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Sotto quest'antro al fin cinto d'allori,
La mano, ond'ho nel cor mille ferite,
Mi porse lieta e mi baciò la fronte.
A l'antro dunque, a l'elce, ai prati, al fonte,
Mille spargendo al ciel diversi fiori,
Rendo io di tanto don grazie infinite.

SONETTO.

Filli, io non son però tanto deforme,
(Se 'l vero agli occhi miei quest'acqua dice)
Che tu, che sola puoi farmi felice,
Non devessi talor men fera accorme.
Non pascon de le mie più belle torme;
Nè ha più grassi agnei questa pendice.
Ben già, ma non l'intesi, una cornice
Predisse il fato al mio voler diforme.
Io vorrei, Filli, sol per queste valli,
Senza punto curar d'armento o gregge,
Vivermi teco infino a l'ora estrema.
Con cui parli meschin? che pur vanegge?
Non vedi un lupo là fra quei duo calli,
Da cui fugge la mandra, e tutta trema?

GIROLAMO FRACASTORO

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Veronese medico di professione. Al pari della medicina, in cui fu principe a' suoi tem pi, amò la latina poesia. Viene tra coloro an noverato che discacciarono la barbarie dall' italiana letteratura. Fiori nel pontificato di Leane X. e visse sino al 1548.

SONET TO.

Gli Angeli, il Sol, la Luna erano intorno
Al seggio di Natura in paradiso,
Quando formaron, Donna, il vostro viso
D'ogni beltà perfettamente adorno.
Era l'aer sereno, e chiaro il giorno;
Giove alternava con sua figlia il riso:
E tra le belle Grazie Amore assiso
Stavasi a mirar voi suo bel soggiorno.
Indi qua giù per alta maraviglia

Scese vostra beltà prescritta in Cielo
Di quante mai fian belle eterna idea.
Abbian altre begli occhi e belle ciglia,
Bel volto, bella man, bel tutto il velo:
Dio sol da voi tutte le belle crea.

LUIGI ALAMANNI

Nacque in Firenze nel 1495. Giovinetto ancora contrasse amicizia co' dotti dell'Acca demia Platonica, che si raccoglieva negli orti di Bernardo Rucellai. Complice della congiura contro del Card. Giulio de' Medici si salvò

fuggendo prima in Urbino, poi in Venezia. Liberato a grande stento dalle carceri di Brescia andò errando ora in Francia, ora in Genova. Caduta di nuovo Firenze sotto il dominio de' Medici, egli fu dichiarato ribelle. Ritirossi allora in Francia, dove godette i favori de' Re Francesco, e di Arrigo II. Chiuse i suoi giorni in Amboise nel 1556. Di tutte le sue poesie grande è la grazia e l'eleganza, ma alla Coltivazione debb' egli la sua maggiore fama. V. C. Mazzuchelli.

SONETT O.

Valle chiusa, alti colli, e piagge apriche,
Che del Tosco maggior fido ricetto

Fuste gran tempo, quando viva il petto
Gli scaldò Laura in queste rive amiche:
Erbette e fior, cui l'alte sue fatiche
Contò più volte in si pietoso affetto;
Antri, ombre e sassi, ch'ogni chiaro detto
Servate ancor de le sue fiamme antiche:
Fonte, che fuor con sì mirabil tempre,
Dai l'onde a Sorga, e con sì larga vena,
Che men belle parer fai quelle d'Arno;
Quanto vi onoro! e sì farò mai sempre,
Per memoria di lui, ch' alto mi mena
Al bello stil, ch'io seguo, e forse in darno.

Io

SONET TO.

pur, la Dio mercè, rivolgo il passo Dopo il sest'anno a rivederti almeno, Superba Italia, poichè starti in seno Dal barbarico stuol m'è tolto ( ahi lasso!) E con gli occhi dolenti e 'l viso basso Sospiro, e 'nchino il mio natio terreno, Di dolor, di timor, di rabbia pieno, Di speranza, e di gioja ignudo ignudo e casso. Poi ritorno a calcar l'Alpi nevose,

E'l buon Gallo sentier; ch' io trovo amico Più de' figli d'altrui, che tu de' tuoi. Ivi al soggiorno solitario, antico

Mi starò sempre in quelle valli ombrose, Poichè'l Ciel lo consente, e tu lo vuoi.

BERNARDO TASSO

Nacque in Bergamo, siccome dimostrò valorosamente contro del Seghezzi l'Ab. Serassi. Dopo la morte di un suo zio paterno vescovo di Recanati cadde in tali angustie, che per sottrarsene compose versi in lode di Ginevra Malatesta, e poscia si pose al servizio di Guido Rangone generale dell' armi pontificie. Le sue rime lo resero caro a Ferrante Sanseverino principe di Salerno, a cui anche tra le disgrazie si conservò fedele. Fu membro dell' Accademia Veneziana. Venne onorato anche dalle corti di Urbino e di Mantova. Mort in Mantova nel 1569. mentre era governatore d'Ostiglia. Scrisse due poemi romanzeschi l'Amadigi, e il Floridante. Vien creduto il primo autore della poesia pescatoria, e della marinaresca. Le sue ri me sono assai colte eleganti e robuste.

SONETTO.

Se da l'orgoglio del gelato verno,
Che i teneri arbuscelli uccide e sfronda,
Difendi questa verde e bella fronda,
Sì, che sieno i suoi rami e 'l tronco eterno;
O primo lume del Motor superno,

Padre di quanto il Ciel vede e circonda,
I fior, che pingon la sinistra sponda
Di questo fiume, tuoi sieno in eterno.
Di latte Alcippo, e di cornuto armento
Il più ricco pastor di questi monti
Che Titiro l''altr' ier vinse cantando,
Co' desiri del don maggiori e pronti
Sempre grato ti fia, lieto e contento,
Sotto al suo mirto il tuo nome lodando.

SONET TO.

Perchè spiri con voglie empie ed acerbe
Facendo guerra a l'onde alte e schiumose,
Zefiro, usato sol fra piagge ombrose
Mover talor col dolce fiato l'erbe?
Ira sì grave, e tal rabbia si serbe
Contr' al gelato verno; or dilettose
Sono le rive e le piante frondose
E di fiori e di frutti alte e superbe.
Deh torna a l'occidente, ove t'invita
Col grembo pien di rose e di viole,
A gli usati piacer la bella Clori.
Odi l'ignuda State, che smarrita

Di te si duol con gravi, alte parole,
E pregando ti porta e frutti e fiori.

SONETT O.

Mentre-lieti traean Cromi ed Aminta
Con le nodose reti i pesci a riva,
Per l'onda queta e d'ogni orgoglio priva,
Da' be' raggi del Sol tutta dipinta;
L'irta chioma di fior candidi avvinta
Micone, a cui la prima piuma usciva
Da le purpuree gote, errando giva
Con la barchetta sua di frondi cinta;
E pieno di desir caldo e gentile,

L' acqua mirando in questa parte e'n quella
A le figlie di Nereo alto dicea :

Non vide unqua il mar d'India, o quel di Tile
Ninfa, come Amarilli, adorna e bella:
E perdonimi Dori e Galatea.

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