Che stanno stretti, e nulla mai dicendo E poi ch' io ebbi in tutto chiusi gli occhi; L'ossa mie,e i miei nervi s' invecchiaro Gridando io sempre, come fan gli sciocchi. Ma ora, 2 che del viso tu m' hai tolte Da spino punto, a quel si volge, e guarda; La penitenza mia è pigra , e tarda; Ma nondimen dicendo il mio peccato La mia parola non sarà bugiarda Ma sai, Signor, che t'ho manifestato E molte volte a me medesmo ho ditto : Ogni ingiustizia del mio core afflitto. Ed imperò nel tempo del Giudizio Ti pregheranno insieme tutti i Santi Che tu ti degni allora esser propizio Ma gli orrori degli uomini son tanti Che nello gran diluvio di molt acque Nelle fatiche non saran costanti Non s' approssimeranno a quel, che giacque Nell' aspero presepio, allora quando Per noi discese al mondo e Uomo nacque Io a te, Signor, ricorro lagrimando Non consentir, Signor, che la potenza Degli avversarj miei più mi consummi; E smorza in me ogni concupiscenza. Dal mio Signore allora ditto fummi : Sì, che io ti darò Uomo intelletto; Per cui conoscerai li beni summi . Poi ti dimostrerò 'l cammin perfetto Per cui tu possi pervenire al regno, Dove si vive senza alcun difetto. Degli occhi miei ancor ti farò degno; Ma non voler, come il cavallo e 'l mullo Far te medesmo d' intelletto indegno. O Signor mio o singolar trastullo Chi è colui, che sta sotto le stelle, Eccetto il stolto e 'l picciolo fanciullo Che non seguendo te ma lo suo velle Non meriti, che lo tuo morso, e 'l freno Per forza gli costringa le mascelle ? Ma io son certo ed informato a pieno, Che li flagelli dello peccatore Saranno assai e non verran mai meno. E che quelli, che speran nel Signore, Da lui saranno tutti circondati Di grazia, di pietade e sommo onore Ed imperò voi, Uomini beati Giusti, e voi, che il core avete mondo Ringraziate quel, che v' ha salvati; III. dere " O tu, che il Cielo, e 'l Mondo puoi compren Io prego, che non voglia con furore, Ovver con ira il tuo servo riprendere. Perchè le tue saette nel mio core Son fitte, ed hai sopra di me fermata Sino allo fine estremo e tutto il giorno Perchè i miei lumbi son pieni di scorno, E di tentazione scellerate Di spirti che mi stanno a torno a torno . La carne mia è senza sanitate : Io sono afflitto, e molto umiliato Sol per la grande mia iniquitate. E tanto è lo mio cor disconsolato Ch' io gemo, e ruggio come fa il leone Quando e' si sente preso, ovver legato.. . E quei, ch' io non credeva esser finocchi Ma veri amici, e prossimi, già sono Venuti contra me con lancie e stocchi. E quegli, ch' era appresso a me più buono Vedendo la rovina darmi addosso Fu al fuggire più, che gli altri, prono Laonde il mio nemico a stuolo grosso, Vendendomi soletto, s' afforzava Del mio castello trapassare il fosso; Ma pur vedendo che non gli giovava A far assalti, essendo il muro forte; Con vil parole allora m' ingiuriava. E nondimen, per darmi alla fin morte Con tradimenti e con occulti inganni Pensava tutto 'l di d' entrar le porte Ma da poi ch' io mi vidi in tanti affanni Subito feci come il sordo e il mutto > Il qual non può dolersi de' suoi danni . Però che in te, Signor, che vedi tutto, I' aveva già fermata la speranza, Da chi per certo io sperava il frutto E certo i ho in te tanta e tal fidanza Che più cascare non mi lascerai; Cavando me d'ogni perversa usanza: A ciò che gl' Inimici miei già mai Non possan infamarmi ovver diletto Ed allegrezza prender de' miei guai . Non però, che mi senta sì perfetto Ma ciò vedendo gl' inimici stessi Deh! non mi abbandonare, o Signor mio : Degnati, i prego, starmi in adjutorio Contra li miei nemici o alto Dio : IV.. O`Signor mio o Padre di concordia E pur per la infinita tua bontade |