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mente e religiosamente, che sollevò quel popolo ad una altezza, cui nessun popolo è giammai pervenuto, nè sembra poter mai giugnere, benchè ciò sia stato per soli duecento anni: periodo breve nella vita de'popoli, brevità, forse e senza forse, dovuta al venir meno di quello. Il clero riunito ne'suoi concilii occupando un posto di preferenza nelle Cortes, dedicato allo studio nei sacri chiostri, infiammato e infiammando i cuori nella fede, nella religione del Crocefisso, è il motore di quella civilizzazione. Chiunque segua il corso di quei secoli avviserà questo vero, che per essere troppo noto, non richiede che c' intratteniamo a provarlo. I medesimi maomettani, sentono l'influsso benefico di civilizzazione introdotto da'sacerdoti spagnuoli, e quelle cattedre di sapere sostenute dai re mori di Cordova e che non apparvero, sinchè non trascorressero duecento anni di dominazione, erano frutto dello studio e delle fatiche di quelli.

Il clero spagnuolo cattolico al par che indipendente, unito al capo che Gesù gli avea dato, il pontefice di Roma per ciò che spetta alla religione santa, ascoltandolo allorchè parla degli errori di Elipando e Felice, quando lo avverte della sospettosa condotta di Egila vescovo di Granata, e del sacerdote Giovanni: quando lo anima ad esser fedele e costante nella fede e a difendere i diritti della Chiesa, è anche il primo a sostenere il titolo d'imperatore, con cui il popolo acclamava un Alfonso, e a far che si difenda l'esenzione terrena del regno e che si difenda colle armi. Così sa il clero, e sempre saputo far differenza tra il vicario di Gesù Cristo, e l'Esarca di Roma; differenza che giammai non dovrebbero dimenticare coloro che vedono visioni, coloro che solo vedono col proprio prisma, e prisma poco esatto, coloro che tutto confondendo e tutto imbrogliando, credono vedere ciò che tra altri popoli è av

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venuto, come fosse avvenuto parimente fra quello spagnuolo. Così... ma fa mestieri cessar, nostro malgrado, dallo scrivere.

Poco riuscirà a grado a'nostri lettori il presente articolo, poichè in questo non si è fatto che presentar un mal ideato abbozzo dei discorsi pronunciati dagli accademici Escario, Llano Ponte e dal presidente accidentale Garcia Ruiz, il quale rintuzzò, a nome dell'Accademia, una proposizione che erasi udita nel passato mercoledì forse nel calor d'improvvisare; ed era « che a questi dì non conoscerebbe la religione il padre che la generò. » Sarebbe bene che non si permettesse di porre in mezzo simili proposizioni, massime quando non sembra, o non si fa che per argomentare.

Restano per ora sospese le sessioni Isidoriane sino al prossimo settembre. (Dal Católico di Madrid, num. 637).

VARIETA'

NOTIZIE SCIENTIFICO-RELIGIOSE.

A

Ritrattazione dell' Astronomo italiano
Niccolò Cacciatore.

me, che in certo modo fui accusatore dell'or defunto sig. Niccolò Cacciatore, perchè nelle Riflessioni d'intorno alla Cometa d'Halley nel 1835 (1) avea scritto esorbitanze scandalose, tocca veramente mutare stile ed encomiarne la memoria con benedizioni ed applausi per Ja ritrattazione, con cui terminò piamente la sua mortal corsa, nel dicembre del passato anno 40. La edificazione sentita con isquisito compiacimento dai buoni, che di lui prima eran disgustati, meritava esser notificata prestamente; ma non so se altri l'abbia assunto cotale impresa: certo a me, che il dovea praticare e n'avea tutto il buon volere, non fu possibile eseguirlo innanzi a questo tempo. Ancorchè fosse tardi, meglio tardi che mai: i buoni esempli sempre sono utili, come sempre nocivi riescono i perversi, benchè infiniti di numero e continui di successione. Or dunque, giunto il siciliano astronomo a quella estrema linea, che toglie alle umane concupiscenze ogni esca di lusinghe, e tragitta l'uomo nell'abisso della eternità, sentì ciò, che gli animi incalliti nel fanatico fervore di guerreggiare, a scapito della verità, della Chiesa e di Dio, sventuratamente non sentono, o certo fingono per assommata malizia di non sentire: sentì, dico, il bisogno di riposar la mente in tutt'altro, che nelle calunniose e bugiarde cianciafruscole, che innanzi, o per bizzarria di moda, o per inconsideranza di passioni sbrigliate, o per vil condiscen

