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soli in tutta la dimensione dei lidi della Toscana, può Sua Maestà a suo piacere entrare sicura con qualsivoglia grande armata, poner gente in terra, e somministrarle il nutrimento e le altre cose necessarie, mediante la Sicilia, il regno di Napoli e la Sardegna, al che non si potria opponer il Granduca per aver poche galee. Questi luoghi sono tanto importanti a stabilir il dominio nella Toscana, che gl' imperiali e il granduca Cosimo non giudicarono mai possederla sicuramente finchè non esclusero i Francesi che s'erano ridotti con le reliquie delle forze loro in quei porti. Onde essendo questi posseduti dal re Cattolico, può egli tener in continuo timore il Granduca.

Fortezze fabbricate. Dalla parte della Toscana verso Roma si ha da, temer manco per non esser da quel canto principi molto potenti; ma eziandio non essendo verso quei confiní monti difficili da passare che assicurino il paese, le fortezze fabbricate dall' arte suppliscono al bisogno. Queste sono molte in diversi siti, secondo l'opportunità della difesa, essendo tutte le città del Senese, fuor che Massa, ridotte a qualche termine di fortificazione che assicura il paese; perchè se il nemico le pretermettesse riceveria da esse molti incomodi, come impedire la vittuaria, ostar ai suoi progressi, infestarlo alle spalle; e se volesse espugnarle consumeria tempo, gente e danari, e frattanto le altre parti dello stato potriano meglio provvedersi ed assicurarsi.

Sono queste fortezze in gran parte difettuose per non essere fabbricate secondo l'arte moderna e più sicura, ma essendo molte, e l'una vicina all'altra, possono facilmente aiutarsi insieme, onde lo stato si può dir munito e difficile ad esser espugnato.

Città di Fiorenza come forte. La città di Fiorenza è di circuito di sei miglia in circa, posta in sito non molto forte, essendo da una parte stesa nella pianura e dall' altra collocata sopra colline, le quali essendo molte, e l'una sopravanzando l'altra, rendono quel sito non solo debole ma incapace di fortificazione alcuna. Vi sono due monticelli vicini alla città, i quali essendo già da essa separati e dominandola, furono con

due forti muniti ed uniti alla città; e sono il monte di S. Francesco e quello di San Miniato. Delle due parti, quella del monte è stimata la men sicura per esser sopraffatta dalle eminenze, quella del piano più sicura per esser lontana dai colli che le sono al dirimpetto, tanto che da quelli non può esser offesa.

Nè per arte è più forte, essendo rinchiusa dentro mura antiche senza fosse, senza fianchi, senza cavalieri, senza terrapieni; ma nelle città principali e grandi, come questa, in occasion di bisogno, si supplisce col gran numero della gente a piedi e a cavallo, che è necessario tenervi, massime avendo di dentro luogo spazioso da far ripari e ritirate. Ma quello che più la rende sicura è la divisione del sito mediante il fiume Arno, che trascorre per mezzo la città; perchè ad espugnarla sariano necessarj due eserciti potenti, l'uno di qua l'altro di là d'Arno; poichè una parte di questa gente, per l'impedimento del fiume, non potria soccorrer l'altra, e due eserciti numerosi, per il mancamento del vivere, facilmente e presto si consumeriano.

Considerando lo stato di questa città quando era retta a repubblica e adesso che è governata da un solo principe, si deve ritenere ora più sicura per tre cause accidentali ed importanti. L'una è che la repubblica non fu padrona dello stato di Siena, dal quale poteva facilmente esser soccorso ed aiutato quell' esercito che l'assediasse di là d'Arno. La seconda è che i Fiorentini essendo allora divisi, e dipendendo una parte di loro dal nemico, si esponevano da sè medesimi ad ogni ingiuria, e servendosi del solo popolo per difesa della città, e questo essendo avvezzo all'arte della seta e della lana e ad altri esercizj vili, non era atto a maneggiar le armi. La terza è che essendo i medesimi cittadini signori del governo e padroni dei palazzi edificati appresso la città nelle ville, per timore che non fossero rovinati dai nemici, facilmente discendevano ad ogni dannoso accordo con essi. Adesso lo stato di Siena è unito con quello di Fiorenza, il principe solo è quello che governa, e si serve di soldati esperimentati e non della inutil plebe.

Principi confinanti. Tutto lo stato è reso maravigliosa

mente sicuro da due accidenti : l'uno è la qualità dei principi confinanti, l'altro sarà quello che segue.

I principi che confinano collo stato del Granduca, eccettuata la parte marittima, sono tali che alcuni sono deboli e di poca reputazione, come i marchesi Malaspina verso Lunigiana, i Lucchesi verso Pisa, gli Orsini e i Farnesi verso Siena; o sono, sebben reputati e grandi, nondimeno di forze da non esser temuti, come il Papa e il duca di Ferrara ; i quali riguardandosi insieme ed avendo rispetto l'un dell' altro, lasciano il Granduca sicuro dalle invasioni loro, perchè non sono così poco reputati che non sia loro avuto rispetto, non così deboli che non si possano difendere, nè così grandi che possano opprimer i vicini. Maggiormente se ne assicura il Granduca trattenendosi con i minori mediante i beneficj e la protezione, con i maggiori mediante l' ossequio e la reverenza, e con tutti schivando le occasioni di scandalo e di travaglio.

