pampinoso Dio S' ei vi torna, Damon, s' egli vi torna, FRANCESCO BRACCIOLINI. Nacque in Pistoja nel 1566. Fu per lungo tempo al servigio di Urbano VIII., dopo la morte del quale essendo ritornato in patria chiuse egli ancora i suoi giorni nel 1645. Scrisse in ogni genere di Poesia; ma dee la sua celebrità specialmente ai due suoi poemi la Croce Racquistata, e lo Scherno degli Dei. SONETT O. In sito aperto, orientale, asciutto Dal torto piè mi fu recisa e tolta L'inutil selva, e'l pullular distrutto, Ma quando in vetro lucido credea Nebbia mi copre di funebre ammanto, Raccolta di Lirici. 9 FULVIO TESTI Nacque in Ferrara nel 1593. di mediocre fortuna. Trasportato a Modena ancor fanciullo nel 1598., andò passo passo salendo alle più cospicue cariche, e fu ancora onorato degli ordini equestri de' Santi Maurizio e Lazzaro, e di S. Iago. La sua vita fu un continuo alternare di prospera e di avversa fortuna, finchè la sua ambizione e la sua incostanza medesima il fecero finalmente cadere in disgrazia al Duca Francesco I., per cui comando fatto prigione mori nella cittadella di Modena ai 28. d'Agosto del 1646. Egli ne'primi anni, e nel bollore della fervida gioventù si lasciò trasportare dal torrente; e le poesie da lui allora pubblicate sanno non poco dei difetti del secolo. Conobbe ei poscia d' aver traviato dal buon sentiero, e si studiò di tornarvi. Ma par ve che non avesse coraggio di opporsi egli solo al gusto che allor dominava; e poche sono le sue Canzoni, in cui qualche traccia non se ne veda. Così intorno a Fulvio Testi scrive nella sua Storia il Tiraboschi, il quale più a lungo ne parla poi nella Biblioteca Modenese, CANZONE. Già de la Maga amante L'incantata magion lasciata avea, De l'indico Oceán l' onda correa, A tutt' altri nocchier cammin conteso: |