Sayfadaki görseller
PDF
ePub
[ocr errors]

sue versioni avea più cura dell' eleganza che della fedeltà, non acquietandosi ad esso mostrò desiderio che si fosse trovato l'originale greco da pubblicarsi con nuova e più accurata versione; aggiungendo, che avrebbe fatta opera gratissima a lui ed a tutti gli eruditi chiunque, trovatolo, l'avesse dato alla pubblica luce. Ed è perciò che noi non reputiamo inutile lavoro, il pubblicare per la prima volta alla fine della presente opera questa stessa orazione panegirica, in greco ed in latino. Il testo greco l'abbiamo desunto da quattro Codici manoscritti da noi confrontati: uno della Biblioteca del Santissimo Salvatore di Messina, e gli altri tre della Biblioteca del Collegio de' Gesuiti di Palermo. La versione latina poi si troverà semplicissima, ma eseguita con accurata fedeltà.

XXV. Non molto dopo fiorì Simeone Metafraste, o chiunque sia l'autore del Commentario sulle fatiche e su' viaggi de'Santi Apostoli Pietro e Paolo, pubblicato soltanto in latino dal Surio (1); in greco però ed in latino dai Bollandisti (2). Nel qual Commentario l'autore non discostandosi dalla tradizione comunemente ricevuta, riconosce che S. Pancrazio, ordinato Vescovo da S. Pietro, fu mandato da lui in Taormina di Sicilia, ed asserisce che dal medesimo Principe degli Apostoli fu visitato

(1) Die XXIX Junii.

(2) Eodem die.

allorchè da Antiochia si conduceva a Roma (1).

XXVI. Niceforo Callisto finalmente, nella storia ecclesiastica che scrisse al tempo di Andronico Seniore, pienamente conferma il nostro argomento della missione di S. Pancrazio in Taormina per comando di S. 'Pietro, che stava allora in Antiochia, e dell' illustre martirio da lui consumato sotto Trajano Imperatore (2). Ed altrove rammentando gli uomini apostolici vissuti sino al tempo di Trajano, fra gli altri annovera il nostro S. Pancrazio (3).

(1) Petrus autem Domini Apostolus, cum simulac esset ingressus, multasque Antiochiæ fecisset curationes, et unum Deum in tribus personis iis qui erant congregati, feliciter annunciasset, Marcianum quidem Syracusis in Sicilia, Pancratium autem Tauromenii Episcopum inaugurasset ad Siciliam navigavit. Ibi Tauromenium veniens apud Pancratium virum sapientissimum diversatur: ubi cum Maximum quemdam instruxisset, et baptizasset, cumdemque Episcopum delegisset, Romam venit. (2) Siculorum Ecclesiæ Pancratium aliisque regionibus, insulis, et urbibus Episcopos alios, qui ab eo sacram Christi disciplinam accepissent præposuit. Hist. Eccl. lib. 2. cap. 33.

(3) Lib. 3. cap. 18.

CAPO III.

Della venuta di S. Pietro in Taormina, e dell'ordinazione di Massimo e di altri Vescovi ivi fatta.

I. Molti fra gli eretici, i quali non attendono a ricercare la verità, ma a scemare impudentissimamente la maestà della Romana Chiesa fra le tante follie osano di mettere in mezzo quest' altra: che S. Pietro cioè non venne mai in Roma, nè qui fondò la Chiesa, nè vi piantò la sua Cattedra. A costoro aprì la via di così pensare fra i primi Marsilio Patavino (1), uomo più filosofo e politico che cristiano, e dippiù pubblicamente scomunicato; il quale per acquistare la grazia dell' Imperatore Ludovico il Bavaro, che allora era in discordia col Romano Pontefice, diede alla luce quel pestifero libro, che intitolò Defensor Pacis; e in esso, come pagato per mentire a prò dell' Imperatore, il primo fra tutti con temerario ardimento mosse guerra all' Episcopato di S. Pietro in Roma stimando da questa nuova sentenza tanto più doversi accrescere la giurisdizione imperiale, quanto più l'autorità pontificia venisse a diminuirsi.

(1) Part. 2. Cap. 16.

II. Però Guglielmo Cave (1), sebbene niente amico della Chiesa Romana perchè ingolfato negli errori degli eretici, pure anch'egli, dopo molti difensori religiosissimi della maestà pontificia, non ardì negare, che questa verità del viaggio di S. Pietro in Roma sia così chiaramente, così costantemente, e con tal concorde testimonianza de' Padri confermata, che non possa pel capriccio di alcuno rivocarsi in dubbio.

III. E difatto tal verità confermano gli antichissimi Padri, Ignazio discepolo del medesimo S. Pietro, Papia uditore di S. Giovanni Evangelista, Ireneo seguace di S. Policarpo, Dionisio Corintio, Tertulliano, Caio prete romano, Origene, S. Cipriano, Arnobio, Ottato, S. Girolamo, S. Agostino, ed altri molti testimonii della più remota antichità, certamente superiori ad ogni eccezione, che furono insieme raccolti dall' eruditissimo Pietro Francesco Foggino nella bellissima opera « De Romano Divi Petri itinere et Episcopatu.

IV. Ma sarebbe certamente a desiderarsi che siccome abbiamo non dubbia notizia della venuta di S. Pietro in Roma, così avessimo potuto trovare una tradizione egualmente certa e priva di ogni sospetto delle cose da esso

(1) Scriptor. Ecclesiast. Historia Sæcul. 1, ad ann. Christ. 31.

fatte in quel viaggio imperocchè gli antichi Padri, disdegnando per consueto le prolisse relazioni, lasciarono intatto questo punto; nulla dicendo per quali vie e da chi accompagnato S. Pietro fosse venuto in Roma, che cosa avesse fatto nel viaggio, quai luoghi avesse visitato, e quanti Vescovi ordinato.

V. Nondimeno ciò che gli antichi Padri omisero, il fece il solo Simeone Metafraste, o chiunque egli sia l'autore del Commentario de' Santi Pietro e Paolo (1), il quale sebbene sia assai più recente de' sopracitati Padri, pure è rispetto a noi molto antico; e quindi la di lui autorità è senza dubbio tale, che senza un forte motivo non puossi prudentemente rigettare. In questo monumento dell'antichità l'autore cenna sommariamente i viaggi di S. Pietro, e le Chiese da lui nel corso di essi fondate; c narrando la navigazione di S. Pietro da Antiochia a Roma, che dice avvenuta sotto l'impero di Claudio, aggiunge che l'istesso S. Pietro nel viaggio approdò a Taormina, e che ivi dimorò presso S. Pancrazio, cui prima avea spedito in Sicilia a predicarvi la fede e dippiù che il medesimo Principe degli Apostoli, dimorando in Taormina catechizzò

(1) Apud Socios Bollandi dic 29 Junii de Ss. Petr. et Paul.

« ÖncekiDevam »