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all'incontro gli restitui Trani e Monopoli, cioè tutto quello che godeva in Regno; onde si potè stimar permutazione e non grazia. Gli Spagnuoli dicono esser vero che Carlo V ha confirmato i privilegj come stavano dei predecessori suoi, ma che nel privilegio di Ferrante, del 1463, vi sono queste parole: nostro tamen beneplacito perdurante, et post ipsius revocationem anno uno; ed aggiungono che i mercanti non possono goder di dette grazie, perchè si sono pregiudicati avendo pagato come pagano i non privilegiati. Ma queste obbiezioni non vagliono, perchè i privilegj susseguenti al 1463 hanno clausule di perpetuità; onde non è da esser posto in considerazione il beneplacito di Ferrante; tanto più che l'istesso Ferrante, l'anno 1466, in un capitolo, dispone che le parole ambigue siano interpretate a favore della nazion veneta con queste parole: prout nationi venetae melius utilius favorabilius et comodius dici censeri et nuncupari possit.

Nel regno sono molti sudditi veneti e per lo più bergamaschi; in Napoli vi sono otto case di sudditi, che hanno di averi 300,000 ducati; e in Lecce, Brindisi, Bari, Barletta, Manfredonia, Cività di Chieti, sono molte altre case con averi di un milione e mezzo d'oro. Tutte queste mandano a molte fiere, travagliano sopra cambi, e mandano fuori del regno mercanzic, e altre ne fanno venire, onde guadagnano grossamente; si che una casa da me conosciuta, che venne in Napoli con ducati 16,000, in anni sedici n'ha guadagnati 100,000. Spendono però assaissimo con i ministri regj per averli favorevoli, e perciò non ricorrono nè alla Serenissima Signoria nè a'suoi ministri, nè curano osservanza di privilegj.

La Serenissima Signoria elegge sette consoli nel regno. Il console di Napoli, che ha autorità di sostituir viceconsoli in diversi luoghi (questo fa pochissime faccende perchè capitano pochissimi vascelli veneziani a Napoli; ha utilità dell'affitto di quattro botteghe, che sono sotto il palazzo della Signoria, per ducati cento all'anno, e altri piccoli utili); il console della città d'Otranto, che è ora Annibal Basalù; quello di Terra d' Otranto, che risiede in Brindisi, e sostituisce suoi procuratori in altri luoghi, ed è ora messer Zuan Maria Moro

fu di messer Gabriel; quello di Terra di Bari, Capitaneato e contado di Molise, incominciando da Monopoli fino a Termoli in Abruzzo, che è ora il signor Andrea Malipiero quondam Agostin, il quale ha creato viceconsoli in moltissimi luoghi; quello di Bari solamente, che è messer Carlo Marin quondam Marco, che ha sostituito viceconsolo; quello di Manfredonia, che ora non è conferito ad alcuno; e finalmente quello di Abruzzo, che come console generale ha anch'esso autorità di sostituire viceconsoli in molti luoghi della sua provincia, e n'è ora investito un Manolesso, che ha sostituto.

Risiedono appresso il vicerè agenti di molti principi, cioè del Papa, del re di Polonia, il quale vi sta per liti che ha con alcune famiglie principali di Napoli beneficate dalla regina Bona mentr' ella risiedeva nel ducato di Bari, e per riscuotere 32,000 ducati, che sono per interesse di 400,000 ducati prestati a Carlo V dalla sopra detta regina, quando il duca di Guisa assali il regno, i quali furono dati a dieci per cento e ora sono ridotti a otto. Questi denari furono ereditati da Auna Iagellona sua figliuola, della quale è erede il re di Polonia (1). Risiedono anco appresso Sua Eccellenza, oltra il segretario della Serenissima Signoria, i residenti di Fiorenza, Savoja, Mantova, Genova, Parma, Urbino e Malta; e ogni cardinale potente vi ha il suo agente. Il segretario di Venezia abita un palazzo nobilissimo, che fu donato alla Repubblica da Ladislao re di Napoli l'anno 1412, e ba di salario 1,200 scudi all' anno.

