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fine, sebben con qualche difficoltà (1). Di modo che il re non avea più nemici che potessero mostrarsi in campagna, nè che fosser stati sicuri nelle fortezze, quando egli avesse seguitato il corso della vittoria che da ogni lato si mostrava favorevole ; poichè nel medesimo tempo monsignor di Lansac, general delle navi e galee del re, fugò e ruppe l'armata del principe di Conde (2), onde pareva in somma che il tutto fosse successo di quel modo per la compita quiete e gloria di quella corona. Ma contro l'aspettazione di ognuno seguì la pace (3), quando manco si dovea credere, la qual per certo fu molto più dannosa e vergognosa dell' altra fatta innanzi (4), perchè con quest'ultima perse il re quanto avea vinto, poichè vincitore non seppe proseguir la vittoria, mentre con quell'altra fece il meglio che potè, come le grandi necessità lo costrinsero, si per guadagnar il fratello allora poco amico, come per scacciar i raitri (5) fuor del regno; onde si può dire che allora la Maestà Sua ricevesse dai nemici le condizioni dell' accordo, che risultarono poi a beneficio della corona, e che questa ultima volta le abbia date lui agli altri, ma con suo notabil danno. Da quest'ultima pace, che il re volle in ogni modo fare essendo stracco di guerra, e stimando di meglio acquietar in questo modo il regno, come più volte allora mi disse, successero molti inconvenienti; perchè gli Ugonotti non resero mai niuna piazza di forse cento che ne tenevano, sebben promisero di farlo; dicendo che quando l'ammalato vomita il cibo dà manifesto segno che se ne va alla morte, ma ritenendolo con appetito di pigliarne dell'altro, può star sicuro di esser in buon termine di sanità. E così tutto essendo loro conservato, han preso tanto d'animo e di forza ancora, che collo scudo e coperta degli oppressi e mal contenti, senza tenere

(1) 11 16 agosto.

(2) Cioè l'armata della Roccella, piazza principale degli Ugonotti capitanali dal principe di Condé.

(3) Detta di Bergerac o di Poitiers, il 17 settembre 1577.

(4) Cioè di quella di Loches conclusa nel maggio precedente, nella quale, per rappacificare il duca d' Alansone, che parteggiava allora per gli Ugonotti, gli fu conferito il ducato d'Anjou, sotto il qual nome è più generalmente nominato da allora in poi.

(5) Le milizie tedesche assoldate dagli Ugonotti.

per

esercito in campagna, s' impadroniscon oggi d' una terra tradimento, e domani d' un' altra con diverse stravaganti pratiche; e con usurpar l' entrate della chiesa e del re, e con stringersi maggiormente con diversi principi forestieri della lor setta, si fanno rispettare ogni di più in casa e fuori ancora.

Successero poi altre importanti novità mentre stavano in corte oziosi in feste e piaceri, sdegnandosi grandemente monsignor d'Alansone per certe querele che nacquero tra i suoi più favoriti e quelli del re, che fu causa dell' altra partita dell'Altezza Sua con tanti notabili accidenti, come allora scrissi; perchè fatti prigioni tutti i suoi principali servitori, se ben poi si fossero accomodate le cose e quelli liberati, non restò per questo di partirsi, scalando di notte le mura della città per dubbio di non esser impedito alle porte, con dimostrazion d'animo più mal infetto che non fusse partito la prima volta. Allora si cominciò a sospettare e temere grandemente ch'egli avesse pensiero di sturbar di nuovo le cose del regno; onde S. M. cercò ogni mezzo di scoprir l'animo del fratello, riducendosi fino a questo, che io gli scrivessi per vedere come si moveva a rispondere ad un ambasciator forestiero e rappresentante d'una repubblica tanto amica di quella corona, siccome del tutto ne diedi conto alla Serenità Vostra con mandarle anco la gratissima lettera che l'Altezza Sua mi scrisse. Poi si risolse la serenissima regina madre di andarlo a ritrovare in Angers, dove era, portando al ritorno larghe promesse da monsignore, che se ne viverebbe quieto nei suoi stati; di che però si stette sempre in dubbio, sapendosi pur diverse sue pratiche dentro e fuori del regno. Pubblicandosi poi che attendeva grandemente alle cose di Fiandra, nè piacendo anco questo alle maestà loro, deliberò la serenissima regina madre di tornar un'altra volta a ritrovarlo. Promise finalmente monsignore con molti giuramenti e in scrittura di non partir dal regno, e rimandò la madre in corte tutta allegra e consolata la seconda volta, e dappoi la terza ancora ; ma pochi giorni appresso, fatte molte espedizioni di gente per tutto il regno, s'incamminò in quella parte, come di nascosto, con dieci soli in compagnia, per aver inteso la risoluzione del re

