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rico, quegli che veramente ha stabilito e divulgato il concetto che « le Relazioni dei Veneti Ambasciatori sono

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uno de' più solidi fondamenti e sussidj che s'abbiano

gli scrittori di storia, i quali non saprebbero altron

« de fare inchiesta di più eletta materia (1).

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E quanto al vero si apponesse nella sua previsione il Foscarini, ben si pare dalle opere insigni che, specialmente a' giorni nostri, si son venute dettando sul fondamento di queste Relazioni.

Il primo che ne facesse capitale per la storia sembra essere stato, nel 1560, Giulio Rovilio Rosso, il quale, nello scrivere delle cose d'Inghilterra del tempo che intercedette fra la morte di Edoardo VI e l'arrivo di Filippo d'Austria in quel regno, usò largamente della Relazione di Giovanni Micheli del 1557 (2).

Andrea Morosini, uno dei grandi istoriografi della Repubblica, può dirsi che trasportasse quasi letteralmente in uno dei libri della sua Historia Veneta dal 1521 al 1645 la Relazione del Convento di Nizza di Niccolò Tiepolo del 1538.

Il cardinale Pallavicino, nella sua Historia del Concilio di Trento, non cava minor proffitto dalla Relazione di Roma di Michele Suriano del 1531.

Lo storico Amelot de la Houssaye, nelle diverse sue opere, e specialmente nella prefazione alla sua traduzione della Storia del Concilio di Trento di Fra Paolo Sarpi, riferisce lunghi brani di venete Relazioni, come avverte in tal proposito il Foscarini (3).

Più largamente ancora a' giorni nostri ne usarono, e il Bucholtz nella voluminosa sua Storia dell' Imperato

(1) Della Letteratura Veneziana libri VIII. Padova, 1752 in fol., p. 460. (2) 1 Successi d'Inghilterra dopo la morte d'Odoardo VI fino alla giunta in quel regno del serenissimo don Filippo d' Austria principe di Spagna. Ferrara. 1560.

(3) Op. cit., p. 463, n. 404, e p. 464, n. 409.

re Ferdinando I pubblicata nel 1835 (1); e Federigo di Raumer nelle sue Lettere Parigine per la storia dei secoli XVI e XVII (Briefe aus Paris ec.); e sir Enrico Hellis nelle sue Original Letters intorno le cose d'Inghilterra; e il Guizot nel suo celebre libro Della Repubblica d'Inghilterra e di Cromwell; e il Mignet in Antonio Perez e Filippo II, e in Carlo V al monastero di Yuste; e il belga Gachard, intorno al quale dovremo trattenerci più innanzi, nella sua monografia di Don Carlos, e nei moltiplici lavori da lui condotti intorno la storia di Spagna del secolo XVI, in quanto specialmente si riferisce alle attinenze della medesima colla storia particolare della sua patria; e fra noi il Romanin, del quale tuttavia deploriamo l'immatura fine, nella sua coscienziosa Storia documentata di Venezia ; e il Mutinelli nella sua Storia arcana ed aneddottica d'Italia; e il Ricotti nell' egregia sua Storia della Monarchia Piemontese. Ai quali tutti dovranno aggiungersi d'ora innanzi quanti faranno argomento dei loro scritti la storia, generale o parziale, dei tre ultimi secoli.

Ma nessuno ha più di proposito e con più squisito discernimento saputo usare a illustrazione della storia moderna le Relazioni Venete quanto il celebre Leopoldo Ranke, che tiene oggi a buon dritto il primato fra gli storici della sua patria. La sua grand'opera Principi e popoli dell' Europa meridionale nei secoli XVI e XVII (2), cominciata a pubblicarsi nel 1827, e della quale la Stɔria degli Osmanlidi e della Monarchia Spagnuola, quella dei Papi e degli Stati della Chiesa, quella di Francia principalmente nei secoli decimosesto e decimosettimo, non sono che le principali suddivisioni; questi grandi lavori storici, diciamo, condotti principalmente dietro la

(1) Geschichte der Regierung Ferdinand des Ersten cc.

(2) Fürsten und Völker von Süd-Europa in XVI und XVII Jahrhundert.

scorta delle Venete Relazioni, da lui rintracciate con mirabile criterio e perseveranza, ne misero in piena luce l'utilità, ne determinarono il posto in prima linea tra i fondamenti storici dei tre ultimi secoli, e furono per ciò stesso il più efficace stimolo all' integrale pubblicazione delle medesime (1).

Abbiamo detto come di buon'ora alle private trascrizioni cominciassero a tener dietro per mezzo della stampa parziali pubblicazioni dei documenti in discorso. Noi le verremo ora sommariamente accennando, come naturale introduzione a quello che stimiamo di dover dire intorno l'opera nostra.

Le prime a venire in luce furono quelle contenute nella raccolta che va sotto nome di Tesoro politico, la cui prima parte fu stampata e ristampata in Colonia negli anni 1589, 1595 e 1598, la seconda in Bologna nel 1603, e la terza, con data di Seravalle, nel 1605, riprodotte poi a breve intervallo, più o meno completamente, a Milano, a Vicenza e a Francoforte due volte, e in quest' ultimo luogo traslatate eziandio in latino (2). Le Relazioni contenute in queste tre parti del Tesoro

(1) Giustizia vuole che qui non sia da noi preterita l'onorevole menzione di Andrea Mustoxidi, al quale non tenne che, intorno i primi anni del presente secolo, egli non preoccupasse questo bel campo. Abbiamo infalti da una recente rivelazione di Niccolò Tommaseo (Archivio Storico, Nuova Serie, T. XII, Disp. II, p. 52) che l'illustre Corcirese, tanto benemerito delle due patrie cui appartenne, inspirato, com'è da credere, dalla, testimonianza surriferita del Foscarini, chiese al governo del regno d'Italia di poter fare un lavoro sulle Relazioni dei Veneti Ambasciatori il quale, forse per le vicende de' tempi, non potè poi aver luogo.

