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trario di quello che hanno fatto tutti gli altri re, e che fanno il resto dei Francesi, i quali molte nobili e gran fabbriche hanno cominciato e cominciano, e nessuna ne forniscono; ma esso vuole dar fine alle cominciate dai suoi predecessori senza farne di nuove, il che gli darà maggior lode e maggior riputazione, come quelle di Fontanablò e di San Germano, che sono le reliquie della magnificenza del gran re Francesco. Fa anco a Parigi una galleria o loggia, che anderà dal suo palazzo del Louvre fino alle Tuileries, e sarà lunga come di qui alla Giudecca, e forse più, é fabbrica in quel palazzo e giardino, dove anco ha fatto una gran terrazza per passeggiare, come pure ha intenzione di fare in altri palazzi cominciati dai re passati; e se vive in pace, se non li fornirà tutti, vi mancherà certo poco. A queste spese ha applicato cinque mila scudi il mese, e niente più, sebbene dopo la presa di Amiens mi dicesse che voleva applicarvi d'avvantaggio.

Diede principio al nobilissimo ramo, di dove è scaturito questo gran re, Roberto conte di Chiaramonte figliuolo di Lodovico IX il santo, e di Beatrice erede della baronia di Bourbon, dalla quale ha poi avuto il cognome la loro discendenza, sebbene nel resto essi siano della casa reale di Francia; ed è cosa meravigliosa che di undici o dodici rami, che fino al tempo di Carlo VI e Lodovico XI si ritrovavano in essere del sangue reale, tutti siano estinti al presente, da questo di Borbone in poi, nel quale sono anco ben pochi, e i più lontani di tutti; perchè di Giovanni di Bourbon, conte di Vandomo, furono due figliuoli, Francesco, primo duca di Bourbon, e Lodovico principe della Rocca Surion (RocheSur-Yon), il quale, per la moglie, fu dopo conte di Montpensier. Di Francesco nacque Carlo duca di Vandomo, il quale ebbe tre figliuoli; Antonio, che per la moglie, come ho detto, successe nel regno di Navarra, e fu padre di Sua Maestà e di madama Caterina sua sorella, che deve aver quattr' anni manco del re; Carlo secondo, il vecchio, cardinal di Bourbon, il quale nel principio di questi torbidi si dichiarò capo della lega, come prossimo, secondo lui, successore della corona;

e il terzo fu Lodovico principe di Condè. A questo succederono per figliuoli Enrico principe di Condè, che è morto, Francesco principe di Conty, che vive, e del quale ragionerò poi, Carlo cardinale di Bourbon, il giovane, ch'anch'esso non è più in vita, e Carlo conte di Soissons presente. Di Enrico principe di Condè è nato Enrico presente principe di Condè, il quale, per nascere dal fratello maggiore di questi quattro ultimi, è anco il più prossimo successore della corona. A Lodovico poi, principe della Rocca Surion e conte di Montpensier, successe Lodovico suo figliuolo; a questo, Francesco duca di Montpensier, e a lui suo figliuolo Enrico di Bourbon duca di Montpensier presente; di modo che i principi del sangue non sono oggi che quattro, senza Sua Maestà: il principe di Condé, il principe di Conty, il conte di Soissons, e il duca di Montpensier, e tutti sono senza figliuoli, nè altri hanno moglie che Sua Maestà, il principe di Conty e il duca di Montpensier, che l' ha presa, come ho detto, già poco; i quali, quando altro non fosse, che però Dio ci guardi, l'uno dopo l'altro, secondo l'ordine da me raccontato, succederebbono alla corona.

