e 5 fu uno de' più celebri avventurieri del suo 9, tempo. Egli aveva trascorsi tutti i mari del Settentrione, e corseggiato anche nel Medio tcrraneo sulle coste d'Affrica. Ferito nella battaglia, in cui il santo di lui fratel9, lo perdette colla vita il regno, se n'era fug. 9 gito per la Svezia in Russia , ove dimord » per qualche tempo alla corte di Jaroslao 99 amico di Sant' Olavo, e padre di Ellisif, 9, ossia di Elisabetta, di cui rimase innamorato 9 Haraldo . Ma questa fu per lunga stagione » insensibile a tutto lo splendore della gloria » di lui e delle azioni eroiche , che andava eseguendo per piacere ad essa, come si ve. 99 de nell'ode, ove si lamenta amaramente del » di lei rigore e disprezzo. Ei la sposò per 9, altro dopo molti anni, duranti i quali avea » girato l'Europa ed il Mediterraneo come go cavalier errante. 66 L'originale dell' ode di Haraldo si legge nella cronaca detta Knillinga e nelle Antichità Daniche del Bartolino alle pagine 155 e seguenti, accompagnato da una version letterale in latino, che io ho volgarizzata nel modo segnente : Lungo tutte le sponde Della Sicilia navigò il mio legno, و Ognun di noi fu strenuo e d'onor degno. spero solcherallo ognora Memore delle pugne di mia gente. Ma una vergine regia Di Russia mi dispregia. Pugnammo il numer loro era maggiore; Di Russia mi dispregia. In quattro scarmi spingevam la pave Sopra l'onde spumanti, Quando il mar gonfio per tempesta grave Sorse , e veniraro i flutti : Ma in breve tempo la vôtammo noi. Inondò il mare i legni carcbi. lo tutti Spero di vincer sempre i rischi suoi. Ma una vergine regia Di Russia mi dispregia, In otto cose esperto Sono assai ben. Combatto coraggioso. Di Russia mi dispregia. Non potrà nè la vergine, che ardito Di Russia mi dispregia. lo colà nato sono, Ove bene i Norvegi incurvan gli archi POESIA LIRICA DEGLI ARABI E DEI PROVENZALI. A R A BI. H. Lo già detto parlando del libro di Giobbe , che San Gregorio e con lui molti eruditi scrittori son d'opinione che Giobbe medesimo di patria Idumeo l'abbia scritto nella propria lingua, cioè nell'arabica, dalla quale Mosè l' abbia poi trasportato all'ebraica. Or se questo è vero, noi dobbiam dire che gli Arabi furono i primi coltivatori della lirica poesia . In quanto pregio fra loro sieno sempre stati i poeti si può vedere in un bell'opuscolo del sig. Francesco del Furia bibliotecario della Laurenziana di Firenze, intitolato Saggio di Poe." sia Arabica , il quale è il primo della collezione d'Opuscoli scientifici e letterarj stampati in Firenze nel 1807. Egli dice che un poema era considerato dagli Arabi come il colmo dell'umano sapere, che produceva fra loro una specie d'emulazione e uno spirito di gara e di rivalità ; per cui alla fiera di و و Alochad concorrevano non solo i negozianti per isparciare le merci loro, ma i poeti eziandio per produrre e recitare a gara le lor composizioni. Quivi si pronunziava il giudizio sopra il merito dei poeti; il vincitore era annoverato fra i sapienti, ed i suoi versi erano conservati ne' tesori dei Re. 99 Uno scrittore Arabo , dice il sig del Fu99 ria , che conservasi nella famosa biblioteca 99 dell' Escuriale Abi-Bacher, ci dà anch'esso. un'esattissima idea dell'origine e de' progressi ► dell'arabica poesia nella sua grand' opera 9 intitolata: Le gemme della letteratura ed il 92 tesoro deo poeti . L'arte poetica, dic' egli , » ne’secoli d'ignoranza ossia avanti l' epoca » di Maometto prima che in altre parti d'A9 rabia fu conosciuta e praticata nelle tribù 99 di Rabiaa. Quivi ebbero i loro natali poeti 9 celebratissimi Agscéo, Tarfa e Mohaldhèl » che fu il primo a scrivere componimenti 9 più lunghi del solito portandoli fino a trenta 9 versi . 66 Da quella tribù passò la poesia in varie altre , ore fiorirono molti insigni poeti ; fra i quali sette sono considerati come i più eccellenti , e furon posti nel numero degli appesi, perchè i poemi loro scritti per pubblico de çreto a' caratteri d'oro sopra stosse di seta |