Qualità dei sudditi. La qualità dei sudditi rende molto sicuro il dominio, perchè non vi essendo fra essi molti che siano insigniti di titoli o dominatori di popoli, non possono nè per sè stessi, nè mediante le armi forestiere turbar la quiete dello stato. Non hanno fortezze o terre da dar nelle mani del nemico, non gente che li seguiti, non paese da nutrire eserciti, perciò non hanno comodità di aprir l'adito a genti straniere, vedendosi che mai un potentato è entrato in una provincia, se dai minori potenti di quella non è stato chiamato ed aiutato. E ciò ben si vede in quegli stati che mancano di tali persone titolate, i quali sono sicuri e formidabili, come quelli del Turco; e all' incontro quelli che ne abbondano sono travagliati e conquassati, come la Fiandra, la Francia e la Germania ne rendon chiarissimo testimonio.

Milizia di fanteria. Il nervo delle forze e il fondamento dello stato del Granduca è la milizia delle sue bande. Fu descritta da principio di 26,000 uomini, poi fu accresciuta, per quanto si dice, a 36,000; ma la verità è che non sono più di 30,000, divisi in trenta bande o compagnie di mille fanti, computando l' una per l'altra. Si fa la descrizione dai 18

ai 50 anni; chi è inabile si cassa, e subito se ne rimette un altro, acciò il numero stia continuamente intiero. Si descrivono in tutto lo stato, eccettuate le città di Fiorenza, di Siena e di Pistoja ; queste due per esser state così privilegiate, e Fiorenza per non tener armata quella città, la quale con l'armi potria dar gran travaglio.

Sono armati questi soldati, per la maggior parte, d'archibusi, è il restante di picche; sono consegnate le armi a cadauno con obbligo di tenerle acconcie e preparate, essendo tenuti tutti a pagarle. Sono ottimamente disciplinati, essendo loro provvisto di esperimentati capitani, i quali hanno di stipendio 25 scudi al mese per uno, con altri utili fino alla somma di 40 scudi. Per ben disciplinarli si usa fare le mostre ogni mese, alle quali i soldati sono astretti a comparire sotto pene loro imposte, e senza indulgenza alcuna eseguite; chi non vi va la prima volta è condannato in danari, la seconda con la corda, e la terza con la galera.

È composta questa milizia di perfetti soldati, tenendosi particolare e distinta nota della esperienza e del valore di essi, essendovene alcuni, così tra i capitani come tra i semplici soldati, che sono stati chi a una, chi a due, chi a tre guerre. Sono obbedienti al capitano, perchè spesso lo vedono e da quello sono ammaestrati; sono confidenti fra sè medesimi per essersi usate diligenti e gagliarde provvisioni ad estirpare le discordie che erano fra loro, e ridurli alla moderazione e alla quiete; e sono così bene ordinati, che in spazio di quattro giorni tutti si riducono, quando è bisogno, sotto le loro insegne e capitani.

Sono poi invitati a entrare in questa milizia per i privilegj che sono loro concessi ed inviolabilmente osservati, non potendo portar l'armi chi non è descritto in questo ordine, nè ad alcun altro si concede licenza di poter andare alla guerra de' principi esterni che non sia di questi soldati; e godono molte altre esenzioni e preminenze. Sono eziandio affezionatissimi alla casa de' Medici per esser stata introdotta questa milizia al tempo di papa Clemente, quando si riformò il governo; perchè dovendosi disarmar la città, per tener sicu

ramente il dominio fu necessario instituir l'arme e gli ordini nel contado.

Sono anco fedelissimi a questi principi perchè il territorio e le altre città sono state sempre contrarie d'inclinazione e di fazione alla città di Fiorenza quando era retta da molti, essendo stato il contado e le altre città ghibelline, e Fiorenza guelfa, onde al tempo della repubblica si armava il popolo della città e si teneva disarmato il contado. Ora avendo i Medici domata la città, hanno fatto cosa grata al contado avendolo instituito di buone armi e di buoni ordini, con che hanno assicurato sè medesimi, e per i molti privilegj resosi quello obbligato.

Governano queste bande due commissarj, che sono gentiluomini fiorentini eletti dal Granduca, con stipendio di 500 scudi all'anno per cadauno, con due sergenti pagati per far le mostre. Il capitano generale della fanteria è il signor Prospero Colonna, il quale ha 2000 scudi all' anno di provvisione; ma egli non suol veder mai queste bande, che sono tenute come una milizia separata dall' altre (1).

Soldati mercenarj. Questi son pochi per l'ordinario; si serve però il Granduca di tre nazioni, spagnuoli, tedeschi e italiani, distribuiti in varj luoghi del suo stato. Ha cento tedeschi con un capitano, deputati alla sua guardia, e duecento spagnuoli divisi in tre fortezze, cioè nella cittadella di Fiorenza 100, nella fortezza di S. Miniato 50, in Livorno 50; e diconsi tenuti in queste fortezze principali per mostrare confidenza con quella nazione e devozione verso quella corona, ma veramente per obbligo di convenzione tra Carlo V e la casa de' Medici. Sono sotto tre capitani, i quali solevano essere spagnuoli, ma adesso sono d'altra nazione, essendo il capitano della città napoletano, nominato don Cesare Cavaniglia; quello di S. Miniato cremonese, che è il signor Alvise Dovara; quello di Livorno greco, detto il capitano Zuane. Hanno questi tre capitani 50 scudi al mese per cada uno.

Vi sono poi tre altre fortezze stimate importanti, guardate

(1) Dice più avanti come il granduca Ferdinando disponesse che il Colonna facesse in ciò quello che prima non faceva.

APPENDICE.

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