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vivere, da circa 120,000 ducati. Fatta per il re questa preparazione di navi, elegge un capitano de' suoi più favoriti a governo di questa armata, ed un suo fattore per cadaun legno, che abbia a tener i conti delle mercanzie che entrano ed escono di nave; e poi essendo preparato il tutto, fa caricar le dette navi per mandarle a questo viaggio d'India; il qual carico tra ogni cosa è stato fin ora per valuta da 90 in 100 mila ducati, un quarto a conto del re, e tre quarti a conto de' mercadanti; tra tutta la qual somma, da 25,000 ducati sono di mercanzie, cioè di rami, cinabri, argenti vivi, piombi e coralli; il resto d'argenti in massa e di danari contati.

Caricate che sono queste navi, si partono da Lisbona ogni anno circa il fine di marzo e il principio di aprile, e drizzano la prora per ostro e garbino, e navigano tanto per questo vento, che si trovano per lo astrolabio sotto l'equinoziale, avendo prima fatto il cammino di mille leghe portoghesi, che sono tre mila miglia delle nostre; poi passano l'equinoziale, c vanno solamente per ostro per spazio di 2,100 miglia, tanto che, ancora per l'astrolabio, conoscono esser 35 gradi lontani dallo equinoziale verso l'altro polo, e conoscono per questo ritrovarsi sopra un capo nella più lontana parte dell' Africa, che da loro è stato chiamato il Capo di Bona Speranza. E perchè sempre appresso quel capo sono di grandissime fortune, per il ribatter che fan i venti che corrono quella costa, i Portoghesi adesso non vanno a vista di detto capo, anzi quando, per il numero dei gradi, comprendono esservi appresso, navigano ancora per ostro, e per ostro e scirocco, da circa 150 in 200 miglia, tanto che montano questo capo. Montato che l'hanno, voltano la prora per greco, e scorrono per questo vento da circa 3000 miglia, et iterum entrano di qua della linea equinoziale verso il nostro polo per spazio di 15 gradi, pur alla costa dell' Africa, e prendono porto a Monsembich (1), che è una isoletta poco lontana dalla terraferma dell'Africa, nella qual'isola si rinfrescano di vittuaric, per esser in essa

(1) II Quirini fu mal informato quanto al sito di Monzambic, il quale non è a 15 gradi di latitudine nord, ma a 15 sud. Cade più oltre in simili errori, che via via verremo avvertendo.

gran copia di acque e di carni. E in questo ultimo viaggio fecero al porto di questa isola una fortezza ben in ordine di uomini e di artiglieric, per esser il primo porto che prendono dappoi il partir da Lisbona, di donde stanno a venir fin là da circa mesi quattro, nel qual tempo fanno il cammino di 8300 miglia (1) nè mai toccano terra. Si fermano nella detta isola per spazio di 15 ovver 20 giorni, e poi si partono tutte le navi insieme alla fin di agosto, delle quali una ovver due segnano il cammino per greco, e vanno alla Zafala, che è un'isola dove sperano i Portoghesi trovar la mina dell'oro, ed è lontana da Monsembich da circa 300 miglia più verso la bocca del Mar Rosso (2). Le altre navi tutte si drizzano insieme per levante, e navigano per questo vento da 2200 miglia, e in termine di un mese giungono in India, e prendono porto ad un'isola chiamata Anzidua, che è alla costa dell' India 100 miglia lontana da terra per mezzo Cucin (Cochin) e Cananor, di qua dalla linea equinoziale 15 gradi siccome è Monsembich, di donde, innanzi il giunger in India, si partono (3). Nella qual' isola Anzidua hanno Portoghesi ultimamente fabbricato una fortezza fornita molto bene di tutto per poter ricettare le navi, e sempre tenervi quelle che vanno in corso, essendo la detta isola posto, che per tutta la costa dell' India non se ne ritrova; dalla qual' isola vanno poi alla spiaggia di Cananor e di Cucin per contrattar le mercanzie con i paesani. Giungono li circa la fin di settembre, ed ivi fanno fine al loro cammino, nè vanno le navi, dico quelle di

(1) Questa cifra sarebbe press' a poco esatta quanto al cammino che i Portoghesi facevano risalendo la costa d'Africa prima di voltare per l'India, e ribadisce l'errore sopradetto della latitudine supposta a Mozambic.

