Quando l'eterno Amore Creò la luna e'l sole e l'altre stelle Perchè meco o di me tutte son nate; Son io io son del cielo E quando Dio pietà vi mostra e zelo, Io son che giovo ed amo, E dispenso le grazie di là suso Si come piace a lui che le destina. Già venni in terra, e Pluto ch' era chiuso Lei per mia serva, ch' era in ciel reina. L'amor de l'oro ingordo Le furie e'l lezzo, onde malvagio e lordo D'un caro amante mio. Per amor d'uno io vegno A star con voi, ch'or sotto umana veste Dal ciel discese, e quanto ha del celeste L'ha da lui, che n'ha quanto il ciel n'aveą. Di caduco ed eterno Onor il seno e 'l volto Gli ornaro, ed io le man gli empio e governo. O che da voi deriva, o ch'in voi sorge, Se ne prendeste esempio, Come n'avete, volgo avaro, aita; Onde in continuo affanno si ritrova. Saria vostro costume: Nè del più nè del meno Doglia o desio, ch' or par che vi consume, Ma verrà tempo ancora, Che con soave imperio al viver vostro Ecco che già di bisso ornato e d'ostro, Di sì bel giorno in fronte gli si legge: Il cielo, ecco che doma I mostri: o sante e rare Sue prove, o bella Italia, o bella Roma! Or veggio ben quanto circonda il mare, Aureo tutto e ripien de l'opre antiche: Adoratelo meco, anime chiare, E di virtute amiche. Così disse, canzone: E del suo ricco grembo, Che già mai non si serra, Sparse ancor sopra me di gigli un nembo. Io gli occhi apersi, e riconobbi in terra CLAUDIO TOLOMMEI Nacque in Siena circa il 1492. Fu Vescovo di Corsola, e letterato riguardevole de' suoi tempi. Orazio Brunetti racconta, che avend esso ricevuta solennemente la laurea, volle poi con eguale solennità esserne spogliato. Fu amba sciatore per la sua patria cinque anni in Francia. Compose orazioni, lettere e rime. Pretese d'introdurre una nuova maniera di verseggiare in lingua italiana ad imitazione della latina, formando i versi di piedi spondei e dattili, ma fortunatamente non ebbe che pochi seguaci. Mori d' anni 65. nel 1557. Fu fondatore in Roma dell'accademia della Virtù, e della Poe sia Nuova. V. il Tiraboschi. SONETTO. Quei congiunti d'amor Iella e Tirsi, Questi amaranti a te, Venere bella, Come amaranti eterno, e come bianchi Un filo sol, così tu, santa Diva, Stringi d'un nodo noi, che mai non manchi. SONETT O. Poichè Amarilli sua fugace e bella Deh perchè fo sì lunghi i miei lamenti? Strinse qui 'l ferro e 'ntanto udissi intorno Scuotersi il bosco, e 'n voce d'orror piena Quinci e quindi mugghiando ir via gli armenti. BENEDETTO VARCHI Nacque nella diocesi di Fiesole nel castel lo di Montevarchi in Toscana nel 1502. Suo padre fu causidico, ed a forza volea tale il figliuolo. La docilità di Benedetto durò fino alla morte del padre. Allora lasciò le leggi, e strinse amicizia colle Muse. Fu uno de' maggio ri letterati dell' età sua, e ristorò la lingua, per cui compose il suo Ercolano. Le sue rime sono tersissime, ma forse un po' languide. La Raccolta di Lirici. 4. sua Storia Fiorentina è troppo lunga. I pubblici scellerati, benche sovrani, apprendano dall' ultima pagina a temere gli storici, in quel momento in cui si dimenticano di temer Dio. Mori nel 1565. (osi Andrea Rubbi. Parn. Italiano Vol. XXXI. p. 371. SONET TO. Sacri, superbi, avventurosi e cari Marmi, che'l più bel Tosco in voi chiudete, E le sacre ossa e'l cener santo avete, Cui non fu dopo lor, ch' io sappia pari; Poichè m'è tolto preziosi e rari `Arabi odor, di che voi degni sete, Quant' altri mai, con man pietose e liete Versarvi intorno, e cingervi d' altari; Deh non schivate almen, ch' umile e pio A voi, quanto più so, divoto inchini Lo cor, che, come può, v' onora e cole. Così spargendo al ciel gigli e vïole, Pregò Damone; e i bei colli vicini Sonar povero il don, ricco è 'l desio. SONETT O. Questo è, Tirsi, quel fonte, in cui solea |