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della quale non ha mai voluto saper cosa alcuna, come avvisai, e l'ho detto altrove. Il re, che è in mezzo tra i parlamenti e il pontefice, per ogni via, per non intorbidar le cose, procura, dove può, dar soddisfazione e all'una e all'altra parte, e in tutte le occasioni predica anco l'obbligazione che, come re cristianissimo e cattolico, ha alla Santità Sua; e quanto più stimerà che sia manco affezionata a Spagna, tanto più le porterà amore.

All' imperatore (1) non può aver troppo affetto Sua Maestà, e basterà solo dire che è della casa d'Austria, cognato e nipote del re di Spagna, senza considerare che da quella parte non le è venuto mai altro che pregiudizj, così nei tempi antichi, per rispetto delle cose della precedenza, come al presente, per aver sempre l'imperatore favorito le levate d'Alemanni fatte dal re cattolico, ed impedite le suc,

Tiene però Sua Maestà strettissima intelligenza con tutti i principi e città, protestanti di Germania, e con tutti quelli in somma che conosce non dipender nè esser troppo bene affetti alla casa d'Austria, perchè da questi, secondo le occasioni, e innanzi e dopo il suo avvenimento alla corona, ha ricevuto, e può ricevere, notabilissimi servizj, così di gente come di denari.

L'amicizia poi che ha con la regina d'Inghilterra è un amore ch'è tutto fondato sull'utile e sulla necessità, perchè, questa cessata, quanto a me credo che ve ne saria poca, essendo grandi le cause degli odj che devono essere tra l'una e l'altra nazione, delle quali si legge che dal 1012 fino al 1558, che è lo spazio di 546 anni, abbiano avuto 60 guerre tra di loro; nè tralascia anco la regina, come hanno fatto i suoi predecessori, d' intitolarsi regina di Francia e d'Inghilterra. Ha aiutato il re, non è dubbio, e si può dire che in questi torbidi gli abbia conservato la corona in testa, e massime quand'era ridotto a non aver soccorso di viveri da altro luogo che da Dieppe, senza i quali saria al sicuro stato necessitato o di restar prigione dei ligarj, com' era ogni di atteso quasi con certezza da quelli di Parigi, ovvero di passarsene in Inghil

4) Rodolfo II.

terra. Tuttavia quando la regina l'ha veduto crescer troppo, e marciare a gran passi al totale acquisto di tutto il regno, l'ha cominciato pian piano ad abbandonare, e se niente più s'avanza, aiuterà anco senza dubbio gli eretici, per tener sempre in quel regno la fiamma accesa, credendo essere un grande argine alla sicurtà e alla religione d'Inghilterra, quando, sia per stato, sia per religione, si combatta in Francia. E il re, il quale conosce benissimo questo procedere, procurerà anch'esso di spremer il vino dall'uva, e getterà via la graspa; il che si potrebbe credere assai facilmente se facesse la pace col serenissimo re Cattolico (1). E anco le cose della mercanzia, che la regina ha voluto fare in questi ultimi tempi delle miserie e dei travagli di Francia, han dato a S. M. gran materia di non amarla troppo...

Con gli stati d'Olanda forse s' intende meglio, perchè non governandosi essi con altro fine che di cacciare il re di Spagna dai Paesi Bassi, in ciò si accordano anco con Sua Maestà; oltre di che è da credere che gli Stati trattino con maggiore sincerità, com'è il solito di quei governi che sono retti da molti, e non da un solo; ed hanno sempre è prontamente e largamente aiutato S. M. quando il bisogno l'ha ricercato.

e

Quanto al re di Spagna, sono tante e così note le cause, sia naturali, sia accidentali, delle inimicizie che sono fra di loro, che poco c'è da dire, e la guerra fa molto palese quello che potesse restar d'occulto. Fu già trattato di pace nel modo ch'io scrissi all' EE. VV., e tuttavia si tratta, come hanno inteso per lettere del clarissimo mio successore (2). E in effetto, se gli Spagnuoli si fossero risoluti di abbracciare l'occasione allora che fu loro offerta, e subito dopo preso Amiens, quando le cose del re erano in infinite confusioni e necessità, e il regno e tutti la desideravano, al sicuro l'ottenevano, e con la sola restituzione di quella città; ma gonfi delle speranze grandissime che si erano promesse da quell' acquisto,

(1) La quale in fatti si concluse indi a poco, come abbiam detto nell' Avverlimento.

