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fianchi da granatieri. Succedeva il clero composto del collegio Germanico, degli studenti, e de' RR. PP. della Compagnia di Gesù con da ultimo il molto Reverendo padre loro generale; quindi un vescovo funzionante in abiti pontificali.

Tra profumi degli incensi presso a quaranta giovinetti con torcie seguivano distribuiti a sei e dietro loro a un tratto altri dieci fanciulli in due file che per tutto il giro della processione vennero sempre spargendo fiori e apparecchiando la via al s. martire. L'urna di lui riccamente adorna di lumi, trine, e sete e portata da quattro religiosi gesuiti, avea a' capi delle aste quattro diaconi nelle loro proprie divise e agli angoli quattro giovani con bandiere di seta ricamate in oro. I fiocchi pendenti dall' urna si sostenevano da vescovi in abito pontificale con mitra. Circa quaranta altri giovani con torcia fiancheggiavano il convoglio, ed altrettanti lo seguitavano.

Tre eminentissimi porporati in abito di gala torcia e corte per divozion loro si degnarono decorare viemeglio la processione e parecchi prelati in abito proprio e torcia con alcuni giovinetti di prima nobiltà ne imitarono l'esempio. Così piacque alla divina provvidenza glorificare le spoglie di questo Giovanetto fortunato, il quale giaciuto per tanti secoli nel silenzio e nello squallore delle Catacombe presso s. Ciriaca, e l'anno scorso a' 21 di aprile trovato felicemente, era poi stato dalla cortesia e zelo di sua eminenza reverendissima il cardinal vicario Della-Porta Rodiani conceduto in dono alle scuole inferiori del collegio romano. Per la via di Ara-Coeli e poi di s. Marco, e volto il canto della Ripresa, giù per lungo tratto del Corso infino alla piazza di Sciarra e di s. Ignazio venne egli trionfando troppo meglio degli antichi conquistatori che in questa medesima augusta metropoli e nella medesima via a tempi Fasc. XXXVII.

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rimoti del paganesimo menarono pompa delle loro conquiste. La moltitudine del popolo che l'onorava di sua presenza era straordinariamente grande. E in tutta questa moltitudine, straordinaria pure la divozione e la pietà accompagnata da grandissima pace, soddisfazione e silenzio. La luce di tante torcie che lo circondavano ripercossa dall' oro della bell' urna in cui giaceva ; una pioggia di fiori che dalle finestre di parecchie case del Corso gli cadeano sopra nel suo passaggio; tanta gioventù scelta tra uno spargere continuo di fiori e canti religiosi e suoni da trionfo; e sopratutto tanta maestà di prelati ecclesiastici in vestimenta proprie e treno da festa colpivano chiunque riguardasse di maraviglia. Siamo buoni testimoni delle lagrime che da parecchi sí sparsero per tenerezza a spettacolo sì commovente. E qui non si vuol frodare della dovuta lode i giovinetti scolari, che essi stessi furono in quel dì oggetto di dolce compiacenza non meno del trionfante lor Sabiniano. N'era da tutti ammirata la compostezza disinvolta e modesta e il sentimento vivissimo di religione di che eran compresi e che traspariva in ogni lor atto.

Giunta la processione in s. Ignazio e collocata l'urna in una acconcia mensa dinanzi all'altar maggiore si cantò solennemente l'inno di ringraziamento a Dio e quindi venerato e pregato il s. martire tra alternate sinfonie delle bande militari la Processione si sciolse, e si diè luogo nell' ampia Chiesa al popolo che tutta subito la inondò per avvicinarsi a vedere e venerare il giovinetto martire.

