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società in una gran parte dell'Europa cattolica avea snbita una mutazione intiera, ma la Chiesa immutabile ancora vi era. »

Dopo questo sublime passo ed ingenua confessione del dottissimo ed eloquente autore ci sia lecito fare una sola dimanda. Come mai in mezzo a tanti cambiamenti, in mezzo a tante rivoluzioni in mezzo a tante difficoltà a cui tutti i governi politici hanno dovuto soccombere, come mai la sola Chiesa cattolica ha potuto reggere e restare per tanti secoli sempre la medesima? Questo gran fenomeno non si può attribuire nè alla forza delle armi, nè come vorrebbe il nostro autore alla fina politica, che in altri paesi si è sviluppata egualmente che in Roma. Guardi l'autore l'iscrizione intorno all'interno della cupola di s. Pietro, che già un' altra volta eccitò la sua ammirazione: « Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam et portae inferi non praevalebunt adversus eam; » guardi la sua Bibbia e vi troverà queste medesime parole dirette dal divin Salvatore all'Apostolo. È possibile che alcuna promessa fosse mai più ampiamente adempita? e se i protestanti fanno dei cavilli riguardo all'interpretazione di tali parole, per dir nulla di argomenti ermeneutici, non abbiamo noi la storia di diciotto secoli per insegnarci quale ne sia il verò senso? Non prova essa che Pietro fu fatto da Cristo la pietra saldissima sulla quale esso fabbricò la sua Chiesa, e che sostenuta e mantenuta dall'autorità invincibile di esso e dei suoi successori, i romani pontefici, le porte dell'inferno non hanno mai potuto prevalere, come mai non prevarranno contro di essa. Se non si ammette questo, come mai si potrà provare che qualunque profezia biblica sia stata adempita, come mai si potrà dall'effetto determinare il senso di qualunque profezia?

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Sentiamo però il nostro autore riguardo ai tempi i più recenti:

R Qualche storico venturo, (e' ne dice) abile e moderato quanto è il professor Ranke, traccierà, speriamo, il progresso, del rinascimento cattolico nel secolo decimonono. Noi ci accorgiamo che ci avviciniamo troppo a' tempi nostri; e che, se andiamo innanzi, staremo in pericolo di dirne molte cose, le quali, come sospetteranno alcuni, potrebbero indicare, e certamente ecciteranno de'sentimenti amari. Noi perciò osserveremo una cosa sola, la quale, secondo il nostro giudizio, è degna di grave at

tenzione.

<< Durante il secolo decimo ottavo, la influenza della Chiesa di Roma andava costantemente declinando. L'incredulità fece delle conquiste grandi in tutti i regni cattolici dell'Europa, ed in alcuni regni ottenne una vittoria completa. Il papato era ribassato a segno di esser oggetto di scherno agli increduli, e di compassione più che di avversione ai protestanti. Durante il secolo decimonono, questa Chiesa caduta è andata di mano in mano risorgendo dallo stato depresso in cui era, ed è andata riacquistando l'antico suo dominio. Non v'ha alcuno che pensi tranquillamente a quello che, in questi pochi anni, è accaduto nella Spagna, nell'Italia, nell'America meridionale, nell'Irlanda, nei Paesi Bassi, nella Prussia, anche nella Francia, il quale possa dubitare che il potere di essa sopra i cuori e le menti degli uomini non sia più grande di quello che era quando uscirono alla luce « l'Enciclopedia ed il Dizionario filosofico. » Egli è certamente degno di notarsi che nè la rivoluzione morale del secolo decimo ottavo, nè la contra-rivoluzione del secolo decimonono abbia, ad un segno qualunque sensibile, stesi i limiti del dominio del protestantesimo. Nella prima epoca, tutto quello che andò perduto al cattolicismo, era parimente perduto al cristianesimo; nella seconda, tutto quello che fu riacquistato dal cristianesimo nei regni cattolici, venne riacquistato ancora al cattolicismo. Noi avremmo