di volerlo impedire (1). Nè credano le SS. VV. EE. che questa fosse finzione per mostrare al re di Spagna che il Cristianissimo non consentisse alle operazioni del fratello, come alcuni andavano pur dubitando; perchè, per i tanti particolari che io ne so, avendo trattato e penetrato in questo negozio, posso affermare che il tutto si fece non solo senza partecipazione, ma contra il volere ancora delle maestà loro.

Ben è vero che due cose si devono considerare in questo fatto; l'una, che volendo monsignore adoperar l'armi, fu stimato poi manco male che lo facesse fuor di casa, che nel proprio regno; l'altra, che essendo andato di già in Fiandra così di nascosto, e trovandosi in essere tanta quantità di gente come aveva, si risolse il re, meglio consigliato, a non impedirlo di quella gagliarda maniera che forse avrebbe potuto fare, dubitando che, non riuscendo le cose nei Paesi Bassi nel modo che si persuadeva, sdegnato dappoi non ritornasse a metter in confusione tutta la Francia, come quasi segui. Oltre che, armandosi la Maestà Sua, come era bisogno di fare, gagliardamente e presto volendo opponersi al fratello, metteva in arme e divisione tutto il regno con grandissimo disavvantaggio suo, perchè ognuno allora inclinava all'andare nei Paesi Bassi. E veramente giunto in Mons, e dato ordine che l'esercito si radunasse insieme a quei confini, fece monsignore spaventar il mondo con la fama che ogni giorno più s' accresceva di questa impresa, e col notabile soccorso di tutte le parti di Francia che da principio lo seguiva. Temeva il re Cristianissimo per ogni rispetto, e dall' altra parte molto più temevano gli Spagnoli; onde il signor don Giovanni d' Austria ebbe a dire allora a' suoi confidenti, come s' intese, che la Fiandra si poteva chiamar del tutto persa.

Questi motivi, come principj di gran rovine alla Cristianità, mossero la Serenità Vostra, ed altri principi ancora. a mandar ambasciatori a Sua Altezza (2) e far gagliardissimi

(1) Il duca si partì da Verneuil la notte del 7 luglio 1578, ed entrato in Mons

nei primi d'agosto, lanciò di là il suo manifesto ai Fiamminghi.

(2) Fu mandato dalla Repubblica di Venezia, nel 1578, Giovanni Michiel, del quale abbiamo la Relazione nel T. IV della Seric 1.

officj perchè volesse desistere da cosi pericolosa impresa; ma non si potè veramente da principio fermare si gran torrente, si come fece il tempo e la natura da sè stessa. Perchè in poco più di un mese il campo di monsignore, dopo aver rovinata mezzo la Francia, con usar da per tutto dove andava ogni sorte d'inumana empietà, entrato in Fiandra al numero di 10,000 fanti e 1000 cavalli, senza far cosa di momento, per non esser pagati, si sbandarono tutti, non avendo mai voluto gli Stati unirli al loro esercito e nè meno tirarli dentro nel paese, sicuri che ne avriano ricevuto più danno assai che beneficio, avendo detto il principe di Oranges che bisognava servirsi dei Francesi come si fa del fuoco, che troppo vicino abbrucia, ma alquanto discosto riscalda e fa servizio.