(2) Altro errore maggior del primo, perchè Zofala, o Sofala, città sulla costa Africana, dove veramente si faceva commercio di polvere d'oro, è a 300 e più miglia al sud e non al nord di Mozambic.

(3) In questa indicazione di Anzidua o Anzidina, come dice più innanzi, é confusione ed errore; avvegnachè se dovesse ritenersi la posizione sua fra Cochin e Cananor, e la distanza di 100 miglia dalla costa, dovrebbe appartenere al gruppo delle Laccadive, fra le quali non troviamo tal nome, e cadere fra 10 e 12 gradi di latitudine nord, e non su 15. Talchè incliniamo a credere che debba invece intendersi qui indicata l'isola d'Anchediva, la quale, è vero, è ben lungi dall' essere a 100 miglia dalla costa, ma cade appunto sotto il 15.8 grado, e quel che è più era scala ordinaria ai Portoghesi in quei paraggi. Quanto alla latitudine di Mozambic, l'abbiamo rettificata in una nota precedente.

mercanzia, per ordinario, più oltre, eccetto alcune che scorrono la costa dell' India verso ostro e scirocco per scoprir paesi più nuovi, e per giunger a quella scala famosa di Malacca e alla isola Taprobana (Ceylan), donde si caricano la maggior parte delle navi dei Mori.

In questo cammino così grande, così lungo, che può esser da Lisbona fino in India 10,500 miglia, navigano sempre i Portoghesi con la carta e con la bussola, e adoperano la calamita; e benchè perdano la vista del nostro polo non lasciano però di adoperar la bussola, perchè sempre la calamita, posta dove si voglia, e quanto lontano si voglia, tira alla tramontana e va all'altro polo, e per questo mezzo conoscono i venti come se non perdessero questo polo di vista. Adoperano ancora i Portoghesi, oltra la carta e la bussola, lo astrolabio, per il qual conoscono l'altura del sole, e per esso, quando il sole è in mezzodi, vedono quanti gradi sono lontani dalla linea equinoziale; per il qual vedere conoscono quanto sono propinqui e quanto remoti dai luoghi dove si hanno da guardare, e dove hanno da prender porto; e con questa marinarezza di carta, di bussola e di astrolabio navigano da Lisbona fino in India; della qual India mi par conveniente dar qualche particolar informazione alle Eccellenze Vostre acciò meglio intendano il tutto di tal viaggio.

È questa provincia, chiamata India minore, tutta situata al mare, e comincia alla bocca del mar Persico e finisce a Malacca. Corre la sua costa dal mar Persico fino alla metà ostro e tramontana, e dalla metà fino a Malacca corre macstro e scirocco. È detta provincia lunga da circa 2500 miglia, e fra terra non si estende oltre mille miglia, e per tutta la spiaggia non ha porto che buono si possa chiamare. Contien in sè molti regni, parte di Mori e parte di Gentili, che adorano diversi e molti Dei. Il primo regno alla costa del mare, cominciando verso il mar Persico, è il regno di Armuso (Ormuz) abitato da Mori, dove si trovano gioje, e le perle in quel luogo si pescano in tre piedi di acqua, in una sola parte molto guardata da quel signore, dove delle belle se ne trovano poche, e quelle che pur si trovano sono in qualche

estimazione, e non poca, appresso i paesani. Congiunto a questo regno, pur alla costa del mare, è il regno di Comba (Cambaja), di Mori pur esso, nel qual regno solo nascono le lacche, e non in altro luogo. Più oltre si trova Pego (1), di Mori, e appresso Pego è un luogo chiamato Batacala, che è il primo di Gentili in quella costa, dove nascono da circa 3000 cantara di pevere, il qual tutto va in mano de' Mori, che li tengono casa già molti anni. A confine di Batacala è Onor e Calanginor (2), luoghi tutti mercadanteschi di Gentili che hanno commercio con Mori; appresso de' quali, pur in la detta costa, è il regno di Calicut di Gentili, il quale è grande e potente, e soggetto ad un re che veramente è il maggior signore che sia in tutta quella costa, e parente e amico dei più gran re dell' India, e nemico capitale de' Portoghesi. Dappoi il primo garbuglio che fecero nel suo regno (3), si è sempre più fortificato, e per mezzo di due Italiani, che si partiron con le navi da Lisbona, ha ancora avuto modo di far artiglierie alla foggia nostra, e di far bastioni e fortificar le terre e i paesi; in modo che al presente non dubita niente de' Portoghesi, anzi più tosto è temuto da loro, e non senza ragione, come più innanzi dirò (4). In questo regno di Calicut nascono tutti i zenzeri, i quali tutti vanno in mano dei Mori, e per questo i Portoghesi non possono portare zenzeri che boni siano. A confine di questo regno di Calicut, seguendo la costa, è il regno di Cananor e quello di Cucin (5), pur di Gentili, che sono due piccoli regni, e di forza e di pae

