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sente pontefice, non solo acciò che il cardinal Farnese non fosse allora assunto al pontificato, ma acciò ne fusse del tutto escluso, come parve che ottenesse, perchè saria troppo pericolo alla Toscana che fosse pontefice chi è stato offeso dalla casa de'Medici, la quale avrebbe da temerne la vendetta.

Non dispiacciono per avventura queste diffidenze tra le principali case d' Italia a chi è potente in Italia. E perciò non si vede che siano per terminare, perchè potendosi unire mediante matrimoni, o il parentado saria impedito, ovvero ef fetuandosi non partoriria amicizia, restando sempre viva la gelosia tra gli stati.

Genovesi. Per esser vicini e confinanti, e per possedere i Genovesi luoghi sopra i quali il Granduca ha pretensione, è da credere ch'egli abbia volto i suoi pensieri contro di loro, e che essi abbiano sospetto del Granduca, il quale conoscono potente e vedono vicino. Per questo non si è potuto mai introddur buona intelligenza tra questi due stati. E s'accrebbe il sospetto nei Genovesi quando, nei loro ultimi travagli, il granduca Francesco aiutò di vittuarie ed altro quelli che erano dentro la città (1).

Possiedono i Genovesi Sarzana e Sarzanello, terre poste lungo la Magra, le quali furono già dominate da' Fiorentini, per la qual ragione il Granduca pretende avervi azione. Nè saria difficile l'acquisto di quei luoghi al Granduca, perchè può trasferirsi con tutte le sue forze fin sotto le mura senza ostacolo veruno, avendo a camminar quasi sempre per il suo stato, non avendo da passar se non per quello de' Lucchesi e del marchese di Massa, i quali sono deboli e senza fortezze ; e i marchesi Malaspina, vicini, sono confidenti e dipendenti dal Granduca. Non vi è fiume, non balze, non altro impedimento in quel viaggio, ed essendo quelle terre divise dal restante del genovese per il fiume della Magra, sariano difficili ad essere soccorse, e saria facile al nemico impedir il soccorso

(1) Nel 1576, in occasione dei dissidj insorti in Genova tra i nobili vecchia i nobili nuovi, composti poi nell'anno stesso per opera di Matteo Senarega, uno di questi ultimi, il granduca Francesco aveva prontamente ammassati 10,000 uomini ai confini genovesi per approfittare delle occasioni che avessero potuto presentarsi favorevoli ai suoi disegni.

ed offenderle. Ma per il rispetto che ha il Granduca al re di Spagna, sotto la protezione del quale vivono i Genovesi, per non turbar la pace d'Italia e non mostrarsi ambizioso, s'asterrà da questa impresa finchè si appresenti opportunità migliore. Pretende ancora sopra la Corsica, dominata dai Genovesi, per esser stata già sottoposta ai Pisani.

**Lucchesi, Lucca tiene amicizia col Granduca e lo osserva tenendogli ambasciatore residente, e il Granduca le porta rispetto per causa dell' Imperio, dal quale dipende, e del re di Spagna, al quale è raccomandata. Al che si aggiunge che sarebbe stimato troppo ambizioso di dilatar il dominio e troppo cupido d' opprimer la libertà, se voltasse le sue forze contro quella città; nè poi saria facile farla cadere, anco sottraendole il grano che le concede per suo nutrimento, perchè può esser sovvenuta dalla parte di mare per la Sicilia, di dove alle volte si provvede.

Confinano i Lucchesi col duca di Ferrara per la parte montuosa, dal quale sariano aiutati se dalla Toscana fossero molestati. Vi è il passo di S. Pellegrino, che è nei confini de' Lucchesi verso Lombardia, per la qual strada solamente si possono di Lombardia condurre eserciti con artiglierie in quella parte. Di questo passo si contese tra' Lucchesi e il duca di Ferrara, pretendendo cadauno che sia suo, ed avendo fatto ognuno atti possessorj sopra di esso. Adesso la differenza è sospesa, ma non decisa, essendosi interposto il re di Spagna come comune amico. Vi è anco il passo di Castiglione (1), il quale essendo in poter de' Lucchesi, possono essi aprir l'adito ai mali della Toscana. È vero che dalla parte che confina col Pisano tutto il paese è aperto e non ha fortezza che lo difenda.

Hanno i Lucchesi descritto nel loro territorio, che è popolatissimo, 10,000 fanti buoni, e perfetti sono quelli della montagna; e hanno fatto scelta nella città di 2000 uomini, che sono persone civili, per la difesa sua. Tengono 200 soldati nella città, 100 sotto un capitano, deputati alla guardia

(1) Castiglione di Garfagnana in val di Serchio, dove i Lucchesi fecero prodigj di valore nel 1613, in occasione di gravi dissidj suscitatiși in Garfagnana tra la repubblica di Lucca e il duca di Modena.

del palazzo, e 100 sotto due capitani assegnati alla custodia delle porte, con quattro scudi al mese di paga per cadauno. Quei che guardano il palazzo son forestieri e gli altri del contado. Ha d'entrata il pubblico 200,000 scudi, e facilità di trovar danari a cinque per cento. Impongono gravezze ai cittadini per le spese straordinarie, quando l'ordinario non supplisce, e restituiscono poi il danaro. Hanno escluso dal governo il popolo, e solo i nobili adesso sono quelli che reggono.

