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cartney fece stampare a Londra, in piccol numero di esemplari, la Relazione d'Inghilterra di Daniele Barbaro del 1551; e similmente il marchese di Châteaugiron a Parigi, nel 1827, quella di Francia di Nicolò Erizzo del 1669.

L'ordine di questa bibliografica esposizione ci condurrebbe ora a parlare delle maggiori pubblicazioni, che debbono veramente formare il subietto principale del nostro discorso. Ma non ci sembra inopportuno l'assolverci prima dall'obbligo, che pur ci era imposto dalla natura delle cose, di far menzione di altre poche parziali pubblicazioni che hanno avuto luogo fin qui, contemporaneamente alla nostra, e che in questa via via sono venute a far capo, per proceder poi più spediti a quanto maggiormente ci interessa di dichiarare.

Diremo adunque sommariamente come, in occasione di nozze illustri (1), vider la luce in Venezia, nel 1840, la Relazione di Spagna di Nicolò Erizzo juniore del 1730; nel 1844, la stupenda Relazione d'Inghilterra di Giovanni Sagredo del 1656 (2); nel 1845, quella di

(1) Abbiamo espressamente voluto notare questa circostanza per segnalare come ottimo ed imitabile esempio il costume, già da molt' anni introdotto in Venezia, di cogliere cosiffatte occasioni, che altra volta non davan luogo che ad arcadiche scipitezze, per disotterrare da quei ricchissimi archivi così pubblici come privati qualche buona scrittura, di cui ad un tempo e si onorino le famiglie de' nuovi sposi e s' arricchiscan gli studj.

(2) Non possiamo lasciar passare la menzione di questo bel nome senza tributare al Conte Agostino Sagre do, che fu appunto l'editore di questa Relazione del suo illustre antenato, un nuovo omaggio di riverenza ben dovuto a chi tuttavia rappresenta si degnamente l'altezza d'animo e la cultura intellettuale dell'antico patriziato veneziano. E noi gli dobbiamo in particolar modo esser grati del lusinghiero incoraggiamento che ricevemmo dalle sue proprie parole quando, in una lezione da lui recitata, nel 1856, nell'Istituto Veneto, intorno la nostra pubblicazione e quella dei SS. Barozzi e Berchet, dichiarava: potersi dire senza peritanza lo Albèri avere operato prodigi, facendo l'opera sua lontano da Venezia dove sono molli originali delle Relazioni e tutti i documenti che valgono a spiegarle e convalidarle. Nella quale lezione rifulge uno squisito criterio storico, proprio, come per vero si deve credere, di un paese che ebbe per lunghi secoli così ins、

Costantinopoli di Marco Minio del 1524, e quella di Francia di Daniele Dolfin del 1785; nel 1854, la Relazione di Costantinopoli di Gioanfrancesco Morosini del 1585; e nel 1856, quella di Urbino di Federico Badoer del 1547.

Nel Saggiatore, giornale letterario che stampavasi in Roma, comparivano pure, nel 1844, la Relazione di Francia di Batista Nani del 1661, già imperfettamente prodotta dal Bulifon, e nel 1846, quella di Spagna di Michele Soriano del 1559. E in Firenze il Monzani, nel 1852, nelle Opere politiche di Paolo Paruta, che allora ivi si ristampavano, esibiva per la prima volta la Relazione di Roma del 1595 di quello storico insigne.

Contemporaneamente alle suddette pubblicazioni, altre Relazioni comparivano all'estero, sia tradotte sia compendiate. Nei tomi VIII e IX (an. 1841-42) della seconda serie dei Bulletins de la Commission royale d'histoire de Bruxelles, il conte Giuseppe Greppi produceva gli estratti delle relazioni di Spagna di Sigismondo Cavalli del 1570, di Lorenzo Priuli 1576, di Gioan Francesco Morosini 1581, di Matteo Zane 1584, e di Francesco Vendramino 1595 (1); e nel tomo XII (an. 1845) degli stessi bullettini, il Marchal dava tradotta la Relazione di Spagna di Federigo Badoer del 1557. Nel 1844 G. Chmel, nome chiaro nelle storiche discipline, faceva conoscere nel Giornale istorico diretto dallo Schmidt in Berlino (2), la Relazione di Germania di Vincenzo Quirini del 1507. Nel 1850 l'inglese W.

