Sayfadaki görseller
PDF
ePub
[graphic][subsumed][subsumed][subsumed][subsumed][subsumed][subsumed][subsumed]

E non sereno, e non intero e schietto,
Anzi pien di travaglio e di lamento
Al cor mi discendea tanto diletto?

Dimmi, tenero core, or che spavento,
Che angoscia era la tua fra quel pensiero
Presso al qual t'era noia ogni contento?

Quel pensier che nel dì, che lusinghiero
Ti si offeriva nella notte, quando
Tutto queto parea nell' emisfero :

Tu inquieto, e felice e miserando,
M' affaticavi in su le piume il fianco,
Ad ogni or fortemente palpitando.

E dove io tristo ed affannato e stanco
Gli occhi al sonno chiudea, come per febre
Rotto e deliro il sonno venía manco.

Oh come viva in mezzo alle tenebre
Sorgea la dolce imago, e gli occhi chiusi
La contemplavan sotto alle palpebre!
Oh come soavissimi diffusi

Moti per l'ossa mi serpeano! oh come
Mille nell' alma instabili, confusi

Pensieri si volgean! qual tra le chiome
D' antica selva zefiro scorrendo,

Un lungo, incerto mormorar ne prome.

E mentre io tacio, e mentr' io non contendo, Che dicevi, o mio cor, che si partia Quella per che penando ivi e battendo?

Il cuocer non più tosto io mi sentia
Della vampa d' amor, che il venticello
Che l'aleggiava, volossene via.

Senza senno io giacea sul dì novello,
E i destrier che dovean farmi deserto
Battean la zampa sotto al patrio ostello.
Ed io timido e cheto ed inesperto,
Vêr lo balcone al buio protendea
L'orecchio avido e l'occhio indarno aperto,
La voce ad ascoltar, se ne dovea
Di quelle labbra uscir, ch' ultima fosse;
La voce, ch' altro il cielo, ahi, mi togliea.
Quante volte plebea voce percosse

Il dubitoso orecchio, e un gel mi prese,
E il core in forse a palpitar si mosse!
E poi che finalmente mi discese
La cara voce al core, e de' cavai
E delle rote il romorio s' intese;

Orbo rimaso allor, mi rannicchiai
Palpitando nel letto e, chiusi gli occhi,

[graphic][subsumed][subsumed][subsumed]

XI.

IL PASSERO SOLITARIO.

D' in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno

Brilla nell' aria, e per li campi esulta,
Sì ch' a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,

Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,

LEOPARDI.

Non ti cal d' allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi

Dell' anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia

Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,

E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,

Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;

Quasi romito, e strano

Al mio loco natio,

Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch' omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa

La gioventù del loco

Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa

Rimota parte alla campagna uscendo,

Ogni diletto e gioco

Indugio in altro tempo: e intanto il guardo

Steso nell' aria aprica

Mi fere il Sol che tra lontani monti,

[graphic][subsumed][subsumed][subsumed][subsumed][subsumed][subsumed][subsumed]
« ÖncekiDevam »