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Enrico Stefano, usarono volonterosamente di quelle squi̟-
site, profonde e peregrine illustrazioni. Gli altri manoscritti
di minore importanza sono conservati nella biblioteca pa-
terna1.

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multum superatur alio, non plane sed paene absoluto, COLLECTIONE FRAG-
MENTORUM QUINQUAGINTA PATRUM, quam in litteris ad me datis magna
laude ornavit harum rerum arbiter insignis, clarissimus Thilo, professor
Halensis. Ad medium fere perductus est COMMENTARIUS doctissimus IN
JULII AFRICANI CESTOS. Accedit ingens schedularum copia, quae OBSER-
VATIONES Continent IN SCRIPTORES PLURIMOS. Ex his deprompsimus quae-
dam, quae nondum erant ab editoribus occupata: emendationum autem a
Bentleio, Reiskio, aliis criticis viro optimo occupatarum ut numerus est per-
magnus, ita reliquis magnae est commendationi. Mentionem fieri oportet
praesertim PLATONIS, DIONYSII HALICARNASSEI, FRONTONIS, DEMETRII
PHALEREI, THEONIS SOPHISTAE, in quos scriptores plurima viri praestan-
tissimi observata penes nos sunt; praeterea collectiones grammaticae plenissi-
mae de structura et usu vocum ἄλλος άλλως, ἑξῆς, πλέον et aliorum com-
parativorum apud seriores, de praepositione apa signif. PROPTER, de dios,
idiotys, loiws signif. SINGULARIS, MIRABILIS, et al. Etiam quae prius edita
erant, DISCORSO SOPRA MOSCO in SPETTATORE. Milano, 1816, 57, p. 173 sqq.
DISCORSO SOPRA LA BаTRACOMIOMACHIA, ibid. 43, p. 50 sqq. (ristampata
dal Berger de Xivrey e dal Bothe nel terzo volume della sua Odissea),
DELLA FAMA AVUTA DA ORAZIO PRESSO GLI ANTICHI, ibid. 66, p. 133 sqq.,
de PHILONIS JUD. SERMONIBUS TRIBUS INEDITIS in EFFEMERIDI LETTERARIE
DI ROMA, 1822, t. 9, p. 257 sqq. (e in Venezia anno medesimo), de CICERONIS
LIBRIS DE REPUB. ibid. p. 333 sqq. de EUSEBII CHRON. EX ARMEN. ED.
ibid. 1823, t. 10, p. 101 sqq. (Annotazioni sopra la Cronaca di Eusebio pub-
blicata l'anno 1818 in Milano dai dottori Angelo Mai e Giovanni Zohrab,
scritte l'anno appresso dal conte Giacomo Leopardi a un amico suo, Roma
1823), et alia, ea posterioribus curis multum aucta mihi tradidit vir illustris.
Omnia haec, ut res fert, vel integra vel excerpta, volente auctore excellen-
tissimo, typis data occasione mandabimus: brevem autem hanc observationum
quasi promulsin, quæ nobis judicibus neque novitate caret neque probabilitate,
aequi bonique consulas. DR. L. DE SINNER.

Oltre alle cose dianzi notate, il nobilissimo filologo alemanno mi signi-
ficò di possedere: Un brano sopra Celso, De arte dicendi; un brano sopra
il preteso Longino; un brano sopra il Dionigi d' Alicarnasso pubblicato dal
Mai, al Giordani; alcune chiose sopra Floro; un brano sopra l' Impresa e
le Cose greche di Senofonte; una dissertazione sopra le Arpie; un buon
numero di Vari pensieri critici, altri finiti, altri solamente abbozzati. Keto.
Sarebbe assai da desiderare che venisse un giorno nel quale non fosse
impossibile di pubblicare una scelta di COSE FILOLOGICHE o di AFORISMI
CRITICI DI GIACOMO LEOPARDI.

1 Il catalogo che segue in questa nota, insieme con quello contenuto nella precedente e col poemetto citato nella susseguente, formano la somma di tutte le cose stampate o manoscritte del Leopardi, per imperfezione o per ispecialità filologica, non deputate da lui ad essere pubblicate o ristampate in questa edizione, la quale egli era per dichiarare SOLA APPROVATA DALL' AUTORE.