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Questa successione nel più prossimo maschio non è già per legge comune, secondo la disposizione della quale, in difetto di maschi, potrebbono succedere anco le femmine, nè manco secondo una opinione antica nutrita in molti che sia in virtù d'una legge da loro nominata Salica, perchè in effetto io non l'ho mai potuta vedere nè leggere, perchè non c'è, come si può comprovare per i più antichi e celebri scrittori che abbiano mandato a' posteri la memoria delle cose loro; perchè se questo fosse, nella prima e nella seconda linea il regno saria andato indiviso ad un solo, nè saria stato molte volte diviso tra i fratelli. Ma questo avviene più presto per un'antica e non mai interrotta consuetudine osservata fin nella prima linea, la quale solo escluse sempre le femmine, ma molto più nella terza, che anco fece sempre, e per legge e per giudicj, capitar la corona in un solo; cosa che non fu fatta nella seconda, perchè non vi fu occasione di farlo; e però quantunque Childerico, figliuolo di Clodoveo, nella prima,

lasciasse due figliuole, esse non succederono, ma il fratello di lui nominato Clotario; e il simile successe a Cariberto figliuolo di detto Clotario, in loco del quale entrò Sigilberto suo fratello, ad esclusione di tre figliuole che aveva. Nella terza linea furono anco più spessi e più frequenti gli esempj, come quando Filippo V il Lungo, figliuolo di Filippo il Bello, successe a Lodovico X soprannominato Hutin o Mutin, suo fratello, tutto che vi fosse Giovanna sua figliuola legittima; e Carlo il Bello con l'istessa via successe a Filippo. Per questa medesima cagione Lodovico XII entrò al regno dopo Carlo VIII, sebbene aveva due sorelle maggiori, Anna e Giovanna, figliuole di Lodovico XI suo padre; e Francesco I escluse Claudia e Renea nate di Lodovico XII suo predecessore; il che è anco avvenuto al presente a questo re, sebbene vi sono state Isabella, Claudia e Margherita sua moglie, tutte tre sorelle dei re passati. E sebbene Odoardo III re d'Inghilterra, come discendente e nepote per figliuola di Filippo il Bello sopradetto, pretendesse, nel 1328, voler, nella successione di Carlo il Bello figliuolo di Filippo, essere anteposto a Filippo conte di Valois, il quale nasceva dal conte Carlo fu fratello del detto Filippo, tuttavia i tre stati convocati a Parigi determinarono che la corona si dovesse a Filippo, come in effetto l'ebbe ad esclusione di Odoardo, dove anco furono benissimo discusse le ragioni così dell' una come dell' altra parte; il che maggiormente comprobò e confermò la forma e l'ordine del succedere sopradetto. Da questo nacque che, non lasciando da allora in poi gl' Inglesi d'intitolarsi per re di Francia, quasi per derisione, chiamassero Filippo sempre con titolo di Valois senza nominarlo per re, come faceva la Lega e gli Spagnuoli, i quali al presente re dicevano il Bearnese, o il principe di Bearne, tuttochè fosse il vero, certo e legittimo successore della corona, la quale in lúi per ogni ragione perveniva, per esser restato il primo della casa e sangue reale di Francia. Da tutte queste cose si può ragionevolmente concludere, la legge Salica non esser quella che esclude le femmine nè i secondogeniti o i fratelli dalla corona, ma un' antica e non mai interrotta consuetudine appoggiata ad un numero di tanti e così

singolari esempj, sostentata da legge fatta da quelli della terza linea, e così fermata ed approvata poi dal giudicio solenne dei tre stati. In virtù di che, retrotraendo il presente re la sua origine per dieci gradi, è pervenuto finalmente a quella corona, la quale se la natura gli diede, e l'altrui ambizione immoderata quasi gli tolse, il suo valore invitto gli ha reso. Il che è quanto posso dire intorno alle regie condizioni e virtù della Maestà Sua. Ha il re anco un fratello naturale, nominato Antonio, che è al presente vescovo di Roano, e predicato per uomo da bene e di buona vita, e ricco di beni di chiesa; ma di esso non parlerò per non appartener a quegli affari de' quali ́ principalmente mi sono proposto di parlare davanti all' Eccellenze Vostre.