naturalmente aspettato che molte menti nella strada che dalla superstizione conduce alla incredulità, e che dalla incredulità conduce alla superstizione, si sarebbero fermate ad un punto intermedio. Tra le dottrine insegnate nelle scuole dei Gesuiti, e quelle che furono sostenute dalle piccole comitive che cenavano presso il barone Holbach, vi è un grand'intervallo nel quale la mente umana dovrebbe trovar qualche punto di fermata che soddisfacesse più che l'uno o l'altro dei due estremi. Ed alla epoca della riforma, de'millioni trovarono un tal luogo in cui si fermassero. Delle nazioni intiere allora rinun

ziarono al papismo senza cessare di credere una causa primaria, una vita futura, o l'autorità divina del cristianesimo. Nel secolo passato, al contrario, quando un cattolico rinunziò alla sua fede nella presenza reale, vi si poteva scommettere mille contro uno che rinunzierebbe in pari tempo alla sua fede nel Vangelo; e quando venne la reazione, colla fede nel Vangelo ritornò la fede nella presenza reale.

<< Noi non ci azzardiamo di dedurre da questi fenomeni una legge generale; ma noi lo crediamo un fatto notevole che nessun regno cristiano che non aveva adottato i principi della riforma avanti il fine del secolo decimosesto, gli ha mai adottati. Alcune communità cattoliche da quell'epoca sono diventate incredule, e da incredule sono diventate un'altra volta cattoliche; ma nessuna n'è diventata protestante. » Fin qui l'A. È questa una pruova di fatto ammessa da un dottissimo scrittore protestante della verità del gran principio di Bossuet e di altri teologi cattolici, che chi cerca senza pregiudizii e senza passione la vera religione o bisogna che rinunzii alla credenza anche dell'esistenza di Dio, o bisogna che si faccia cattolico. Aut catholicus aut atheus.

BAGGS.

APPENDICE

DECRETI E DISPOSIZIONI DELLA S. SEDE

Sacra

DECRETUM

FERIA IV. DIE 18 AUGUSTI 1841

acra Congregatio Eminentissimorum, et Reverendissimorum S. Romanae Ecclesiae Cardinalium in tota Christiana Republica contra haereticam pravitatem Inquisitorum Generalium: Cum delatus ad eam fuerit tamquam censura dignus libellus Hispanico Idiomate typis impressus sub data Cesaraugustae die 1 maji 1841. Zaragoza 1 de mayo 1841 qui nomen praesefert - Dr. D. Emanuelis de Rica y Aguilar - incipitq. in praefato idiomate hisce verbis El Gobernador Vicario General Eclesiastico de la Diocesis de Zaragoza - Al venerabile Clero y fieles etc.- Qué felices Somos habrán dicho algunos eclesiasticos etc.

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Eadem S. Congregatio praemissis omnibus de jure, et consuetudine praemittendis, quae in examine, et censura librorum a S. Congregatione servari solent, censuit, et decrevit, (si SSmus judicaverit) libellum illum damnandum esse tamquam Romano Pontifici, et Sanctae Sedi Apostolicae injuriosum, captiosum, scandalosum, et faventem Schismati, prout damnavit, et damnat, proscripsit, et proscribit, et in Indicem librorum prohibitorum referri mandavit, et mandat.

Itaque nemo cujuscumque gradus, et conditionis audeat, seu praesumat praedictum libellum damnatum, atque proscriptum, quocumque loco, aut quocumque idiomate, sive inposterum edere, sive editum legere, vel re

tinere sed Locorum Ordinariis, vel haereticae pravitatis Inquisitoribus eum tradere teneatur, sub poena excommunicationis ipso facto incurrendae, aliisque poenis in Jure statutis.

FERIA VI DIE 25 AUGUSTI 1841.

Facta de praemissis relatione per R. P. D. S. Officii Assessorem SANCTITATI SUAE praesens Decretum approbavit, et promulgari praecepit.

ANGELUS ARGENTI S. R.

et Universalis Inquisitionis Notarius

Loco + Sigilli

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