Storia dell' astronomia dalla sua origine fino all' anno 1811; Discorso sopra la vita e le opere di Marco Cornelio Frontone; De vita et scriptis Elii Aristidis Commentarius; De vita et scriptis Hermogenis Commentarius; De vita et scriptis Marci Cornelii Frontonis Commentarius; De vita et scriptis Dionis Chrysostomi Commentarius (questi ed altri si fatti zibaldoni erano considerati dall' Autore piuttosto come selva di studi e di esercitazioni della prima età, che come manoscritti; nè gli ultimi quattro sono altro che i primi abbozzi del manoscritto fidato poscia al de Sinner col titolo di Commentarii de vita et scriptis rhetorum quorundam qui secundo post Christi saeculo vel primo declinante vixerunt); Notizie storiche e geografiche sulla città e chiesa arcivescovile di Damiata, Loreto 1815; La guerra de'

1863

A quattordici anni fu preconizzato per un gran portento di sapere dal grande e credibile divinatore degl' ingegni patrii, Pietro Giordani, dal Cancellieri, dal celebre filologo svedese Akerblad; e poscia, di mano in mano, dal Niebuhr, dal Walz, dal Thilo, dal Bothe, dal Creuzer, dal Boissonade e da altri innumerabili. 1 E chi volesse arrecare tutte le testimonianze che rendettero del suo sterminato sapere i più celebri filologhi tedeschi, inglesi e francesi, farebbe opera incredibilmente voluminosa.

Studiato i greci e i latini e domandata la misteriosa causa del dolore a tutto l'Occidente antico, corse senza troppo indugiarsi nel medio (dove il dolore non era più mistero), a domandarla all' odierno. Dante e il suo figliuolo Shakspeare risposero finalmente alla sua domanda, e gli dimostrarono l'universo sotto tutte le forme onde interpretava sè stesso. Ed allora il Leopardi applicò all' universo il primo elemento del suo proprio ingegno, la sua fantasia; e si rivelò gran poeta.

topi e delle rane, poema, traduzione inedita dal greco del conte Giacomo Leopardi, Milano 1816 (e in molte altre città d' Italia); Saggio di traduzione dell Odissea del conte Giacomo Leopardi, canto primo, Milano, Spettatore, quaderno 55, 1816; Continuazione e fine del saggio di traduzione dell' Odissea, îbid. quad. 56, 1816; Poesie di Mosco, traduzione inedita del conte Giacomo Leopardi, ibid. quad. 58, 59, 60, 61 e 62, 1816; La Torta, poemetto d'autore incerto, tradotto dal latino pel conte Giacomo Leopardi, ibid. quad. 68, 1817, e Recanati 1822; Titanomachia di Esiodo, traduzione di Giacomo Leopardi, ibid. quad. 77, 1817; libro secondo dell' Eneide, traduzione del conte Giacomo Leopardi, Milano 1817; Inno a Nettuno d'incerto autore, novamente scoperto, traduzione dal greco del conte Giacomo Leopardi, Milano 1817 (alla versione dell' inno seguitavano due odi greche); sei Idilli, due Elegie, cinque Sonetti alla mattaccina, il Volgarizzamento della satira di Simonide contro alle donne e le Annotazioni critiche ai Canti nell' edizione dei medesimi, Bologna 1826; Rime di Francesco Petrarca, colla interpretazione composta dal conte Giacomo Leopardi, Milano 1826, e Firenze 1839; Crestomazia italiana, cioè, scelta di luoghi insigni o per sentimento o per locuzione, raccolti dagli scritti italiani in prosa di autori eccellenti d'ogni secolo, per cura del conte Giacomo Leopardi, Milano 1827; Crestomazia italiana poetica, cioè, scelta di luoghi in verso italiano insigni per sentimento o per locuzione, raccolti e distribuiti secondo i tempi degli autori, dal conte Giacomo Leopardi, Milano 1828.