La notte appresso con segreto trasporto si recò l'urna alla congregazione dell' Aula Massima, luogo dalla divina provvidenza prescelto all' onore e al riposo di quelle ossa benedette. Il di veniente era sacro ad una festa privata degli scolari in esaltazione del novello lor protettore, alla quale si erano per tre giorni apparecchiati con analoghe pratiche di pietà. Un lieto suono di

campane incitavali di buon ora alla congregazione che vagamente addobbata ed adorna contribuiva molto essa stessa alla letizia di quella festività. Il reverendissimo Padre generale de' Gesuiti volle quella mattina egli medesimo congratularsi dal pergamo colla scolaresca della bella ventura incontrata da lei col prezioso acquisto di si bel tesoro, passando quindi ad esortarla di imitare le virtù eroicamente esercitate nel suo martirio da s. Sabiniano, al quale oggetto precipuamente Iddio avealo dato a lei a guardare, custodire, onorare nella congregazione. L'eminentissimo cardinal Patrizi celebrò quindi l'incruento sacrifizio e di sua mano compartì a congregati il pane degli Angeli. Terminate queste funzioni ebbe il popolo accesso alla congregazione, come pure dopo il mezzodi infino a notte; e fu di molta edificazione la frequenza e la pietà con che da religiosi e secolari, da convitti, da prelati, da gente d'ogni maniera si accorse a venerare per tutta la giornata il martire.

Rimanea l'ultima delle tre feste stabilite ad onore di s. Sabiniano, ciò era l'accademia di Poesia. Il dì 28 maggio adunque la congregazione si vedea trasformata in una elegante mostra di sala accademica, con in mezzo al palco degli accademici levata in alto l'urna del santo costituito principe ad un tempo e soggetto de' giovani poeti e de' loro componimenti. Bandiere dispostele a'lati, gruppi di lumi accesile innanzi, addobbi ricchi e vaghi messile attorno con una parata simmetrica e gaia di fiori, altri in vasi altri a varie forme di festoni e di tapeti, opera tutta degli scolari stessi, la presentarono al pubblico in una nuova ed elegantissima mostra tutta sacra e devota ma proporzionata insieme alla funzione che si volea far di presente. Alle ore 22 la gran sala era pienissima di scelti uditori, e decorata dalla presenza di alcuni eminentissimi porporati ed altri prelati e personaggi cospicui. Si diè principio all' accademia. Era essa divisa in tre parti. Nella prima si discorreva

del martirio del santo; nella seconda della sua sepol tura; nella terza della sua esaltazione. A ciascuna parte dava incominciamento una cantata messa in musica, lavoro del defonto celebre maestro Filippo Grazioli romano in altro tempo fatto e per altro scopo e non prodotto mai, ed ora adattato a s. Sabiniano, mutatene acconciamente le parole. Fu ciascuna cantata accolta con soddisfazione grandissima del pubblico che udì. La parte strumentale era eseguita da valenti professori; la parte di canto dalla cappella de' giovani scolari unitamente a migliori cantanti di Roma. I componimenti, opera degli accademici che li recitarono, piacquero anch'essi per ingenua eleganza e affetto singolare che non nelle parole soltanto, ma nell'azion tutta del recitarli a maraviglia spiccava e commoveva gli uditori. Se la processione colpi di santa gioia e stupore, nol fe' meno quest'accademia che terminò troppo presto in ragione del piacere che tutti sentivano dell' ascoltarla. I plausi iterati e sinceri, le lodi di che largamente vennero regalati i giovani poeti furono sicure e solenni testimonianze dell' universale aggradimento.

Con ciò fu posto fine dagli scolari alle feste divisate per la esaltazione di s. Sabiniano nella circostanza della traslazione delle sue ossa. Ma non fini però con questo il culto e la venerazion loro inverso il giovanetto loro compagno martire, che sarà in avvenire oggetto sempre ben distinto dell' amor loro e della loro fiducia. Nè la memoria pure non finì della pompa, della divozione, dell'impegno, della liberalità con che concorsero tutti a gara a contribuire quel più e meglio che potea ciascuno per la glorificazione di lui. Durerà quella segnata ne' fasti della lor congregazione a stimolo ed esempio de' successori e più nel cielo per averne come che sia quel guiderdone di grazie che si meritarono.

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