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Poichè conosco ben la mia malizia :
E sempre il mio peccato ho nella mente
Lo qual con me s' è fin dalla puerizia
In te ho io peccato solamente :

Ed ho commesso il male in tuo cospetto :
Perchè io so, che 'l tuo parlar non mente.
lo nelle iniquitadi son concetto;
E da mia madre partorito fui,
Essendo pieno dell' uman difetto.

Ecco, Signor ( perchè tu se' colui,
Ch' ami il vero) ch' io non ti ho celato
Quello, ch' i ho commesso in te, e 'n altrui ;.
O quanto mi rincresce aver peccato,
Pensando che della tua sapienza

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L'incerto e l'oscur m' hai manifestato :

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Io son disposto a far la penitenza : E spero farmi bianco più, che neve Se tu mi lavi la mia conscienza

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O quanto gran piacer l' uomo riceve,
Quand' egli sente e vede che tu sei
Al perdonare tanto dolce e lieve !
Se mai io intendo quello, ch' io vorrei
Aver udito nell' etade pazza,
S' allegreranno gli umili ossi miei

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O Signor mio, volgi la tua fazza
Dalli peccati miei; ed ogni fallo,
Ed ogni iniquità da me discazza.
Rinnova lo mio core, e mondo fállo:
E poi infondi lo spirito dritto
Ne' miei interior senza intervallo .

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Non mi voler lasciare così afflitto
Di mi nasconder lo tuo santo volto :
Ma fa, che con gli eletti io sia ascritto.
Non consentir, Signor, che mi sia tolto

Lo tuo spirito santo
Della tua Maestà

et amicizia

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che già m' ha scolto.
Deh ! rendimi, Signor, quella letizia
La qual fa l' uomo degno di salute:
E non voler guardar a mia ingiustizia.
E col tuo spirto pieno di virtute
Fa che confermi lo mio cor leggiero
Sì che dal tuo servir mai non si mute .
Signor, se tu fai questo,
come spero,
Jo mostrerò all' umana nequizia
La via di convertirsi a te Dio vero
Libera me dalla carnal malizia;
A ciò che la mia lingua degnamente
Possa magnificar la tua giustizia.
Apri, Signor, le labbra della mente;
A ciò che la mia bocca la tua laude
Possa manifestare a tutta gente

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Egli mi parria fare una gran fraude A dar la pecorella per lo vizio,

Della qual so, che 'l mio Signor non gaude. Lo spirto tribolato al mio giudizio

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El cor contrito e bene umiliato

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Si può chiamare vero sacrifizio.

Signor, fa, che Sion sia ben guardato, A ciò che il muro di Gerusaleme Sicuramente sia edificato.

Allora accetterai le offerte inseme Con le vitelle che sopra l'altare Offeriratti quei, che molto teme

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Al tuo comandamento contrastare .

Vol. II,

R

Signor, esaudi la mia orazione

La qual gridando porgo al tuo cospetto,
E vogli aver di me compassione

Non mi privar, Signore, del tüo aspetto:
Ma ogni giorno, ch' io son pien d' affanni
Gli orecchj tuoi ne inchina al mio affetto.
Però che li miei giorni, e li miei anni
Come lo fumo, presto son mancanti :
E gli ossi miei son secchi, e pien di danni` ..
Percosso io sono, come il fien ne' prati;
Ed è già secco tutto lo mio core;
Perchè li cibi miei non ho mangiati.
E tanto è stato grave il mio dolore,
Che longamente sospirando invano
Ho quasi perso il natural vigore.
Simile fatto sono al pellicano

Ch' essendo bianco come il bianco giglio,
Dagli abitati lochi sta lontano.

E sono assomigliato al vespertiglio
Che solamente nella notte vola

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El giorno giace con turbato ciglio
I ho vegliato senza dir parola:
Ho fatto come il passer solitario
Che stando sotto il tetto si consola.
Ciascuno m' è nemico, ed avversario ::
Tutto lo giorno mi vituperava ;.
E diffamava con parlare vario..

E quei, che nel passato mi lodava
Con sue parole e con lusinghe tenere,
Di lor ciascuno contra me giurava:

Perch' io mangiava come il pan la cenere ; E'l mio ber mescolava con il pianto,

Per contrastar alla focosa Venere.

Ch' io temo l'ira del tuo voito santo

Qualora io penso, che son fatto lasso
Da poi che me tu n' esaltasti tanto

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Or come l'ombra quando il sole è basso Si fa maggiore, e poi subito manca Quando il sole ritorna al primo passo : Così la vita mia ardita e franca Ora è mancata ; e come il secco fieno È arsa consumata, e trista e stanca " Ma tu Signor, che mai non vieni meno Lo cui memoriale sempre dura, Dimostrami lo tuo volio sereno .

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Tu sei, Signor, la luce chiara e pura, La qual, levando su senza dimora Farà la Rocca di Sion sicura.

Però ch' egli è venuto il tempo e l'ora Di ajutar quella gentil cittade

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Ch' ogni suo cittadino sempre onora.
Ed è ragion, che tu l'abbi pietade :
Però che le sue sante mura piacque
Alli tuoi servi pieni di bontade :

Li quali udendo li sospiri, e l' acque,
E li lamenti, e i guai di quella terra
A perdonarle mai lor non dispiacque

S' tu li cavi, Signor, da quella guerra; Tutte genti, Signor, te temeranno

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E il santo nome tuo che il Ciel disserra
E tutti li Signori esalteranno

La tua potenza grande , e la tua gloria;
E tutti i Re ti magnificheranno .

Però che Dio in eterna memoria

La santa Sion volle edificare;
Eli sarà veduto in la sua gloria

E perchè guarda all' umile parlare De' suoi eletti servi; e non disprezza Li preghi loro nè 'l lor domandare. Ma pur perchè la perfida durezza

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Di alcuni ingrati il mio parlar non stima
A lor non lo scriv' io, ma a chi lo apprezza
Un popolo miglior, che quel di prima
Sarà creato; e questo degnamente
Lauderà Dio in basso ed anche in cima.

Però che dal luogo alto, ed eminente
Il Signor nostro ha riguardato in terra;
E dal Ciel sceso è fra l' umana gente,
Per liberare dall' eterna guerra

Quelli, ch' eran ligati, infermi, e morti
Ed obbligati a quel, che il mondo atterra.
A ciò che liberati, e fatti forti,
Potessono lodare il nome santo
Nel regno degli Eletti

e suoi Consorti :

Dove la gente, e 'l popol tutto quanto
Saranno insieme con li Re pietosi :
Eli gli serviran con dolce canto.
In questo mondo come virtuosi
Risponderan essi all' eterno Dio;
E poi saranno sempre gloriosi.
Ora ti prego,
o dolce Signor mio
Che tu ti degni di manifestarmi
L'estremo fin del breve viver mio

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Deh!non voler a terra rivocarmi

Nel mezzo de' miei giorni: ma più tosto
Aspetta il tempo, e l'ora di salvarmi

.

Tu sai ben ch io di terra son composto ; E non come tu sei, io sono eterno ; Ma sono ad ogni male sottoposto.

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Tu solo sei, che regna in sempiterno,

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