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poca vita per certo se gli può promettere. Stimo io che nel passar che fece la Maestà Sua per questa città, venendo di Polonia per andare ad incoronarsi del suo ereditario regno di Francia, abbia nelle menti di cadauna delle Eccellenze Vostre lasciata così impressa e scolpita la immagine e statura del corpo suo, che a me sarà levata la pena di rappresentargliela; dirò ben che trovando ora miglior il vino che l'acqua, solita esser bevuta da lui, per causa di una fistola che soleva patire nell' occhio destro con offesa dell' udito ancora, di che tuttavia ne patisce, pare il color della faccia un poco più vivace e robusto; ma quanto più riceve beneficio la natura da questo, tanto all' incontro resta diminuita e debilitata da altri disordini, amando molto la compagnia di dame, feste e banchetti, compiacendosi grandemente nel vestire attillato con ricami e gioje, e alle volte introdurre mascherate e tornei così pomposi, che spenderà in essi quaranta e cinquanta mila franchi, vestendo del suo tutti quelli che entrano in essi bagordi.

Ha nondimeno in gran venerazione il culto divino, ed è stimato, per gli effetti che si vedono, molto religioso; si confessa e comunica diverse volte all' anno, e questa devozione in tanto si fa maggiore, quanto che in lui, della grazia speciale concessa dal Signore Dio ai re di Francia di guarir le scrofole, si vedono mirabilissime cose; e talvolta si sono contati più di mille ammalati, venuti fino di Spagna, Portogallo e altrove per tor la benedizione; e questo si fa dieci o dodici volte all'anno, le principali feste, nelle quali, dopo essersi comunicata la Maestà Sua, facendo la croce sopra la faccia dell' infermo, dice queste parole: il re ti tocca, Iddio ti guarisca.

È di buonissima natura, e facilmente perdona le ingiurie, onde gli Ugonotti dicono, questo re esser tanto buono che non offese mai persona, volendo inferire che sia di poco animo. Negli affari di stato si mostra intelligente quando vuole, e nelle proposte e risposte riesce accorto ed eloquente. Si diletta assai nel parlare e sentir a discorrere, introducendo perciò alle volte, stando a tavola, dispute di dottori sopra diverse materie. Studia volentieri le morali e libri d'istoria e

di rettorica. In molte cose si riportava prima al parer della madre, ma ora vuole che ogni cosa quasi dipenda, o almeno paja dipendere da lui; il che però nasce dal consiglio secreto di alcuni pochi che governano, come sono Sciarvernì, che ha i sigilli in mano (1), e Villechier (2), oltre certi giovani che certamente possono molto, fra' quali sono la Valetta (3), Arches (4), d'O (5), e Saulx (6), chiamati dalla corte i quattro evangelisti. Sopra tutte le cose ama la pace, e abborrisce mortalmente la guerra, massime intestina e civile, avendo, nel tempo che era luogotenente del re Carlo suo fratello, provato forse quanti e`quali siano i travagli e pericoli di essa, e quanti danni apporti alla corona e ai popoli insieme; di che ne fa chiaro giudicio la pace ultima, detta da lui pace del re, perchè la volle dare in ogni modo al regno. Così ancora comporta ogni indegnità e offesa per non venir alle armi, permettendo che gli Ugonotti tengano le piazze che per l'ultima pace promisero di restituire; così dissimulò l'affronto di Bellaguarda, e altre cose ancora, e finalmente ha fatto lega con la città di Ginevra pigliandola in protezione con quelle condizioni che già notificai all' EE. VV.

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Per liberarsi dai negozj fastidiosi, si ritira volentieri fuor di Parigi, e massime ad una sua piccola casa di Dolinvilla, standovi i dieci e dodici giorni continui per volta, dove non ardisce andar alcuno che non sia chiamato; e là si spoglia quanto può d'ogni affare pubblico e della dignità reale insieme, facendosi chiamar da quei suoi domestici e favoriti che lo seguitano monsignor di Dolinvilla; il che aggiunto all'estraordinaria e pubblica affezione che porta a quei giovani di poco merito e di manco sapere (ai quali dà spesso i cento e dugento mila franchi per volta, lo che a provvedere infiniti benemeriti servitori della corona saria di gran lunga bastevole), fa,

(1) Filippo Hurault, conte di Chiverny.

(2) Renato di Villequier.

(3) Nogaret de Lavalette, poi duca di Epernon.

(4) 11 barone d' Arches, poi duca di Giojosa. Di tutti questi è discorso nella seguente relazione del Duodo.

(5) Francesco Marchese d'O, sopraintendente delle finanze.

(6) Giovanni di Saulx, visconte di Tavannes, figlio del maresciallo che tanto infieri contro gli Ugonotti nella giornata di S Bartolommeo.

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per dir il vero, che è poco amato e manco obbedito da tutti. Ora conoscendo egli pure questa mala volontà sì dei principi e nobiltà, che si vedono poco favoriti, come degli ecclesiastici e dei popoli ancora, pur troppo aggravati ed oppressi come ho detto, vorrebbe remediarvi, ma poi non vi attende nella maniera che faria di bisogno. Ha levato alcune nuove gravezze e officj, benchè si possa dir per forza, a tutte quelle provincie che l'hanno dimandato, ma dall' altra parte ve ne ha poste delle più gravi. Diede intenzione ancora di levar certe contribuzioni estraordinarie che pagava il clero; ma dopo aver tenuti presso di sè cinque o sei mesi alcuni suoi deputati, furono licenziati senza conceder loro cosa alcuna. Rispose alle dimande degli stati generali dando, in apparenza almeno, qualche soddisfazione al regno; ma nel mentre che si diedero i capitoli al parlamento di Parigi per confermarli, dovendosi poi metter alla stampa, la Maestà Sua, che è così benigna che non sa negar cosa che le sia richiesta, contraffece e alterò di nuovo quegli ordini e belle promesse che facea, onde tutto è ritornato in maggior confusione di prima. Pensò, per soddisfar la nobiltà, d'introdur il nuovo ordine de' cavalieri di Santo Spirito, e dargli commende di chiesa; ma s'oppose il clero a questo, e cosi il Pontefice, in modo che fin' ora i cavalieri eletti restano senza entrate, e si può chiamar questo più tosto un semplice ordine d'onore, come l'altro di S. Michele, che religione, secondo che si pensò prima di fare. Ha promesso più volte di dar i vescovati e altre dignità ecclesiastiche a persone degne e di buon esempio, e non a soldati e dame e altra gente che ne fanno pubblica mercanzia; ma poi si fa peggio ogni giorno, come anco della giustizia, che per tutto il regno, come dissi, è malissimo amministrata.