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(2) Il titolo preciso della prima di queste pubblicazioni è il seguente: Tesoro politico, civè Relazioni, Istruzioni, Trattati, Discorsi varj d' Ambasciatori pertinenti alla cognizione ed intelligenza degli Stati, interessi e dipendenze dei più gran principi del mondo, nell' Accademia Italiana di Colonia, 1589 in 4. Le edizioni italiane di Francoforte, condotte su quella di Colonia del 1598, sono del 1610 e 1617, la seconda delle quali contiene anche la versione latina; cui tenne dietro, nel 1618, un'altra parte sotto il titolo di Continuatio Thesauri Politici.

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politico sono le dieci seguenti che notiamo per epoca, e che, all'infuori di due, sono date senza il nome dell'ambasciatore: del Convento di Nizza per Niccolò Tiepolo 1538-d'Inghilterra per Giovanni Micheli 1557 - di Francia per Michele Suriano 1562 di Urbino per Lazzaro Mocenigo 1570 di Roma per Michele Suriano 1571 di Costantinopoli per Marcantonio Barbaro 1573 di Savoia per Girolamo Lippomano 1573 — di Ferrara per Emiliano Manolesso 1575 di Firenze per Andrea Gussoni 1576 della Guerra fra Turchi e Persiani per Giovanni Micheli 1587. La scelta era assai bene intesa quanto al merito della più parte di queste Relazioni, ma l'edizione riescì così sconcia per infinite mutilazioni e alterazioni del testo, che il Foscarini, deplorando l'indegno arbitrio, di ciò solo in parte si consola «< che in fronte a così depravate scritture « i nomi degli autori non vi si leggano, toltone i soli a di Lazzaro Mocenigo e di Girolamo Lippomano (1).

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Nel 1650 lo storico Aubéry dava, tradotte in francese (2), la Relazione di Roma di Bernardo Navagero del 1558, e quella di Francia di Michele Suriano del 1562, da lui segnata sotto l'anno 1561. Tre altre, pur tradotte nello stesso idioma, venivano in luce, a breve distanza tra di loro, negli anni 1666, 68 e 70; quella cioè di Spagna di Tommaso Contarini del 1593, e due del secolo susseguente: l' una d'Inghilterra di Marcantonio Corraro del 1611, e l'altra di Germania di Giovanni Sagredo del 1665 (3).

(1) Op. cit., pag. 462, nota 401.

(2) Nel suo libro: De la prééminence de nos roys. Paris. 1650, in 4° (3) Relation d'Espagne fidellement traduile des manuscrits italiens. Montbéliard, 1666.

Relation d'Angleterre fidellement traduite des manuscrits italiens. Montbéliard, 1668.

Relation de la Cour Impériale faite au doge de Venise par le sieur Sacredo aprés son retour d'Allemagne. Paris, 1670.

APPENDICE

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Due anni dopo l'ultima delle suddette pubblicazioni, tre altre Relazioni, tutte della corte di Roma, furono stampate in italiano a Bruxelles (1); quella di Paolo Tiepolo del 1569, una detta di Angelo Corraro del 1661 (2), e quella di Antonio Grimani del 1669.

Nello stesso anno 1672, dice il Foscarini (3) essersi pubblicate, sotto la data di Cosmopoli, la Relazione di Spagna di Domenico Zane del 1658, e quella di Roma di Pietro Mocenigo del 1671.

Un solerte raccoglitore di documenti storici, Antonio Bulifon (4), accresceva pur esso, nel 1698, il pubblico patrimonio delle Relazioni Venete con due di Batista Nani, lo storico, quella di Francia del 1661 e quella di Germania di pochi anni dopo, e colla riproduzione della sopracitata di Roma di Pietro Mocenigo.

Corse poi più di un secolo senza che altre se ne vedessero apparire (5), finchè nel 1804 il conte di Ma

(1) Li Tesori della corte Romana in varie relazioni fatle in Pregadi d' alcuni ambasciatori veneti residenti in Roma, sotto differenti pontefici, e dell'Almaden ambasciatore francese. Bruxelles, 1672.

(2) Questa Relazione sotto il nome di A. Corraro era già stata pubblicata una prima volta in Leyda da Almarigo Lorens nel 1663; ma fu più tardi riconosciuto essere scrittura del francese Carlo Du Tot, e cosa affatto diversa dalla vera relazione dell'ambasciatore suddetto.

Noteremo ancora in questo luogo come sia similmente da rifiutarsi quel frammento di Relazione di Polonia del 1560, che Sebastiano Ciampi produce nel volume intitolato Flosculi historiae polonae, Pulaviis 1830, attribuendolo ad ambasciatore veneto; avendo noi dimostrato, a pag. 273 del T. VI della Serie I, appartenere ad un nunzio del pontefice Pio IV.

(3) Op. cit., p. 463, n. 465.

(4) Nella raccolta intitolata: Lettere memorabili istorico-politiche ed erudile raccolte da Antonio Bulifon. Pozzuoli, 1698 Tomi 4 in 12.°

(5) Bensì il Baluzio nella sua Miscellanea Sacra, Tomo IV dell'edizione di Lucca del 1764, riprodusse la Relazione di Roma di Michele Soriano del 1571, e quella di Costantinopoli di Marcantonio Barbaro del 1573. E il Dumont, pure nel T. IV del suo Corps universel Diplomatique, riportò la Relazione del Convento di Nizza di N. Tiepolo; tutte e tre già pubblicate nel Tesoro politico.

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