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tacombe; e chi vorrà dopo che l'avrò confutata, vi potrebbe aggiungere l'assurdità della opinione contraria.

Incominciamo adunque dalle testimonianze de' Padri, e prima osserviamo che non guari dopo le persecuzioni santo Ilario (1) universalmente dicea: Sanctus ubique beatorum martyrum sanguis exceptus est, et veneranda ossa quotidie testimonio sunt, con quel che segue, dove narra i miracoli avvenuti ai sepolcri de'martiri. E per verità conoscerebbe assai poco l'istoria ecclesiastica chi non sapesse gli sforzi degli antichi cristiani per racco gliere il sangue de' martiri sotto i carnefici, e quanti furono martiri per questa cagione. Ma tralasciando infinite testimonianze che attestano il costume di raccogliere quel sangue prezioso coi vasellami, coi pannolini, coi pennelli, colle spugne, o con materie assorbenti, limitiamoci a que'passi, che ce ne dicono raccolto il sangue, affinchè restasse in benefizio e memoria de'posteri e a non equivoco segno del martirio. Prudenzio poeta cristiano, che pubblicò le sue poesie nell'anno 405 dell'era volgare, lodando lo studio de'fedeli nel raccogliere il sangue del martire san Vincenzo ci lasciò questi versi (2):

(1) Contra Constantium imp. C. 8. Tom. II, pag. 567, ed. Maur.

(2) Delle corone Inno V, 333. Tom. II, pag. 1008, ed. Arev.

Coire toto ex oppido

Turbam fidelem cerneres,
Mollire praefultum torum,
Siccare cruda vulnera.

Ille ungularum duplices

Sulcos pererrat osculis :
Hic purpurantem corporis
Gaudet cruorem lambere

Plerique vestem linteam,

Stillante tingunt sanguine
Tutamen ut sacrum suis
Domi reservent posteris.

Da tutto il pago accorrere
Vedresti il popol pio,

E rammollire il margine
D'erba all'eroe di Dio,
E le ferite astergere
Sanguinolente ancor.

Quegli dell'unghie ferree
Coi baci a scorrer prende
I solchi che s'intrecciano:
Questi sul corpo pende
E la sanguigna porpora
Anch'ei gode lambir.
I più lor panni bagnano

Nel sangue suo che gronda,
Perchè si serbi ai posteri,
E sempre in lor diffonda
Del sacro patrocinio
La grazia e la virtù.

Ciò che afferma Prudenzio, affermano pure gli atti di quel martirio letti e lodati una volta da santo Agostino: Videres circumstantium frequentiam sancti vestigia certatim deosculando prolambere, vulnera totius laceri corporis pia curiositate palpare, SANGUINEM LINVENERATIONE POSTERIS PROFUTURUM (1). Lo stesso Prudenzio descrivendo nella celebre elegia, che abbiamo citata nel capo precedente, il martirio di santo Ippolito lacerato a corsa d'indomiti cavalli, così espresse quel pio costume de'cristiani in Roma (2):

TEIS EXCIPERE SACRA

(1) Ruinart. Act. Mart. pag. 328, ed. veron.

(2) Elegia in lode di s. Ippolito, v. 141. Tom. II, pag. 1177,

ed. Arev.

Palliolis etiam bibulae siccantur arenae

Nequis in infecto pulvere ros maneat

Si quis et in sudibus recalenti aspergine sanguis
Insidet, hunc omnem spongia pressa rapit.

Bibula i lini asciugano l'arena,

Onde all'intrisa polve non si ceda
Rugiada che stillò dalla sua vena.
E se aspersa sui bronchi ancor risieda
Parte del caldo sangue, ivi premuta

Lo bee la spugna, e portane la preda.

A Prudenzio succedano santo Ambrogio e san Gaudenzio vescovo di Brescia, e poi bastino. Il primo nello scoprire il sepolcro e le reliquie dei due santi martiri Vitale ed Agricola, trovò e non altro affermò che quanto trova ed afferma ogni giorno la Chiesa romana, e disse (1): Collegimus sanguinem triumphalem. Così trovati i santi martiri Gervasio e Protasio affermò parimenti che avea trovato i segni del loro martirio: Inveni signa convenientia, ossa omnia integra et plurimum sanguinis (2). E perchè non resti alcun dubbio che il sangue di questi martiri fosse quel desso che fu raccolto nel tempo del loro martirio, sentasi ciò che ne dice san Gaudenzio contemporaneo a quella medesima scoperta (3): Habemus Gervasium, Protasium, atque Nazarium beatissimos martyres, qui se ante paucos annos apud urbem Mediolanensem sancto sacerdoti Ambrosio revelare dignati sunt: QUORUM SANGUINEM TENEMUS GYPSO COLLECTUM, NIHIL AMPLIUS REQUIRENTES; TENEMUS ENIM SANGUINEM QUI TESTIS EST PASSIONIS. Possiamo dunque ripetere anche noi pel nostro giovane martire Sabiniano, che avendo trovate al suo sepolcro due ampolle di sangue in segno del suo martirio, non cerchiamo altro: tenemus enim sanguinem qui testis est passionis. Che se a maggior lume di questa verità vorremo percorrere la

(1) Exhort. ad virgines.

