E sanguinosa nube il Sol coperse : Segno d'orribil strage e di tormenti. Allor, ch' in picciol vaso Chiuse il tesor del Cielo e la beltate Dicea: Qui giaccion spente (O miserabil caso!) Virtù, senno, modestia ed onestate. O fiera o cruda morte, Ed alla mia Fenice, Tanto leggiadra, hai dato ore si corte? Che fian brevi, locati avessi in lei. Dolci parole umane, Quei prieghi, quelle lagrime, e quel viso, Ch' avrian fatto pietose Le Tigri orride, ircane, Come non t'hanno (oimè) vinto e conquiso? Tutti i mortali anciso Hai tu con un sol colpo, E in duo lumi celesti Gli uman nostri chiudesti. Ma più, che te, Natura e 'l Cielo incolpo, Che fan sì perfett' opra, Perchè vil terra la nasconda e copra. Nulla più (o Ciel ) ne cale Del tuo vago e sereno, Non più splendono a noi stelle nè Sole. Veder pinto il terreno Di gigli, d' amaranti e di viole, Se l'alme luci e sole Ch' avean tant' alme accese, Ond' era più che mai Roma felice, Salía, scorta da tanto e tal splendore? In questo orrido speco, Che ne verran de l'altre a pianger teco. ERASMO DI VALVASONE Nacque da nobilissima famiglia del Friu li. Di lui parla a lungo Giangiuseppe Liruti (Notizie de' Letter. del Friuli T. II. p. 383. ) Visse privatamente e tutto rivolto agli studj. Mori nel suo castello di Valvasone nel 1593. Scrisse la Caccia, le Lagrime di Santa Maria Maddalena, Angeleida, ed altri poemetti; e tradusse in ottava rima la Tebaide di Stazio. SONET TO Leva l'irsuto spoglio al Leon vinto Spegne al fine il Dragon, che mai non dorme: GIOVANNI DELLA CASA Nacque nel 1538. da Pandolfo della Casa, e Lisabetta Tornabuoni, amendue di nobile schiatta Fiorentina, non si sa precisamente dove. Cominciò i suoi studj in Bologna, e li condusse a fine in Roma, Nel 1540. fu ascritto all'Accademia Fiorentina allora istituita. Nel 1544. fu promosso all' arcivescovado di Benevento, ed inviato a Venezia, dove pure ritirossi dopo la morte di Paolo III., per non aver trovato a se favorevole il successore Giulio III. Ritornò tuttavia a Roma nel pontificato di Paolo IV. da cui fu anzi eletto Segretario di Stato. La morte, che lo rapt in età di soli 53. anni nel 1556. lo privò della nomina di Cardinale. Parini lo chiama uno de' principi Scrittori della lingua, anzi il migliore di tutti dopo il Boccaccio; e quegli che senza lasciar d'esser nobile e grave s'accosta forse più d'ogn' altro del suo secolo alla forma del dire semplice e naturale, che si ama nel nostro. Nella lirica egli aprì quasi una nuova scuola, essendosi allontanato dalla maniera petrarchesca, V. le notizie scritte dal C. Giam battista Casotti, e premesse all' edizione de' Classici. Casa Vol. I. SONETT O. Cura, che di timor ti nutri e cresci, Senza sonno le notti; ivi ti duoli Non men di dubbia, che di certa pena. SONETT O. O sonno, o de la queta, umida, ombrosa Sì gravi, ond' è la vita, aspra e nojosa; D' asprezza colme! O notti acerbe è dure! SONETTO. Questa vita mortal, che 'n una e 'n due Prendo, che frutti e fior, gielo ed arsura, E tutto quel, che 'n terra o'n Ciel riluce, SONETT O. Questi palazzi e queste logge or colte Ma genti ardite, d'ogni vizio sciolte Ma 'l mentire abborrian più, che la morte, |