(1) Riteniamo, anche dalla designazione dei luoghi che seguono, che sotto questo nome il Quirini intenda Goa o Pangi, come allora si chiamava la fortezza di quella città, la quale non venne che nel 1510 in potere dei Portoghesi, che ne fecero poi la capitale dei loro stabilimenti indiani.

(2) Forse è da leggersi Cananor per le ragioni che dedurremo fra poco. (3) Cioè quando, nel 1502, per essersi mostrata poco condiscendente a Vasco di Gama, questi la cannoneggiò terribilmente coll'artiglieria de' suoi vascelli. (4) Tutto ciò non impedi che Albuquerque la sottomettesse interamente alla sua autorità nel 1511.

(5) Certamente invece di Cananor deve leggersi Cranganor, sì perchè Cranganor e Cochin erano appunto due piccoli stati fra di loro contigui, come l'autore li dice poco appresso, e si perchè Cananor era al nord e non al sud di Calicut, e forse già di sopra indicato sotto il nome di Calanginor. Questa correzione va mantenuta anche per gli altri luoghi nei quali l'autore nomina insieme quei due piccoli stati.

APPENDICE.

2

se, e tra tutti duc, alla marina, non sono di lunghezza più di 54 miglia, e hanno un fiume in mezzo che separa un regno dall' altro ; il qual fiume nasce 50 miglia fra terra in una montagna, la qual è un regno dagli altri separato, che è sottoposta ad un re Gentile chiamato Matbacaimal, ed è lunga da circa 50 in 60 miglia, e confina verso il mare tra Cananor e Cucin, e da terra è serrata da ogni canto dal regno di Narsi (1). In questa montagna nasce tutto il pevere, nè si ha per relazione di alcuno che nasca in altri luoghi che in essa e in Batacala, terra di sopra nominata; la somma del qual pevere può esser da trenta in trentacinque mila cantara, computando un anno per l'altro. Questo pevere, fino al tempo che i Portoghesi cominciarono a praticar in India, solea sempre andar per terra su cammelli da questa montagna, dove nasce, fino a Calicut, che può esser cammino di cento miglia in circa, da dove i Mori. che vi tenevano e tengono ancora casa, il levavano tutto per condurlo alla Mecca e in Alessandria; ma al presente questo pevere ha tolto il cammino della montagna fino a Cucin e Cananor, e va per quel fiume detto di sopra con più comodità che non andava a Calicut, e ha tolto questo cammino per il praticar che fanno Portoghesi alla spiaggia di Cucin; i quali pagano il pevere meglio dei Mori, e con miglior condizione i mercadanti del pevere contrattano con loro che non facevano con Mori.

Passato Cananor e Cucin si trova Pandarami e Coilan, luoghi pur mercadanteschi de' Gentili, e poi per spazio di 800 miglia delle nostre si dice esser Malacca, fine della costa dell' India, la qual è tre gradi di qua dall' equinoziale verso il nostro polo; e ha una scala dove tutte le mercanzie dell' India maggiore (2), che è più verso levante, concorrono, tutte le navi de' Mori vi capitano e si caricano di tutte sorte spezierie, eccetto zenzeri, lacche e pevere, e si caricano di lisari (?), sete e porcellane, e di tutti quei lavori che vengono in Alessandria per via dell' India. In questo paese di Malacca

e

(1) Narzingue secondo altri, che si stendeva sino e lungo la costa di Coromandel.

(2) Per India maggiore intendevasi allora la China.

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