(2) Francesco Contarini, del quale ci manca la Relazione.

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non sapendo accomodar i loro concetti ad una onorata pace, hanno fruttuosamente insegnato ad altri, ricercarsi maggior prudenza nel sapersi moderare nelle prosperità, che fortezza nell'ottenere le vittorie. Così destati gli animi de' Francesi dal pericolo imminente della loro patria, misero mano a quelle deliberazioni, che sono poi state atte a difenderli e conservarli in modo, che essendo poi stata proposta dagli Spagnuoli la pace con la restituzione di Amiens allorchè Sua Maestà era già entrata dentro la fossa, non vi volle dar orecchie per alcun verso. E così fuggita l'occasione, non l'hanno poi fino a quest' ora potuta ricuperare, nè la troveranno forse, se non con la restituzione del tutto (1); essendo risolutissima S. M. come mi disse, di non far pace se non avrà tutto il suo, sebbene essi fin d'ora gli promettano tutto da Cales in fuori.

Il simile si deve anco dire del signor duca di Savoia, perchè, senza alcun rispetto dell' amicizia e della parentela che aveva con quella corona, e senza alcuna causa che gli fosse stata data, occupò, e tuttavia occupa il marchesato di Saluzzo, e Barro in Provenza con Sur appresso in Borgogna; il quale se si fossse contentato di moderar un poco i suoi pensieri riducendosi a ricevere il Marchesato in feudo da Sua Maestà, le cose, come ho altre volte detto, si sarebbono accomodate; ma l'abbracciar con i concetti più di quello che poteva conservar con l'arme, gli ha fatto perdere il vicariato di Barcellonetta, Monluel, tutta la Bressa da Borgo in poi, e il contado di Moriana, che certo si può metter per la metà del ducato di Savoia; e Dio sa se le cose staranno tra questi termini, è che non procedano più innanzi (2).

Il granduca di Fiorenza (3) era molto amato innanzi questi ultimi tempi dalla Maestà Sua, e in effetto il re aveva gran ragione di farlo, poichè senza alcun rispetto del re Cat

(1) E così fu.

(2) La risoluzione di questa grave vertenza fu in fine, come è noto, che il marchesalo restò a casa Savoja senza riconoscerlo in feudo dalla Francia; vantaggio che, a nostro avviso, non fu pagato troppo caro colla cessione dei territori sul Rodano, esposti sempre ad esser prima o poi ingoiati dalla Francia, mentre il libero possesso di Saluzzo emancipava il Piemonte da una pericolosissima soggezione, e la casa di Savoja cominciava da quel giorno a contare come potenza italiana.

(3) Ferdinando I.

