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Bella del Sol germana,
Casta appiè d'ogni monte,
Casta appiè d'ogni fonte,
Castissima Diana.

Indi siegue a mostarmi
De' vinti Dei le spoglie.
V'eran di Marte l'armi;
E' tirso colle foglie
Del Nume Tioneo;
E l'ali, e 'l caduceo
Del messaggier celeste;
E l'umido tridente
Di chi nel mar fremente
Comanda alle tempeste;
E'l rugginoso e nero
Scettro di chi l'impero
Tien sul pallido fiume
Dell' Erebo fumante:
Tutti trofei d'un Nume
Trofei d'un Nume infante.

Nel gran Museo del Signor nostro o quante
Cose mirai, ch' entro mia mente ho scritto!
L'asta, il brando, il cimier di Bradamante
Vidi, e la rocca e 'l fil d'Ercole invitto.
Vidi la tazza, ove il Romano Amante
Bevve gran parte del valor d'Egitto;
E le monete, in cui Giove tonante
Cangiossi, e prezzo ei fu del suo delitto.
Vidi rete d'acciajo industre e bella;

E dissi: È quella, che 'l fabro di Lenno Fe' per tua madre? Amor rispose: È quella. Poi mostrommi una lucida ampolletta:

E qui? diss' io. Qui fu d'Orlando il senno (Rispose Amore) e'l tuo pur qui s'aspetta.

Disse, e vibrò saetta,
Che rapida mi giunse; & lab Məd
Ed ahi! da che mi punseob Stage 4:36)
Pace non trovo o loco, ingo 'b éiqera webƆ
Qual s' io mi stessi in focosusi smrealms0
Dicol, nè men vergognostem e suggle that
Non so, s' io veglio o sogno ist mir sⱭ
S' io sogno o se vaneggio; ib cest
S'io vidi o se ancor veggio silos azrit [3
Quel, che veder mi parve,noíï emuži. 190
Fur visioni o larve? ocorbao is. HMT 2
Nol so; so ben, che Amorele 9ipasasin 150
Con barbaro furore sinsbis coimu

Della mente il bel raggio sm Isa is it Ne toglie, e guida a morte. olis sbasmod Fugga da Amor chi è saggio:ouingon l' I Fugga da Amor chi è forte. ido la onish? Ch' ei d'ogni cuor fa scempioghaq D

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1

FAUSTINA MARATTI ZAPPÍ.

SONETTO.

Allor che oppressa dal gravoso incarco
Sarà de gli anni questa fragil salma,
E più da rimembranza afflitta l'alma,
E il cor, che visse al ben oprar si parco;
E me vedrò presso l'orribil varco,

Che pon molti in tempesta, e pochi in calma,
E lei vedrò, che miete lauro e palma,
Pormisi a fronte con lo strale e l'arco :
Ahi qual sarà il mio duolo, allor che l'ombra
D'ogni mia colpa in volto orrido e fosco
Minaccerammi ciò, che il mio cor teme!
Deh tu, Signor, questa mia mente sgombra;
Fa, che il pianger sul fallo, or che'l conosco,
Serva di scampo a le ruine estreme.

SONET TO.

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Dov'è, dolce mio caro amato figlio,
Il lieto sguardo, e la fronte serena?
Ove la bocca di bei vezzi piena
E l'inarcar del grazioso ciglio?
Ahimè tu manchi sotto il fier periglio
Di crudel morbo, che di vena in vena
Ti scorre, e il puro sangue n'avvelena
E già minaccia a l'alma il lungo esiglio.
Ah ch'io ben veggio, io veggio il tuo vicino
Ultimo danno; e contro il Ciel mi lagno,
Figlio, del mio, del tuo crudel destino.
E il duol tal del mio pianto al cor fa stagno,
Che spesso al tuo bel volto io m'avvicino
E nè pur d' una lagrima lo bagno.

SONETT O.

Se è ver, che a un cenno del crudel Caronte,
In un con noi, su la funesta barca,
La rimembranza de gli affanni varca
Di là da l'altra sponda di Acheronte
Credo, che allor, che il ferro e le man pronte
Avrà contra il mio fil la terza Parca
E vedrà l'alma, di sue spoglie scarca,
Starle de' mali la memoria a fronte,
Passerà forse il nudo spirto mio

Là ne gli Elisi, ove innocenza è duce,
Lieto a goder tranquilla aura serena;
Ma, a por su tanti e tanti affanni obblío,
Temo, che quanto pigre acque conduce
Il negro Lete,
Lete, basteranno appena.

FINE.

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