(1) Di ciò è discorso nelle Relazioni di Polonia contenute nel Tomo VI della Serie 1, e altrove.

RELAZIONE

DELLO

STATO DI SAVOIA

DI

FANTINO CORRARO

1598.

(Libreria di S. Marco in Venezia, Classe VII, Codice DCLXXIII. || Codice non è autografo ma sincrono. Mani posteriori vi aggiunsero l'erroneo nome di Francesco Priuli).

APPENDICE.

45

AVVERTIMENTO

La presente Relazione di Fantin Corraro cade tra le ultimé due di Savoia da noi pubblicate nel T. V della Serie II quando questa ci era ancora sconosciuta. La durata della legazione del Corraro fu di tre anni, come dice egli stesso fin da principio, i quali si comprendono tra la metà del 1595 e la metà del 1598, avvegnachè il suo predecessore Marino Cavalli ne tornasse nel giugno del 95, e il suo successore Simone Contarini vi andasse nel giugno del 98.

Il ritrovamento di questa Relazione, che dobbiamo al non mai ab-' bastanza predicato Cavaliere Vincenzo Lazari, vien tanto più opportuna quanto più era desiderabile di avere compita la serie di questi documenti intorno la gran contesa del marchesato di Saluzzo, la cui rivendicazione segna un punto capitalissimo nella storia di çaşa Savoia, Avvegnaché nella Relazione del Cavalli noi avessimo l'esposizione del primo periodo di questa vertenza, cioè dalla occupazione del marchesato per fatto di Carlo Emmanuele fino alle prime tregue, e in quella del Contarini la narrazione degli ultimi conflitti fino alla pace di Lione del 47 gennajo 1604, che li conchiuse; e ci mancasse appunto la relazione dei casi intervenuti dopo la rottura delle tregue fino alla pace di Vervino del 2 maggio 1598 tra Francia e Spagna, che sospese nuovamente le ostilità tra Enrico IV e il duca di Savoja.

Queste tre Relazioni si collegano strettamente fra loro, rivelandoci ognuna qualche fatto particolare, che maggiormente illustra le diverse fasi di quella lotta memorabile, dalla cui conclusione la casa di Savoia, come altrove abbiam detto, cominciò veramente a contare come potenza italiana.

Dovendo io dar conto a questo Eccellentissimo Senato dello stato del signor duca di Savoia, che nel corso di tre anni, che mi sono fermato a quella legazione, ho veduto ed osservato in tempo di guerra, di tregua, e posso dir anco di pace, dividerò il mio ragionamento in tre parti; nella prima considererò il signor duca assolutamente in sè stesso, indipendentemente dalle aderenze e rispetti così di Spagna come di Francia; nella seconda, come congiunto col serenissimo re Cattolico, con il fine e disegno di questa unione; e nella terza, quello che da questa congiunzione sia seguito.

Lo stato del signor duca di Savoia si divide, conforme alla divisione fatta dalla natura col mezzo delle Alpi, in due parti, una di là e una di qua da' monti, chiamandosi quella Savoia e questa Piemonte. La Savoia, come paese aspro, montuoso e sterile, dovria produrre abitanti industriosi e bellicosi, tanto più che confinano con nazioni feroci e guerriere; con tutto questo, e contro il corso naturale delle cose, per la freddezza e umidità di quella regione, hanno un eguale abborrimento al negozio ed alle armi. Onde per questo, e per l'inclinazione che hanno grandissima alla corona di Francia, ne sogliono cavar quei duchi molto manco utilità di quello che fanno dal Piemonte.

Il Piemonte, sebben di cielo molto contrario alla Savoia, per esser d'aria assai temperata, ha però la medesima inabilità e poca disposizione ai negozj ed alle armi che ha la

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