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POESIA LIRICA DE FRANCESI.

PER dar ai lettori una giusta nozione del merito de' primi Lirici Francesi io trascriverò qui ciò che ne dice il celebre Houdard de la Motte alla fine del suo discorso sulla poesia in generale e sull' ode in particolare. Dopo aver parlato de' Lirici Greci e Latini egli aggiugne

"Non restami ora che da dire una parola dell'ode Francese e degli autori, che in` questo genere si sono acquistata maggior "riputazione. In non salirò che fino a Ronsardo, e ciò sarà forse anche troppo; poichè le sue opere non sono oggimai più let"te nè io credo, che molti voglian giudicar per sè medesimi di quel ch'io son ora per » dirne.

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" Ardirò nondimeno affermare, ch' egli nell'imitar Pindaro s'è mostrato buon cono

scitore del suo modello, per modo che an" che ciò, ch'egli prende da Orazio, divien "Pindarico nelle sue mani. Trovansi per tutto » nelle sue odi quelle immagini pompose, quelle "gravi sentenze, quelle metafore e quelle espressioni audaci, che caratterizzano il

"poeta Tebano. Egli si mostra eziandio ben "penetrato da quell' entusiasmo, che traspor

tava Pindaro; ed il cattivo esito dell' imita"tore vien meno dall' aver mal seguito il suo "modello, che dal non aver conosciuto il ge"nio della lingua Francese. 66

Così pensò del Ronsardo il sig. de la Motte o ignorando o non curando il sentimento del Malherbe e del Balzac interamente diverso dal suo. Sappiamo dal Racan amico del Malherbe che questo famoso poeta aveva cancellata la metà delle opere del Ronsard in un esemplare delle poesie di lui, e che, essendogli detto, che dopo la sua morte si sarebbe creduto, ch' egli avesse approvata l'altra metà, cancellò tosto anche quella. Il Balzac nel Trattenimento trentunesimo, dopo aver dichiarato, che non ardisce di dire in pubblico qual caso egli fa del Ronsardo per timore d'esser lapidato dagli adoratori di quella poetica divinità, soggiunge: Egli ha i suoi difetti e quei del suo tempo: non è un poeta intero, ma il principio e la materia d'un poeta.

Ma il Malerba, benchè si altero disprezzator del Ronsardo. non isdegnò talvolta (come osserva il Menagio nelle note alle stanze intito late Consolazione al primo Presidente di Verdun) di prender dai versi di lui qualche buon

pensiero, come già Virgilio traeva qualche gemma dalle immondezze di Ennio.

Il sig. de la Motte passa dal Ronsardo al Malerba, e ne favella nel modo seguente: " II "Malerba ci ha dimostrato nelle sue odi quan "to grande sia il pregio dei pensieri ragio "nevoli e delle espressioni proprie e natu"rali, poichè per non diffondermi troppo io lascio da parte Mainard e Racan, benchè molta nobiltà si trovi nelle odi dell'ultimo, ed in quelle dell'altro molta nettezza. Per questa in particolar modo fu eccellente il Malerba. Il senso ne' suoi versi si presenta chiaro per sè medesimo, ed il felice andamento delle sue frasi ne espone per l' ordinario i pensieri in tutto il lor lume. Le sue descrizioni son vive, giuste le similitudini e scelte, varie le figure, ma non mai troppo ardite, e saggio, come ha detto un gran critico fin anche ne' suoi trasporti egli ha quasi sempre fatto vedere, che il poeta può esser ragionevole senza esser freddo. « Anche il sig. Marmontel parla del Malerba con molta lode nella sua Poetica. " A lui,

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dice egli, deve l'ode francese tutti i progressi, che ha fatti tra noi. Non solo ei "prima d'ogn' altro ci ha fatto sentire di » qual cadenza e di qual armonia son capaci

i versi francesi; ma, ciò che mi sembra più "prezioso ancora, egli ci ha dati dei modelli

nell'arte di variare e di sostenere i movi" menti dell'ode, di spargervi il calore d'una "vcemente eloquenza e quell' apparente di"sordine dei sentimenti e dell' idee, che ren de lo stil passionato.

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Così del merito poetico del Ronsardo e del Malerba han giudicato due dei più accreditati critici francesi, ed io conformandomi, com'è ben giusto, al giudizio loro, darò della lirica del primo un sol breve saggio, e due più estesi di quella del secondo.

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RONSARDO.

NELL' anno 1525 nacque Pietro Ronsardo di nobili genitori in un loro castello del Vandomese. Ancor fanciullo fu paggio del Duca d' Orleans, e da questo ceduto a Giacomo Stuardo passò in Iscozia, ove dimorò più di due anni. Tornato in Francia fu poi dal Du ca d' Orleans impiegato in varj negoziati e spedito con Lazaro Bayf alla Dieta di Spira. Quell' uomo dotto gl'ispirò l'amor delle lettere, pel quale ei si diede interamente allo studio de' poeti Greci e Latini e prese ad imitarli esercitandosi nella poesia Francese. In breve

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tempo acquistò egli in essa tanta celebrità, che fu generalmente appellato principe de'poeti Francesi, finchè non venne il Malerba, che lo rovesciò interamente dal suo principato. Il Boileau finalmente pronunzionne la sentenza inappellabile così parlando di lui:

Ma con diverso metodo il Ronsardo
Tutto confuse regolando tutto.

Piegò l'arte del verso a modo suo ;
E nondimeno ebbe per lungo tempo
Un felice destin. Ma la sua Musa,
In francese latin parlando e greco,
Nella seguente età con un rovescio
Ridicolo poi vide il pedantesco
Fasto di que' suoi dotti paroloni
Ignobilmente rovesciato a terra.

Enrico II, Francesco II, Carlo IX ed Enri co III lo stimaron, l' amaron e lo beneficarono assai. Mori nel 1585 a S. Cosimo di Tours, uno de' suoi beneficj.

Serva di saggio del suo poetare alla maniera di Pindaro la seguente ode diretta ad Enrico II Re di Francia.

STROFE.

Come nobil Signor, che in mano un'aurea Coppa si reca, onor del suo tesoro,

E a questo e a quel poi la presenta, e versa

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