tolico, del quale pure il granduca è feudatario per le cose di Siena, S. A. aveva in ogni tempo fatto a S. M. di notabilissimi benefizj, e tra i più principali, col mezzo del castello d' If (1), conservatale la città di Marsiglia, che tanto importava a quel regno quanto la medesima città di Parigi e forse più; talchè S. M., quando intese la ricuperazione, disse ad alta voce: Questo favore lo conosco dal granduca. Con tutte queste cose però, qualche volta i suoi ministri si lasciavano scorrere a dolersi di S. A. quando non erano prontamente compiaciuti in quello che ricercavano per servizio del loro padrone, bravando e minacciando che sariano stati ne.cessitati ad accordarsi con Spagna, e che il granduca, come quello che più degli altri aveva offeso il re Cattolico, saria anco stato primo a risentirsene, non avendo manco i suoi sudditi troppo ben affetti. Queste parole rapportate, all'orecchie di S. A., come so che le furono scritte, le hanno molte volte in effetto generato grande alterazione, parendole che i Francesi pretendessero di voler eşser aiutati più per questo verso che per altro, quasi che S. A. fosse ormai tanto innanzi nell'aperta nimicizia col re Cattolico, che più non vi fosse mezzo di riconciliazione. E però ha anco fatto dire a chiara voce, ch'egli ha sempre procurato il bene e il servizio di S. M. per la singolare osservanza che le porta, ma che se si credesse con queste vie poterlo violentare a far quello ch' essi pretendono, al certo s'ingannariano, perchè in quanto a sè da un'ora all'altra si saria potuto accomodare, se avesse voluto, col re di Spagna. Da queste premesse si può credere da che principalmente derivassero quelle fastidiose conseguenze, che sono quest'anno state intese dall' EE. VV., e che in effetto il re non resti nell' intrinseco troppo bene soddisfatto dell' Altezza Sua nè delle sue operazioni, sebbene dall' altro canto il granduca sappia benissimo trattenersi con i ministri per quelle vie, che sanno usare i gran principi come è l'Altezza Sua.

(1) Su uno scoglio che domina il porto di Marsilia. Ferdinando I l' aveva fatto occupare per sorpresa nel 1591. apparentemente in nome della Lega, ma in effetto per impedire che cadesse in mano degli Spagnuoli. Veggasi nel tomo V della serie 1, pag. 481, quanto abbiamo avvertito in questo proposito.

Del duca Don Cesare non è che dire al presente (1). Quanto al signor duca di Mantova (2), è tenuto per confidente, si per essere parente del duca di Nevers e per non aver in questi torbidi mostrato d' aver veramente altro animo che molto affezionato a S. M., come per esser naturale nemico del duca di Savoia (3), e per sapersi trattenere a quella corte con mille termini di amorevole conseguenza; e però per tutti questi rispetti, i quali sono tutti di stato, non si deve se non credere che abbia molta parte nell' animo del re.

Il contrario si può dire dei duchi di Parma (4) e d'Urbino (5) e de' Lucchesi, per essere tutti confidenti di Spagna, i quali senz'altro, se non muteranno volontà e condizione,. saranno sempre in diffidenza della Maestà Sua.

1 Genovesi sono odiati incredibilmente, non solo per le cose vecchie, e per tanti denari che somministrano al re di Spagna, i quali di tempo in tempo sono convertiti contro la Francia, ma sopra ogni cosa toccò a' Francesi nel vivo le tante pratiche tenute, e i soldati fatti, su quello stato, quando gli Spagnuoli tentarono, e quasi venne lor fatto, d'occupar Marsiglia; perchè senza alcun rispetto, come se fossero stati aperti nemici, lasciaron fare in pubblico e palesemente nel loro stato adunata di Spagnuoli per andar ad invadere il regno. E certo se a' Francesi venisse occasione di risentirsene, credano l' EE. VV. che non la perderiano, e se nessuna cosa può assicurare i Genovesi, questa non è che il dubbio che, essendo travagliati, non si gettino nelle braccia del re di Spagna più di quello che sono.

Si trattiene S. M. col Turco, come hanno fatto tutti i suoi predecessori, non già per buona volontà che abbia verso

(1) Morto il 27 ottobre 1597 Alfonso II d'Este senza altro erede che il suo cugino Don Cesare, non legittimo, Roma rivendicò il feudo di Ferrara, e l'ottenne; onde a Don Cesare non rimase che il possesso del modanese, feudo imperiale, che non gli fu contrastato. Ma perchè la causa di Ferrara non si decise appunto che il 13 gennajo 1598, giorno in cui il Duodo leggeva in senato questa scrittura, onde a lui era ancora sconosciuta la sentenza di Clemente VIII, perciò dice che di Don Cesare non è che dire al presentę.

(2) Vincenzo I, duca di Mantova e Monferrato.

(3) Per ragione specialmente del Monferrato.

(4) Ranuccio I, figlio del celebre Alessandro Farnese.

(5) Francesco Maria II, ultimo duca.

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