Duolsi di Laura, ch'ella non penetri con gli occhi nel fondo del suo cuore. Cosi potess' io ben chiuder in versi I miei pensier, come nel cor li chiudo; Ma voi, occhi beati, ond' io soffersi Quel colpo ove non valse elmo nè scudo, Versi 1-2. Piacesse a Dio che io potessi chiuder così bene in versi i miei pensieri come io li chiudo nel cuore, cioè dar pienamente e perfettamente ad intendere quello che io penso. 5-4. Che non fu mai al mondo anima così cruda, che io non fossi per muovere a pietà di me, se potessi esprimere i miei pensieri nel modo che ho detto.-5. Onde. Dai quali. Soffersi. Cioè ricevetti, ebbi, riportai.-6. Ove. Contro il quale.-7. Di for. Di fuori. Ignudo. Scoperto.-8. Cioè, benchè io non esprima quello che io sen to.-9-10. Cioè, poichè la vostra vista penetra in me come raggio di sole in vetro.-14. Vi basti dunque il desiderio, la volontà, che io avrei di perfettamente esprimere i miei pensieri, senza che io gli esprima in effetto. · 12-14. In questi versi il Poeta parla copertamente, e accenna qualche cosa saputa ed intesa solo da esso e da Laura. Non a Maria, non nocque a Pietro vuol dire: non fu di pregiudizio a Maria Maddalena nè a Pietro apostolo. Nemica è preso qui per dan nosa. SONETTO LXV. Non vorrebbe più amar quell' oggetto che, rivedendo, è forzato di riamare. Io son dell' aspettar omai si vinto E della lunga guerra de' sospiri, Ch'i'aggio in odio la speme e i desiri, Ma'l bel viso leggiadro che dipinto Porto nel petto, e veggio ove ch' io miri, Di libertà mi fu precisa e tolta: Che mal si segue ciò ch' agli occhi aggrada. Deplora la libertà già perduta, e l' infelicità del suo stato presente. Ahi, bella libertà, come tu m'hai, Nè mi lece ascoltar chi non ragiona Della mia morte; che sol del suo nome Nė i pié sanno altra via, nè le man come Versi 1-4. Cioè: oh come, dopo che io ho perduta la mia libertà, ho conosciuto quel che ella era, cioè a dire quanto era dolce! Il primo strale significa la prima vista di Laura. Guarrò sta per guarirò. — 5. Invaghiro allor si de' lor guai. S'invaghirono del loro proprio male sì fattamente. 6. Ivi. In loro, cioè negli occhi. Ovvero, in quella vaghezza che essi hanno dei loro guai.-7. Ogni opera mortale. Ogni creatura mortale fuori di Laura. - 8. Da prima. Da principio. Da che ebbi veduto Laura. -9-11. E non posso dare orecchio a chi non parla di Laura, ad altri che a - SONETTO LXVII. Mostra ad un amico qual sia la strada a tenersi; ma confessa ch' ei l'ha smarrita. Poi che voi ed io più volte abbiam provato Dietr' a quel sommo ben che mai non spiace Questa vita terrena è quasi un prato Anzi l'estremo di queta giammai, Seguite i pochi, e non la volgar gente. Mostrando altrui la via dove sovente Verso 1. Voi. Scrive a un amico. 2. Torna fallace. Riesce vano, ingannevole.-3-4. Innalzate il cuore a un più felice stato, seguitando quel bene sommo che mai non viene a noia, cioè Dio. 6. Che. Nel quale. 7. Alcuna sua vista. Alcuna cosa che in essa vita si vegga, apparisca. 8. E. Questo è. Ciò non è per altro SONETTO LXVIII. Pensando alle varie cagioni del suo innamoramento, commovesi al pianto. Quella fenestra ove l'un Sol si vede Quando a lui piace, e l' altro in su la nona: Con quanti luoghi sua bella persona E la nova stagion che d'anno in anno Altamente confitte in mezzo 'l core; Verso 1. Quella fenestra. Cioè 6. Seco si ragiona. Ragiona seco medesima, co' suoi pensieri. 7. E tutti quei luoghi, e ogni qual si sia luogo, che il suo bel corpo. - 8. Disegnò col piede. Segnò col piede, cioè impresse delle sue orme, calcò. 9. E l' acerbo luogo dove io fui côlto, sopraggiunto da Amore, cioè, dove io vidi Laura e me ne accesi. 10. La nova stagion. Il tempo di primavera. D'anno in anno. Ciascun anno. 11. Rinfresca. Rincrudisce. In quel di. Nel dì che m'aggiunse Amore. Cioè nel sesto di aprile, nel quale io vidi Laura la prima volta. 13. Altamente. Profondamente. SONETTO LXIX. Sa quanto il mondo è vano. Combattè inutilmente finora; nondimeno spera di vincerlo. Lasso, ben so che dolorose prede Di noi fa quella ch' a null' uom perdona; E che rapidamente n'abbandona Il mondo, e picciol tempo ne tien fede. E già l'ultimo di nel cor mi tuona: Ne portan gli anni; e non ricevo inganno, La voglia e la ragion combattut' hanno Sette e sett' anni; e vincerà il migliore, suno. - Verso 2. Quella ch'a null'uom perdona. La morte. Nullo significa nes-3. N'abbandona. Ci abbandona.-4. E picciol tempo ne tien fede. E che esso mondo non ci serba fede, non ci resta fedele, se non per poco tempo.-5. Veggo le molte pene sofferte per amore, essere scarsamente ricompensate. -7. Per tutto questo. Con tutto questo. Tutto ciò non ostante. 8. L'usato tributo. Il solito tributo, cioè quel delle lagrime. Agli occhi. Agli occhi miei. 10-14. Ne portan gli anni. Cioè, accumulati gli uni cogli altri, fanno presto gli anni. E non ricevo inganno, Ma forza as sai maggior che d'arti maghe. B non sono già ingannato, e non manco di vedere la verità, ma ricevo forza, cioè mi è fatta forza, molto maggiore che non sarebbe quella di qualche arte magica.-12. La voglia. L'appetito. Combattut' hanno. Hanno combattuto tra loro. - 15. Sette e sett'anni. Per ispazio di quattordici anni. Il migliore. La migliore delle due cose sopraddette, cioè la ragione. 14. Se egli è dato ad un'anima quaggiù in terra, di presentire con verità un ben futuro. Cioè: se il presentimento che io ho,non è vano. SONETTO LXX. Per nascondere alla gente le sue angosce amorose, ride, e finge allegrezza. Cesare, poi che 'l traditor d'Egitto Li fece il don dell' onorata testa, Pianse per gli occhi fuor, siccome è scritto; Rise fra gente lagrimosa e mesta, Sua passion sotto 'l contrario manto Facciol perch' i' non ho se non quest' una |