In somma il re, si come intende benissimo le cose, così dall'altra parte vorrebbe con poca fatica e pensiero governar quell' imperio, ma non è possibile; e se non si applica vivamente agli affari della corona assistendo nei consigli e travagliando del continuo, si come del continuo sopravvengono nuovi ed importanti negozj che spesse volte non patiscon dilazione, temo che presto si accorgerà che mal può star insieme, dirò

così, lungo sonno e largo imperio; si come all' incontro, volendo attendervi, stimo che sia ancora in sua mano di regolar tutte le cose.

Monsignor suo fratello, chiamato nel battesimo Ercole, ma alcuni anni dopo Francesco, per voler del padre, nacque alli 17 maggio del 53 (1), e come affermano quegli astrologhi, sotto cattivo influsso e pianeta. È di piccola statura, ha il volto tutto mangiato dal vajolo, la guardatura poco grata, benchè nella conversazione egli si mostri affabile, e la complessione assai delicata, sebbene si governi più regolatamente del fratello. Quello che importa, e che mi viene affermato, è che per diverse prove fatte con donne tenute a sua posta, non ha mai potuto aver figliuoli. Nei primi anni che uscì di paggio, come dicono in Francia, cominciò a dar prova al mondo di quella natural ambizione e desiderio di novità che sino a quest'ora lo ha predominato, e con la quale incammina ogni suo disegno, come da principio ho detto. Molte cose potrei aggiunger delle azioni di questo principe, ma pare a me di aver narrato abbastanza delle seguite a mio tempo; solo dirò questo particolare, affermatomi da persona degna di fede che si trovò con pochi altri presente, che quando monsignore, a Lione, si buttò ai piedi di Sua Maestà e della madre dimandando perdono di quella congiura scoperta allora, la Maestà Sua gli disse queste formali parole: Prego Iddio che vi perdoni come facciamo noi, se ben meritereste gran castigo, avendo cercato di levar di vita il re Carlo e me vostri fratelli, e insieme quella che vi ha generato, volendo commetter tanta empietà di dar la morte a quel corpo che ha data la vita a voi, come di nuovo ve la doniamo, avendovene essa madre fatta la grazia.

Viene stimato che, quando questo principe potesse assolutamente governare, farebbe di gravissime e pericolose risoluzioni con metter tutto il mondo in confusione, vivendo sopra tutte le cose capital nemico del re di Spagna, per avergli più volte negata una delle sue figliuole in matrimonio, e mo

(1) O più veramente il 18 marzo 1554.

strato per più strade di sprezzarlo; e si può tenere per fermo che un giorno che fusse re, gli farebbe di nuovo la guerra, se non fosse che, avendo allora più da perdere, andasse ancora più considerato nel moversi, facendo come il duca Lodovico d' Orleans (Luigi XII) inimicissimo degl' Inglesi, che venuto alla corona, disse non appartenere ai re di Francia il vendicar le ingiurie dei duchi d' Orleans, e diventò amico loro.

Possiede l' Altezza Sua più stati ed entrate che non facesse mai fratello di re, non essendo soliti d'aver più di 60,000 franchi all' anno; ma egli tiene sei ducati, Alanson, Angiù, Ponthieu, Turenna, Dreux, e Berry, il qual solo ha 25 città, che tutti insieme gli danno più d'un milione di franchi d'entrata. Con tutto questo non resta contento, desiderando grandemente d'esser fatto luogotenente generale del regno, si come dalla madre e dal re medesimo più d'una volta, per dir il vero, gli è stato promesso; ma temo io che finalmente questo sarà la pietra dello scandalo, così non essendo esaudito, come, e molto più ancora, ottenendo l'intento suo, per i mali ministri e consiglieri che ha d'intorno.

Ora considerando questi due fratelli insieme, si può con verità dire, che siccome sono dissimili di corpo, sendo il re, fra le altre cose, molto grande e di faccia delicata, e monsignore piccolo e di poco grata guardatura, così molto più gli animi ancora, per quel che appare, si scoprono differenti; perchè quanto più il re è di affabile e dolce natura, tanto questo è più aspro e difficile; quanto più il re scopre l'intenzion e animo suo, tanto più monsignore lo dissimula e tien secreto; quanto Sua Maestà perdona facilmente e accarezza quelli che l'hanno grandemente offesa, altrettanto l' Altezza Sua è desiderosa di vendetta, e non si scorda cosi facilmente le ingiurie. È il re inclinato alla quiete e desidera conservar il suo regno con la pace; il duca non pensa ad altro che a tumulti e ad ampliar la sua grandezza con la guerra. Il re è liberalissimo, anzi prodigo, dando tutto quello che ha senza distinzion di persone; il duca, a proporzione, va più ristretto assai nel donare e dispensar il suo. Il re infine fa ogni cosa per liberarsi dai negozj e fastidj, e divenir, dirò così, privata

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