Viene per secondo, come ho detto, il principe di Conde. Questo al presente è di età di nove anni. Nacque nel 1588 il primo di settembre, sei mesi dopo la morte di Enrico principe di Condé suo padre e della seconda moglie, perchè prima ebbe Maria di Cleves (sorella di Anieta duchessa di Nevers e di Caterina duchessa di Guisa, tutte tre eredi di Francesco di Cleves duca di Nevers), dalla quale ebbe una figliuola nominata Caterina, ch'era a mio tempo in corte, e si diceval madamigella di Bourbon, ma morì nel principio della mia ambascieria, per il che le zie ereditarono forse 20,000 scudi d'entrata per una. Di Carlotta Caterina poi della Tramoglia, seconda moglie, ebbe Leonora primogenita, che si dice madamigella senz'altra addizione, e questa tuttavia vive, di età di dodici anni, e il principe. Egli è di statura forse picciola, ma molto ben formato, di volto bellissimo, di pelo biondo, di carne bianca e vermiglia, e ognuno dice, dopo che si è fatto cattolico, esser anco cresciuto in bellezza d'ávvantaggio; il che è appunto il contrario di quello che sono soliti di fare i piccioli figliuoli de' Francesi, i quali col crescer dell' età scemano di beltà e vaghezza. Di spirito è molto vivace e pronto, apprende quanto gli viene insegnato con gran prestezza e tutto fa bene; di modo che se Dio Nostro Signore avrà destinato che succeda un di alla corona, si può sperare, da questi principj, che abbia ad esser un gran re. Sua Maestà

APPENDICE.

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l'ha posto in governo del signor marchese Pisani (1), che è cavaliere tanto compito, come ben sanno l'EE. VV. (2); e certo nel farlo instruire di tutte quelle cose che sono da sapersi da un gran principe egli non manca, e per essere egli stato tanto tempo ambasciatore per quella corona in Spagna ed in Italia, dove ha preso tutto il buono di queste nazioni, procura anco di allevarlo per queste vie, e non alla francese assolutamente; il che causerà che così sarà più atto a reggere quel popolo, se Dio glielo darà in sorte.

Nel principio pareva che il re avesse intenzione di formargli la corte, e trattarlo come prossimo successore suo, ma sebbene per tale lo tratti, la corte però non si è fatta, e questo dicono esser nato perchè vedendo che la nobiltà cominciava a confluir a lui, se ne sia un poco ingelosito, prevedendo molto bene da lontano, come prudentissimo principe, il disordine che ne potria succedere; e però lo tiene un poco ristretto, e il signor marchese, che conosce benissimo l'umore del re, procura anco d'allevarlo con concetti molto lontani da questo ; tanto che la lettera credenziale istessa, che V. S. gli mandò per il signor mio successore, non volle sua signoria che l'aprisse, e la diede così sigillata al re.

Ha di suo patrimonio il principe forse 20,000 scudi d'entrata, e 16,000 ne aveva dal re, ma dopo che fossimo a Roano ne ha assegnato altri 9000 per trattenimento suo e della sorella sopra le ricette di Roano e di Orleans, ed altri 10,000 ne avrà per la madre, sì che, tra questi e il governo di Guienna, potrà avere da 80,000 scudi da spender per trattenimento così suo, come della madre e della sorella, dal che nasce che la sua corte non sia molto grande e ragguardevole. Questa strettezza fu causa che, per potersi sostentare con maggior onorevolezza, la madre supplicasse al re di poterlo condur più vicino a Parigi e star tutti insieme, perchè essendo essa necessitata di star quasi sem

(1) Giovanni di Vivonne marchese di Pisany, stato già ambasciatore a Roma per Enrico III.

(2) Dice così perchè il Vivonne, mandato nel 1592 da Enrico IV per esplorare l'animo di Clemente VIII, avendo inteso che non sarebbe stato ricevuto, si trattenne in Venezia nel tempo di quella trattativa. Mori nell' ottobre del 1599.

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