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gni maestri. Di che abbiamo una recente confermazione nelle pensate pagine che Fedele Lampertico, nell' ultimo volume dell'Archivio Storico del decorso anno, consacra a queste medesime materie.

(1) Gli estratti del conte Greppi sono passibili di diverse mende per infedeltà dei codici dei quali egli si valse; dove, tra l'altre cose è attribuita ad Agostino Nani la relazione che qui abbiamo segnata sotto il vero nome di Francesco Vendramino, come fu già da noi avvertito nel Tomo V della Serie 1, che contiene il testo completo di queste Relazioni di Spagna. (2) Zeitschrift für Geschichtswissenschaften ec.

Bradford dava, tradotta in quell' idioma, nell' opera intitolata Correspondance of the Emperor Charles V, la Relazione di Germania di Bernardo Navagero del 1546. E nel 1854, il sig. Rawdon Brown, appassionato raccoglitore di veneti documenti e diligentissimo biografo di Marin Sanuto, nell' egregia sua opera intitolata Quattro anni alla corte di Enrico VIII (1), esibiva gli estratti di una Relazione d'Inghilterra di Sebastiano Giustinian del 1519 (2).

Ultime per data, ma principali per importanza fra queste estere pubblicazioni, vogliono finalmente esser da noi segnalate quelle del belga signor Gachard, il quale insieme coll' alemanno Reumont e col francese Baschet, di cui ci resta ancora a parlare, costituisce la triade dei veri illustratori della diplomazia veneziana. Non cape nel breve ambito che abbiam prefisso a questo ragionamento il distenderci intorno i moltiplici lavori coi quali da tanti anni viene il Gachard illustrando la storia del Belgio e dei Paesi Bassi. Ma cui piaccia soddisfare il giusto desiderio di conoscere i titoli d'onore di questo insigne erudito, potrà attingerli dallo stesso sig. Baschet, nella recente sua opera che reclamerà più innanzi da noi una speciale menzione (3). A noi spetta di far parola di due sole fra le sue pubblicazioni, che direttamente si riferiscono al nostro argomento: 1 Les Monuments de la Diplomatie Vénitienne ec. (4), che con

(1) Four years at the Court of Henry VIII. London, Smith and C. 1854, t. 2. (2) Prima di lui, nel 1847, la Camden Society pubblicava in Londra, tradotta dalla signora Carlotta Augusta Sneid e corredata di eruditissime note, una Relazione d'Inghilterra, dell'anno 1500 in circa, la quale, sebbene senza dubbio veneta scrittura, non può per altro accogliersi come vera e propria Relazione di ambasciatore, ma sì di un amico e forse di un secretario di lui, al quale sovente lo scrittore riferisce il discorso, e che fu probabilmente Andrea Trevisano o Francesco Capello, che tra la fine del XV e il principio del XVI secolo si succedettero presso Enrico VII.

(3) La Diplomatie Vénitienne ec. Paris, 1862, p. 231 e segg.
(4) Memoires de l'Académie Royale de Belgique, t. XXVII, an. 1853.