(2) Ep. L. III, ep. 54.

(3) Pag. 339, ed. Card. Quirini.

storia ecclesiastica e gli atti sinceri dei martiri; tanto è il peso d'autorità che ne risulta da restarne oppressa qualunque opinione contraria. Leggasi il Boldetti dal capo ventesimo sesto fino al trentesimo nono del libro primo, e vi si aggiungano altre infinite testimonianze che si trovano negli atti raccolti dai Bollandisti, e poi si dica se vi sia punto di storia comprovato con maggior numero di pubblici documenti. Io non citerò con altri nè gli atti sinceri del martirio di san Cipriano presso il Ruinart, nè gli atti dei martiri d'Ostia pubblicati dal De Magistris, nè gli atti di santa Cecilia vergine e martire illustrati dal Laderchi, nè il sangue di santa Eufemia raccolto secondo Niceforo (1) in ampolline di vetro, e neppure il sangue di san Gennaro vescovo e martire, perchè il citarne in tanta moltitudine alcuni pochi è lo stesso che mostrar povertà, dov'è somma ricchezza. Passiamo piuttosto agli scavi delle nostre catacombe, e dimostriamo sul luogo, che il vaso del sangue esser non può che segno del martirio. Questi vasellami, che spesso accusano estrema povertà, non convenevoli alla spesa d'aromi e balsami, si trovano sempre murati fuor dei sepolcri, e solo a quelli de' martiri, e perciò non di rado congiunti con altri segni incontrastabili del martirio. Così il corpo di san Primitivo, che nella sua lapida è detto POST. MVLTAS. ANGVSTIAS. FORTISSIMVS. MARTYR, fu trovato col vaso contenente il prezioso suo sangue. Lo stesso accadde nell'anno 1725, quando sotto l'altare maggiore della basilica di san Clemente, si scoprì con la sua lapida e col vaso del sangue il corpo di Flavio Clemente uomo consolare e martire cristiano; e un antica iscrizione pubblicata fra le iscrizioni Doniane nella classe vigesima (2), rammenta

(1) Hist. Eccles. Lib. XVIII, c. 31.

(2) N. 86.

egualmente che sotto l'altare di santo Alessio nell'Aventino era conservato col suo vaso il sangue del santo martire Bonifacio. Ma sarebbe filatessa increscevole schierar tutti i fatti che ci presenta la storia delle catacombe romane; aggiugnerò solamente che l'uso delle spugne per raccogliere il sangue de' martiri attestato da Prudenzio, fu comprovato da molti di questi vasi con entro la spugna medesima intrisa di sangue. Il Boldetti ne reca uno in figura (1), e un altro fu dal Ficoroni donato al museo Kircheriano (2). Se finalmente non bastano questi fatti, si creda per lo meno agli occhi che sanno leggere. Imperocchè la semplicità di quegli antichi cristiani ebbe talvolta la cura, allora inutile, ora utilissima di scrivere sulla calcina, con cui furono murati i vasetti del sangue, la voce SANGVIS abbreviandola in SA. con una linea, e dicendo SA SATVRNII per SANGVIS SATVRNINI, ovvero SANG. più disteso, che non si può interpretare se non per SANGuis (3). Chi volesse crederlo un compendio della voce SANCtus dovrebbe trasformare la lettera G in C, e mostrerebbe ignoranza dei monumenti cristiani più antichi, che mai non aggiungono quel titolo ai nomi de'martiri; e i protestanti non adotterebbero certo un tal supplimento, perchè contra il loro sistema proverebbe il titolo di Santo ad epoca remotissima.

Che cosa dunque oppongono costoro a queste irrefragabili testimonianze, e a questi fatti? Essi, che forse mai non videro sepolcri gentileschi o greci, o etruschi, o romani, e molto meno le nostre catacombe, e perciò non possono farne verun confronto; essi a noi che siamo

(1) Osserv. ai cimit. lib. I, cap. 31, pag. 149, 150.
(2) Lupi Ep. Sev. Mart. pag. 32.

(3) Veggansi il Bosio, Roma sotterr. lib. III, cap. 23. II Boldetti osserv lib. I, cap. 39, pag. 187. Il Mamachi tom. I, pag. 462 che tutti recano figure di questi vasi.

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