(1) V questi Annali al vol. XII, fasc. 34, pag. 67 segg.

denza all'autorità di velenosi scrittori d'oltremonti, gli avean infrascato lo spirito e cattivatolo a tradire non che la sua religione ed ortodossia, in cui nato era ed allevato, ma la nobilissima scienza altresì, che professato avea tanti anni e con tanto pro dell'onor proprio insieme e della nazione sicola. Io benedico e ringrazio di cuore la misericordia del mio signor Gesù Cristo, zelatore e pastore delle anime, delle quali svisceratamente ama la conversione e la salute; e però con mille ed efficaci industrie le riscuote e rimena al dritto sentiero, all'ovile sicuro. Siamo a dirittura quali pecore inette ad ajutarsi, facili a smarrire, incaute nel cercare i convenevoli rimedi alle molte necessità interne ed esteriori, che pur troppo la natura nostra altamente manifesta; siamo uomini e chi ignora esser degli uomini l'errare? errare cujusvis hominis scrisse là il buon Tullio; eh! non c'è replica. La differenza può rigirarsi tra 'l più e'l meno, per forma, che ottimo sia qui minimis urgetur; ma privilegio d'infallibilità niun sel reputi, e 'l reputarselo già sarebbe un massiccio sproposito, e come una prova di reo confesso, benchè non convinto a solenne confermazione dello assunto. La buona memoria del Cacciatore potè errare, ed errò difatti in gravissimi traviamenti, siccome fu pubblicato in altro luogo col testo alla mano; pagò in somma questo misero e servil tributo alla natia pochezza o per influenza di vizio proprio, o per adulazione all' altrui incredulità. Nè gli mancava punto quell'aria franca e risoluta, o quella tempera, onde forti s'intitolano gli spiriti miscredenti, che si emancipano dalla ubbidienza la più essenziale ed ingenita alle ragionevoli creature, e per estremo disordine ribellando alla verità, folleggiano scapestrati in pro del selvatico libertinaggio, persecutor d' ogni religiosa, morale, filosofica e socievole rettitudine. Ma fortezza ella è la protervia di sgangherar da' cardini la natura nostra, che, vogliano o no, è fatta da Dio e per Dio ? e

violentarsi a darla per opera anonima, o semplicemente meccanica, o fortuita, od assoluta ? schernire, calunniare, maltrattare la parola eterna, l'autorità della Chiesa, le virtù cristiane, la storia medesima dell'uman genere? sparpagliare le tradizioni più reverende, i sentimenti indelebili dell' anima, le idee più salutevoli e necessarie della ragione? screditare i fatti? e sconfessarli e smen. tirli dee parer costanza, generosità, valentia? Tant'è: e'l ciel ti ajuti dall' affibbiarti somigliante attitudine! che d'un solenne miracolo della grazia in fuori, svezzartene mai non sapresti, ridotto pure all'ultimo fiato in su l'orlo dell'abisso. Che là puntualmente le abituazioni della vita, quanto disoccupate d'esterno commercio, che dileguasi, tanto più attuose e vegete sorgono tumultuando a scompigliar lo spirito e 'l cuore, che pur sentono il richiamo ad un riposo felice ed aspirarvi non osano; quindi, se non peggio, si muore senza speranza di bene, perplesso dello scontro, che potesse incogliere. Ecco in proposito l'epitaffio d'un eroe de'cotali, il duca di Bukingam a Westminster: Dubius, sed non improbus vixi. Incertus morior, sed non perturbatus. Chente vuol esser cotesto enimma? Già io non so se dessa è storia, Ovvero poesia d'un caso chimerico, se compositura del duca, o manifattura de'suoi parassiti e compagni d'ateismo, se dettata presso a morte, o molto innanzi scritta, come i testamenti mistici depositati al pubblico notajo. Comunque sia, non so persuadermi il significato di quelle due brevi e chiarissime righe. Imperocchè o io traveggo, o quello epigramma veramente mostra indifferenza tranquilla, animo calmo e cheto nel corso e al termine de'giorni suoi, non ostante la dubbiezza in vita e la incertezza tra 'l morire. Il soggetto si suppone stupido? non pare. E' ci pensava a' fatti suoi, dico, alla futura condizion dell'anima nell'eternità? che per quanto metter si voglia in dubbio, c'è però tal dubbio e su tal

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