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PREFAZIONE DEL TRADUTTORE

Uno de' più grandi ingegni di cui a buon dritto altamente si onora la Sicilia, fu senza fallo l'autore della presente istoria, monsignor Giovanni Di Giovanni. Nato in Taormina il 22 giugno del 1699, visse i migliori anni in Palermo, e qui morì agli 8 di luglio dell'anno 1753, nella non avanzata età di anni 54. Qui occupò delle luminose cariche, a cui la grandezza dell' ingegno, la vastità della dottrina, e la rara esemplarità de' costumi l'avea ben presto chiamato. -Fu canonico della Cattedrale (1), esaminatore sinodale, rettore del

(1) Nell' aula capitolare della Cattedrale di Palermo, dove sono i ritratti di quei canonici che per dottrina pietà, e luminose cariche han decorato il capitolo, vedesi a manca, nel centro della prima fila, quello del Di Giovanni; c sotto vi si legge la seguente iscrizione: Joannes de Joanne tauromenitanus, hujus sanctae metropolitanae ecclesiae canonicus, et supremus regiae monarchiae et apostolicae legationis judex: vir eximia

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VI

Seminario de' chierici, Vicario Capitolare; qualificatore, consultore, avvocato fiscale dell'allora esistente sacra inquisizione e poscia inquisitore, e finalmente Giudice dell' or soppresso Tribunale della Regia Monarchia (1); e sarebbe certamente ad assai più alti gradi salito, se una morte immatura non lo avesse rapito a' viventi.

Però la gloria vera del Di Giovanni sta in quelle grandi produzioni del suo vastissimo ingegno, per le quali si rese celebratissimo non che in Sicilia, ma nelle più colte città d'oltremare e d'oltremonte. Non istaremo qui a farne l'analisi, avendone poc' anzi diffusamente ragionato il sacerdote Alberto Pierallini nella biografia che premise alle Dissertazioni sulla Sto

pietate, omnigenaque doctrina praeditus; et qui primum acri judicio, nullum partium studio, certis tantum monumentis, atque ordine concinniore res siculas illustravil, praeclarissimum hujus collegii, quin et Siciliae totius, ornamentum. Vixit non plus annis LIV, obiit anno MDCCLIII.

(1) Il Tribunale della Regia Monarchia in Sicilia fu soppresso or son tre anni dal regnante Pontefice Pio IX per la Bolla Suprema pubblicata il 10 Ottobre 1867.

ria di Taormina scritte in latino da lui, e da esso Pierallini volgarizzate e pubblicate in Palermo nel 1869; ne daremo soltanto un rapido cenno. La prima opera che manifestò alla Sicilia tutta la vastità della erudizione, e l'instancabile pazienza del Di Giovanni nel ricercare i monumenti dell'antichità, fu quella che pubblicò nel 1736 sulla Sacra Liturgia di Sicilia, e che intitolò De Divinis Siculorum Of ficiis. Tenne dietro ad essa l'opera colossale intitolata Codex Diplomaticus, che avea diviso in cinque volumi, e nella quale avea raccolto ogni fatta di monumenti che riguardano la storia di Sicilia, cominciando dall' era volgare sino ai suoi tempi. Tutti sanno le grandi tempeste suscitate contro l'autore, e le grandi amarezze che dovette soffrire, a cagione delle gare municipali, che la pubblicazione del primo volume fatta nel 1743 eccitò, e come a cagion di esse, arrestatasi la pubblicazione de' quattro susseguenti volumi, siasi smarrito questo grande tesoro della siciliana letteratura. Chi avesse vaghezza di più estese notizie di questa celebre controversia potrebbe consultare il Prospetto

della Storia letteraria di Sicilia nel secolo XVIII di Domenico Scinà, e la Biografia del Di Giovanni scritta dal Pierallini sopra citato. Quasi a rifarsi dalle persecuzioni sofferte metteva fuori nel 1748 un' altra non men pregevole opera che è l'Ebraismo in Sicilia, ossia la storia della dimora fatta dagli Ebrei in quest' isola, nella quale espone lo stato degli Ebrei fra noi, ed enumera tutte le comunità di essi che erano state in diversi tempi ed in diversi paesi di Sicilia, sino a che nel 1492 ne furono discacciati da Ferdinando il Cattolico. Dopo d'avere nella qualità di rettore del Seminario Arcivescovile di Palermo riformata la disciplina, riordinati gli studii, ed ottenuto dal Pontefice Benedetto XIV agli Arcivescovi di Palermo il dritto di conferire la laurea dottorale agli studenti in detto Seminario (1), si suscitarono contro lui nuove tempeste, che possono leggersi ne' sopracitati scrittori; ed egli

(1) Pubblicheremo in fine di quest'opera la Bolla corrispondente in segno di grato animo della città di Palermo a quella di Taormina per esserne stato il Di Giovanni caldissimo promotore.

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