tengono gli estratti, specialmente relativi al Belgio e a casa d'Austria, delle Relazioni di V. Quirini 1506, G. Contarini 4525, N. Tiepolo 1532, B. Navagero 1546, M. Cavalli 1551, inserite nei due primi volumi della prima serie della nostra raccolta: 2. Relations des Ambassadeurs Vénitiens sur Charles-Quint et Philippe II (1), ossia estratti delle Relazioni di Spagna di Federico Badoer 1557, Michele Suriano 1559, Antonio Tiepolo 1567 e 1572, anonimo 1577 (2), Tommaso Contarini 1593, e Francesco Vendramino 1595, da lui raccolte quando ancora non era da noi pubblicato il volume V della Serie I, che tutte le contiene. Nelle quali due opere ciò che maggiormente merita lode al sig. Gachard sono le due lunghe introduzioni ricche di preziosissime notizie intorno tutta la materia delle venete ambascierie, e le note illustrative che accompagnano i testi, che son tor nate a noi stessi, così le une come le altre, di non poca utilità nel progresso del nostro lavoro. Nel primo di questi due scritti, il signor Gachard, pur dubitando della prosecuzione della nostra intrapresa, ci confortava a non abbandonarla: ora ci è grato dichiarare che il suo voto non fu senza efficacia nella nostra deliberazione.

Ricalcando ora una parte del cammino da noi percorso fin qui, dobbiamo segnalare come la più notevole di quante pubblicazioni di Venete Relazioni fossero fino allora venute in luce, non tanto per la sagace scelta delle materie, quanto per la correzione del testo, e le eradite illustrazioni che lo accompagnano, quella che nel 1830 ebbe luogo per opera di Luigi Cibrario, già fin d'allora salito in bella fama tra noi (3), di tre Re

(1) Bruxelles, 1855, in 8°.

(2) Da noi assegnata al suo autore Alberto Badoer sotto l'anno 1578. (3) Al Conte Luigi Cibrario dobbiamo un attestato di speciale riconoscenza per gl'incoraggiamenti e gli aiuti dei quali fin da principio fu largo

lazioni dello stato di Savoia; di Francesco Molino del 1574, di Catterin Belegno del 1670, e di Marco Foscarini del 1743 (1), trascelte dal Cibrario una appunto per ciascun secolo, onde meglio dimostrare la generale importanza di questi documenti.

Il nuovo omaggio tributato dal Cibrario ai veneti ambasciatori contribuì ad avvalorare il criterio che, intorno ai medesimi, i lavori sopracitati del Ranke incominciavano a rendere universale fra i dotti; tantochè finalmente l'insigne statista, cui la Francia va debitrice, tra infiniti altri titoli di gloria, della grande collezione dei documenti inediti di storia patria, reggente allora il ministero della pubblica istruzione, nel 1836, commise a Niccolò Tommaseo, onore delle italiane lettere, allora dimorante in Parigi, di raccogliere dagli archivi e biblioteche dello stato, e render pubbliche per le stampe le Relazioni Venete relative agli affari di Francia nel secolo XVI; impresa degnamente fornita in due volumi che fanno parte della sopracitata collezione (2). Al testo italiano il Tommaseo aggiunse una elegante traduzione francese, e note e schiarimenti così storici che filologici. L'edizione si arrestò ai due volumi suddetti, i quali, oltre alcune altre scritture, che non appartengono alla categoria delle vere e proprie Relazioni, contiene dieci di queste, che son le seguenti di Marino Giustiniano, 1535; di Francesco Giustiniano, 1538; di Niccolò Tiepolo, 1538 (che è la Re

alla nostra intrapresa, procurandoci copia di talune Relazioni, delle quali non ci fu dato ritrovar traccia fuori dell' Archivio di stato di Torino, che è uno dei più ricchi di questi documenti. Il Baschet, a p. 70 della citata sua opera La Diplomatie Vénitienne, tesse del Cibrario un elogio, al quale faranno eco quanti sono in Italia cultori dei buoni studi ed amici della virtù. (1) Di questa aveva già dato una traduzione tedesca Federico Hurter a San Gallo nel 1817.

(2) Relations des Ambassadeurs Vénitiens sur les affaires de France au XVI siécle, recueillics et traduites par M. N. Tommaseo. Paris, imprimerie royale, 1838. T. 2 in 4.0

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