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importante, ed è che la sicurtà dello stato del Granduca è maggiore quanto più siano difficili ed inaccessibili i varchi, come adesso sono, massime per condurre artiglierie; onde facilitandoli, saria aperto l'adito agli eserciti nemici.

Sua corte. Ha ampliato e magnificato la corte molto più di quello che era, ed ha introdotto questi nuovi gradi: mastro di campagna, che è il signor Ferrante de' Rossi, il quale ha carico di giudicare e provvedere che i luoghi proibiti per le caccie non siano violati; maggiordomo, che è il signor Orazio Rucellai, mentre prima si governava la famiglia per un mastro di casa; e cavallerizzo maggiore, che è il signor Gioan Vincenzo Vitelli marchese di Cetona (1).

Va provvedendo la corte di uomini che siano nobili e diano splendore. Ha 12 gentiluomini a 1000 scudi l'anno per cadauno, 20 lancie spezzate a 18 scudi al mese per una, 20 altri gentiluomini con stipendj diversi da 18 fin 40 scudi al mese, 50 scudieri a 200 scudi l'anno, 40 staffieri a scudi 4 al mese, 50 paggi e altre sorte di persone secondo la qualità dei servizj.

Sua tavola. Mangia sempre ritirato, nè ammette alcuno alla sua tavola, nè che sia presente al suo mangiare, all' infuori di monsignor del Monte, che è partecipe di tutti i suoi più secreti pensieri, e il quale non si discostando mai dalla persona del principe, anco a tavola gli fa compagnia. Quanto però è servito pomposamente e con grandezza, altrettanto la sua tavola è parca e il suo mangiare sobrio; lo che fa non per risparmio, essendo nello spesare forestieri magnifico, e in tutte le azioni maguanimo, ma per non aver occasione di disordinare ed offendere la propria complessione ; per conservazion della quale non preterisce alcuna regola che possa essergli giovevole. Per questo non mangia in compagnia, per questo non ammette altre vivande alla mensa che quelle delle quali ha da nutrirsi.

Persone del sangue. Della casa de' Medici sono molti, ma pochi che siano ricchi, nè forse piace a' principi di questa

(1) Era figlio di Chiappino Vitelli, in favore del quale fu instituito da Cosimo I, nel 1558, il marchesato di Cetona, che fini nel 1596 colla vita di Gioan Vincenzo. APPENDICE 36

casa che altri della medesima famiglia, o per ricchezza o per onori, si facciano grandi.

Don Virginio Orsini, nipote del Granduca per essere figliuolo di una sorella (1), abita nel palazzo di S. A., ed è molto amato da lei. È giovanetto grazioso, ma per esser di membri gracili e naturalmente debole non sarà atto alle cose militari; pur si diletta di cavalcare.

Don Giovanni fratello del Granduca (2) è in Fiandra alla guerra, e dicesi che fa maravigliosa riuscita:

Don Antonio, che fu figliuolo della signora Bianca Cappello, dopo morto suo padre si stette in dubbio se era figliuolo del granduca Francesco, e a me disse persona principale che esso granduca Francesco alle volte mostrò dubitarne, soggiungendo che vi erano molte cose contrarie a questa figliuolanza. Niun si trova che abbia veduto a nascerlo, nè egli somiglia al padre o alla madre. Adesso S. A. l'ha pubblicato come di casa de' Medici col titolo d'illustrissimo e con tutto quello che suo padre gli ha lasciato per testamento, che sarà forse 50,000 ducati d'entrata, ma non lo chiama mai figliuolo del granduca: Francesco. È d' età d'anni dodici, di color livido, di aspetto melanconico, di sguardo oscuro, di persona debole e piccolo (3).

Le nipoti, figliuole del granduca Francesco, sono due, la principessa Maria (4) ed Eleonora maritata nel duca di Mantova. Ha Virginia sorella naturale maritata in don Cesare d'Este (5).

Don Pietro de' Medici, che è ora in Spagna, non convien bene con il presente Granduca suo fratello, come anco s' intendeva male col predecessore. Parc cosa fatale che quelli di questa casa siano fra sè stessi discordi e pugnanti, il che avviene per gli animi grandi, e per le pretendenze alte che ognuno ha di governare e di non contentarsi di altro stato.

(1) D' Isabella, uccisa, come é fama, dal marito Paolo Giordano Orsini nel 1576.
(2) Fratello naturale, nato a Cosimo I nel 1567, morto a Venezia nel 1621.
(3) Mori anch'esso nel 1621.

(4) La quale andette, nel 1600, sposa ad Enrico IV.

(5) La dice naturale perchè nata a Cosimo I da Camilla Martelli due anni innanzi che la sposassc.

Adesso v'e questa causa di mala satisfazione tra questi due fratelli, che il Granduca presente mandò a don Pietro 5000 scudi per venirsene in Italia, i quali gli parvero una somma molto inferiore a quello che lui credeva. Tanto più che pretende avere 300,000 scudi dal cardinale per il testamento del padre, il quale ordinò che morendo il granduca Francesco senza posterità abile a succedere, e succedendo il cardinale, dovesse sborsare la predetta somma; onde domandò di vedere quel testamento, della qual cosa Sua Altezza si sdegnò. Dovria quindi il Granduca procurare di tenerlo sempre lontano da Fiorenza, come fece il granduca Francesco per sospetto di stato, perchè è amato e seguitato da tutta la nazione fiorentina fuori d'ogni misura. Pure adesso pare che abbiano buona intelligenza insieme, e che il Granduca, avendo bisogno di posterità, sia per accarezzarlo e maritarlo, volendo anco effettuar il testamento del padre, il quale ordinò che venendo il caso che Ferdinando succedesse nello stato, fosse obbligato a rinunziar a don Pietro le entrate paterne, che sono 40,000 scudi l'anno, e dargli 300,000 scudi numerati (1).