Non si è mai saputo che il Leopardi volgarizzasse i Caratteri di Teofrasto, come il chiarissimo professor Ignazio Montanari di Pesaro, per solo errore, stampò di aver letto nel quaderno 33 del Progresso, Napoli 1837, dove mai non fu detta una cosa tale.

1 Comes Jacobus Leopardius, recanatensis picens, quem Italiae suae jam nunc conspicuum ornamentum esse, popularibus meis nuntio, in diesque eum ad majorem claritatem perventurum esse, spondeo; ego vero qui candidissimum praeclari adolescentis ingenium, non secus quam egregiam doctrinam, valde diligam, omni ejus honore et incremento laetabor. Niebuhrius, in præfatione ad Flavii Merobaudis carmina, ed. 2, p. 13.

Leopardus, comes recanatensis, vir in his litteris inter Italos facile princeps, et quæ seqq. Walz in epistola critica ad Boissonadium.

Il celebre Thilo, professore di teologia nell' università di Halle, volle dedicargli la sua preziosa edizione degl' Inni di Sinesio.

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I Pensieri e i Paralipomeni1 sono la manifestazione di questo triplice e spaventevole sorriso2.

Tale fu l'ingegno del Leopardi, e tale la sua storia, considerato nella sua costanza o, se eziandio si voglia, nella sua forma intrinseca. La forma estrinseca, nella quale esso si manifestò agli altri uomini, fu la più bella che fosse mai assunta dalla più bella lingua parlata. Egli scriveva greco, latino e italiano antico da mentire un antico: e come nel 17 i filologhi tedeschi avevano tolte per antiche e vere due Odi greche (l' una ad Amore e l'altra alla Luna) e un Inno a Nettuno, medesimamente greco, del quale fu finta darsi la sola versione e le note; così nel 26 il Cesari tolse per antico e vero testo di lingua il Volgarizzamento del Martirio de' santi padri. Ma la forma vera e spontanea in cui quel prodigioso ingegno si manifestò, e nella quale noi dobbiamo veramente studiarlo, fu la lingua italiana odierna. In questa egli sciolse l'antico problema di dire tutto puramente e potentemente; e mostrò che il grande scrittore dee e può essere giusto sovrano e non oppresso suddito della lingua. Mai nessun linguaggio umano non ubbidì più spontaneamente a nessun uomo di quel che la nostra lingua ubbidisse a questo inimitabile scrittore. Forte ed avventato nei primi sdegni concitati in lui da quel dolore ch' egli sentiva palpitare non meno nella sua propria vita che nell' universale, fiero e terribile nella disperazione che gliene seguì, grave ed ineffabilmente semplicissimo nel sopore della stanca rassegnazione ch' ultimamente lo invase, il suo stile rappresentò a un tempo la varietà, l'unità e la perfezione dell' universo, disse tutto in tutti i modi in cui poteva essere detto, e fu grande e vivo esempio che la parola umana è, se può arrischiarsi il vocabolo, la sintesi del mondo, e si arresta solo nel confine che separa il mondo dall' infinito.

Oltre a così potenti cagioni, l'incanto che il suo stile operava o in versi o in prosa, consisteva nella perfezione della proprietà e dell' ordinamento delle parole. Egli ritrasse l' artifizio dal cinquecento, la semplicità dal trecento, e l' essere proprio e particolare del suo stile, prima dai greci, sommo esempio di perfetto, e poi dal suo secolo e da sè stesso, onde

1 Paralipomeni della Batracomiomachia, di Giacomo Leopardi, Parigi 1842. Poemetto in ottava rima e in otto canti.

2 Le poesie e le prose del Leopardi sono state, in tutto o in parte, traslatate da diversi in diverse lingue moderne, come nella tedesca dal Kannegiesser, dal Bothe, dallo Schulz, dallo Henschel e da altri assai. Non altrimenti che dai più grandi filologhi odierni, egli è stato ammirato e celebrato eziandio dai più grandi scrittori. Ma non si è giudicato conveniente di pubblicarne tutte le testimonianze in questa edizione, in primo luogo, perchè la sua mole ne sarebbe troppo smisuratamente cresciuta, e in secondo luogo, perchè il meglio si è di rappresentare il Leopardi stesso al giudizio dell' universale.

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