Restò monsignore nella città di Mons e li dintorno da quattro mesi, trattando leghe e capitolazioni con essi Stati, Inghilterra ed altri loro aderenti, le quali so di aver mandate tutte all' EE. VV. Ma così come per un pezzo fu in apparenza onorato, così finalmente, per i grandi affronti e indegnità che riceve dappoi con tutti i suoi in quelle parti, e vedendo che il principe di Oranges e gli Stati medesimi andavano mancando ogni giorno dalle promesse e accordi più volte fatti fra di loro, e scopertisi i trattati con i quali tentò impadronirsi di Mons ed altri luoghi, si ritirò a Condè e poi in Francia, con quel fine dei suoi grandi ed alti pensieri, che il serenissimo re aveva predetto al clarissimo Michiel e a me ancora molte e molte volte: cioè, che monsignore guidato dal consiglio di giovani, dopo aver speso gran tesoro e fatto segnalato danno per più capi alla Francia, offeso il re di Spagna, anzi la cristianità tutta insieme, ritornerebbe a casa senza aver fatto cosa di bene in Fiandra.

Ma qui non restò quieto l'animo di quel principe, poco contento dei mali successi di questa impresa, sdegnato col fratello, e più che mai contra gli Spagnuoli, i quali l'aveano sprezzato e vilipeso; e si voltò a trattar matrimonio e più stretta confederazione con la regina d'Inghilterra, dalla quale si risolse di andare, come dirò poi; e in oltre invio persona verso Costantinopoli per travagliare più che poteva il re Cat

tolico, tenendo medesimamente pratiche con altri principi di Germania. E quello che era di più importanza al regno, trattava l'Altezza Sua con i capi delle provincie di Bretagna e Normandia, già sollevati contra il re, che lo volessero accettar per loro signore e protettore, e così con i governatori di Bologna e Cales; ma non riuscendo le pratiche, fece di necessità virtù, e tornò in corte quasi all'improvviso con tre soli gentiluomini, mettendosi liberamente nelle mani della Maestà Sua. La quale lo accarezzò grandemente dandogli danari ed ajutandolo in tutto quello che ragionevolmente potè; e tenendolo in speranza di farlo suo luogotenente generale, lo acquietò e unì seco di maniera, che se fossero continuate le cose di quel modo, si poteva sperare ogni bene.

Ma finalmente di nuovo partito di corte, mal soddisfatto nell' intrinseco suo per diverse altre cause, come brevemente dirò, andette l'Altezza Sua in Inghilterra privatamente e di quel modo ch'io scrissi allora. Mostrò la regina, come accorta che è, di restar soddisfatta di lui, e gli diede ferma speranza, come tuttavia gli dà, di conchiuder il matrimonio, anzi disse che quanto a lei teneva il tutto per concluso, e che farebbe ogni opera a fine che fosse coronato re; ma perchè i signori del regno più facilmente se ne contentassero, gli mostrò come era bisogno che ottenesse dal fratello le fortezze di Bologna e Cales, e promettesse di favorir gli Ugonotti, dandogli inoltre essa regina intenzione di prestargli gran somma di denari e ogni favore con gli stati di Fiandra per muover la guerra nei Paesi Bassi e nella Franca Contea contra il re di Spagna, del quale resta malissimo satisfatta per le cose d'Irlanda. Monsignore, persuaso da queste speranze, accordó il tutto, e tornato in Francia, dimandò le piazze al fratello, e insieme fece nuova e gagliarda istanza per aver favore, almeno segreto, contra Spagna; il che non potè ottenere. Si aggiunse a questo, che alcuni giorni dopo, stando il re molto male, l'Altezza Sua di propria autorità fece liberar un suo servitore ch' era dentro le prigioni di Parigi, onde alcuni favoriti di S. M. ebbero a dire pubblicamente che troppo presto si voleva far re, ma che non era tempo ancora; e

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