Giulio de' Medici, che fu figliuolo naturale del duca Alessandro, è cavaliere di S. Stefano, e vive in Pisa con la moglie e figliuoli ha d'entrata 5000 scudi incirca, ed è persona dedita a' suoi appetiti.

Il cardinale arcivescovo di Fiorenza (2), il quale ha servito lungamente per ambasciatore di questi principi in Roma, fu fatto cardinale ad istanza del granduca Francesco, cosa che fece maravigliare ognuno, giudicandosi che un pontefice fiorentino che gli fosse nemico poteva grandemente travagliarlo.

MINISTRI E CONFIDENTI

L'arcivescovo di Pisa (3) ha nelle mani tutto il governo delle cose giudiciali, ha carico di riveder le suppliche, e in

(1) Mori don Pietro nel 1604 senza legittima discendenza.

(2) Alessandro de' Medici, del ramo, così detto, di Bernardetto, nato nel 1535, assunto papa il 1.o aprile 1605 sotto il nome di Leone XI, e morto il ventisettesimo giorno del suo pontificato.

(3) Carlo Antonio dal Pozzo di Biella in Piemonte. Entrato nel 1572 a servizio

quelle materie che ricercano decisione di legge, ha autorità di spedire come gli piace. È uomo di animo austero e ripu tato crudele, come quello che essendo stato fiscale, era avvezzo a tormentare e castigare gli uomini (1). Perciò è odiato dall'universale, e di molte azioni che non piacciono, e che sono del principe, la causa si attribuisce a questo ministro. Il principe gli ha affezione già da molto tempo, e ne cava questo bene, che quello che è buono si pubblica come del principe, e di quello che è male se ne imputa il ministro.

L' Usimbardi, secretario suo antico, maneggia tutti i negozj più importanti di stato, e di quelli si arricchisce, perchè mi è stato detto da persone confidentissime mie, che esse gli han donato danari per ottener certe grazie; ma però vien stimato fedele.

Il secretario Belisario Vinta è stato secretario del granduca Francesco, e si conserva in reputazione appresso il pre

sente.

Antonio Serguidi era principalissimo appresso il predecessore, ma appresso questo è del tutto escluso dai negozj grandi; serve però come secretario.

Alessandro Dovara è stimato per uomo che abbia esperienza di molte cose, e che di consiglio sia il primo appresso S. A., la quale nondimeno lo stima più perchè sa i secreti del suo stato, che per essergli inclinato. È uomo che dice liberamente molte cose, che promette assai, e che rare volte corrisponde cogli effetti alle parole.

L'abbate del Monte è confidentissimo del Granduca, al quale in cocchio, in casa, in campagna, a tavola, in ogni luogo è sempre accanto. Già molti anni è introdotto nella sua grazia, ed è consapevole di tutti i piaceri e pensieri domestici di S. A. È persona che attende al proprio comodo solamente, nè mai procura alcuna cosa per altri appresso il Granduca, dubitando di sconciar sè medesimo.

del grand uca Francesco, ch'egli servì con gran zelo in diversi pubblici incarichi, fu promosso nel 1582 all' arcivescovato di Pisa. Ferdinando l' ebbe in gran conto c gli procacciò il cappello cardinalizio, del quale poco pote godere per essere venuto a morte nel luglio del 1607.

(4) Era stato, sotto Francesco, giudice della mercanzia e auditore del fisco.

Il sig. Francesco Orsino, uomo vecchio, serve il Granduca già molto tempo, assiste alla sua persona, gli parla liberamente, ed è amato da S. A.

Il signor Emilio del Cavalliero, romano, servitore molto del Granduca, abita in palazzo; non è così assiduo alla persona come gli altri, perchè ama la libertà, ma possiede assai la grazia di S. A.; attende a trattenimenti di musica e di piaceri.

Il cavalier Colloredo è maestro di camera, e sempre si trova appresso S. A. Era servitore familiarissimo del cardinal d'Este, ed è amato da questo principe per la bontà, per la fedeltà e per la taciturnità.

Di tutti questi nominati, alcuni per necessità sono consapevoli dei negozj, come i secretarj Usimbardi, Vinta e Serguidi; altri ne sono fatti partecipi secondo la volontà del Granduca, come l'arcivescovo di Pisa e il Dovara; altri partecipano dei suoi desiderj e dei suoi piaceri come l'Orsini, il Monte, Emilio, e il Colloredo; tutti però possono giovare e nuocere ai negozj con qualche parola, essendo sempre assidui al Granduca.

INTELLIGENZA CON ALTRI PRINCIPI

Papa. Col presente Pontefice (1) ha materia di male satisfazioni per aver avuto ripulsa di molte grazie che gli ha dimandato; il che gli riesce tanto più grave quanto più pretende d'esser stato autore di promoverlo al pontificato. Ma per interessi importanti del suo stato bisogna che stia unito con la sede apostolica, essendo circondato da ogni parte dallo stato ecclesiastico e da feudatari della Chiesa mal disposti verso di lui, come sono Ferrara e Urbino.

È lo stato ecclesiastico un antemurale alla Toscana verso il regno di Napoli, perchè attraversa tutta l'Italia da Ostia, che è sul mare Mediterraneo, fino alla foce del fiume Tronto, che sbocca nel mare Adriatico appresso Fermo, onde da

(1) Sisto V, che pontificò dall' aprile 1585 all' agosto 1590.

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