È da avvertire che il Granduca tiene sotto di sè Serravezza, Pietrasanta, e molti castelli e villaggi verso Lunigiana, che sono già stati dei marchesi Malaspini, ai quali luoghi non può andar per terra, senza passar per il paese de' Lucchesi, e perciò gli faria molto comodo l'impadronirsi di quella città per unir tutto il suo stato, che da quella parte resta diviso. Ma saria difficile l'impresa per le cause sopradette, e perchè la gente del territorio si potria, in occasione di guerra, assicurar nelle montagne; e la città essendo forte, ben guardata e ben munita, non saria facile da espugnare, e interponendosi tempo saria soccorsa da varie parti. Tre modi potria tener il Granduca per insignorirsene; la forza, l'artificio di corromper quelli che governano, e l'impedimento delle vittuarie. Ma al primo è provvisto con la buona difesa e con gli aiuti d'altri; al secondo per l'esclusione del popolo dal governo, essendo restati i nobili più uniti e manco subornabili; al terzo per la Sicilia, di dove potrian i Lucchesi estraer grani.

Il Turco. La città di Fiorenzà commerciava con Costantinopoli per il negozio dei panni di lana e di seta che si espedivano in quella parte, ma adesso, per le galee ́della religione di S. Stefano che inferiscono danni a' Turchi, non vi può esser corrispondenza; la qual cosa apporta a noi questo beneficio, che non si unirà mai il commercio di Fiorenza con quello dei Turchi ; il che se accadesse saria di gran pregiudizio e danno alle arti della città nostra e ai dazj del pubblico.

Non può il Granduca far contrappeso alle forze navali del Turco, nè meno rispetto alla Barbaria, che è comoda alla Toscana, perchè avendo poche galee non può far impresa in quella parte, nè assicurare i mari dai legni armati, che

numerosi e gagliardi escono d'Algeri e scorrono tutte quelle marine, con danno dei mercanti e con pericolo delle galee del Granduca. Le quali non vanno fuori se prima il capitano non ha informazione che di Barbaria non sia per uscir gran numero di vascelli armati.

La Signoria di Venezia. Verso questa Repubblica mostra il Granduca buona disposizione e riverente ossequio; cosa che mi vien comprobata dalle parole, dalle dimostrazioni e dalla ragione. Mi disse e mi replicò più volte S. A. con molto affetto che voleva viver unito con questa Repubblica, che sapeva essere lo splendore d'Italia, e che aspettava occasione di servirla per spiegar con effetti il suo ossequente animo verso di lei ; e il medesimo mi confermarono i suoi ministri, e diversi miei confidenti. Fece il Granduca dimostrazioni estraordinarie verso la mia persona, come pubblico rappresentante, nell' entrar nello stato, nell' entrar in Fiorenza, nello starvi, e nell' uscire della città e del dominio suo. Furono questi segni conosciuti e predicati da tutti come cose fuori dell' ordinario procedere di S. A. e di quel governo, di che ne scrissi particolarmente a Vostra Serenità, e però non occorre adesso commemorarlo. Ordinò anco, secondo la mia richiesta, che fossero restituite quelle robe che furono predate al tempo del granduca Francesco sopra alcuni vascelli di sudditi di questo dominio; e mi promise liberamente, secondo la proposta che io gli feci, che le sue galee non anderiano mai in corso in modo che portassero travaglio alla Signoria.

Onde si vede ottima disposizione nel suo animo, la quale è conforme alla ragione; perchè il Granduca, come peritissimo dei rispetti dei principi, e massime degli italiani, avendo praticato e trattato diverse cose grandi in Roma, conosce che accrescerà di riputazione appresso i principi oltramontani se starà unito con i principi italiani, e particolarmente con questa Repubblica.

Vede il Granduca che quella potenza, che oggidì è grande in Italia (1), deve esser sospetta all'uno e all'altro stato; a quello di Venezia per lo stato di Milano, a quello del Gran

(1) La Spagna.

duca per il regno di Napoli e per le piazze marittime; vede che per conservazione delle cose sue è necessaria la quiete d'Italia, e sa che la medesima è desiderata da questa Repubblica; onde è conforme alla ragione ch' egli procuri di star unito con questo Dominio.

Resultano varj e non piccoli beneficj all' una e all' altra parte da questa amicizia. Il Granduca ne riporta accrescimento di riputazione e di sicurtà appresso gli altri principi e i suoi popoli; e questa Repubblica, avendo una parte dei principi oltramontani sospetta, e vedendo l'altra debole e quasi del tutto prostrata, deve conservar l'amicizia con i principi italiani, e massime col Granduca, il quale, per il suo stato, per i suoi danari e per le sue forze, può essere più utile che alcun altro. E oltre le cose d'Italia, le può quest' amicizia apportar beneficio per quelle di levante e per i rispetti turcheschi; perchè in occasione di guerra, o di altro bisogno, può il Granduca dare alla Repubblica supplimento di fanti e sovvenimento di vittuaria per l'armata e per le piazze marittime, essendo quel paese abbondante di gente e di grani, e potendovisi con facilità imbarcare le persone e le robe, e condursi dove fosse il bisogno, schivando l'incomodo di ricorreré at re di Spagna, ch'è lontano, o ai vicerè di Napoli e di Sicilia, che ben spesso, o per loro stessi, o per i loro ministri, ritardano o impediscono l'esecuzione degli ordini.

Quest' amicizia tanto utile non è difficile conservarla, perchè le cause che possono turbarla o alterarla sono lontanissime, e quelle che possono stringerla e raddolcirla sono proutissime, e poste nelle mani dell' una e dell' altra parte.

Tre cause sogliono disunir gli animi dei principi. Gelosia di stato, e questa non ha luogo per non aver l'uno pretendenze sopra le terre dell' altro. Differenza di confini, e questa non può nascere per esser gli stati lontanissimi e separati per l'intersezione del paese d'altri principi. Maggioranza di titoli e di precedenza, e questa non vi concorre per esser il luogo e la dignità di questa Repubblica, per diuturna consuetudine e per il consenso di tutti, così ben stabilita, che niun principe d'Italia pretende di competer con lei. Restava solo la na

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