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Tutto mi salva il dolce salutare
Che vien da quella, ch'è somma salute
In cui le grazie son tutte compiute;
Con lei va Amor, e con lei nato pare ;

E fa rinnovellar la terra e 'l mare
E rallegrare il ciel la sua virtute,
Già mai non fur tai novità vedute;
Quali per lei ci face Amor mostrare .

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Quando va fuori adorna, par che 'l mondo Sia tutto pien di spiriti d'Amore

Si che ogni gentil cor divien giocondo;

Ed il mio cor dimanda, ove m' ascondo ? Per tema di morir vol fuggire fore:

Ch' abbassi gli occhi, allor tosto rispondo

XII.

Se mi riputo di niente alquanto
Io ne ringrazio Amor, che sua mercede

Facendo cortesia m' onora tanto >
Che dentro del mio cor alberga e sede;
E se biasmo non è 'l verace vanto
Io dico, che per grazia mi concede
Ch' io tragga del mio cor ciò ched io canto
Ond' io son presto morir per sua fede;

Ancor m' ha fatto Amor più ricco dono
Ch' a tal Donna m' ha dato in potestate,
Che là si vede 'l sole ov' ella appare;

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E vince quello di sua chiaritate
Ond' io, perchè sta in ogni terra 'l suono
Di suo gran pregio non oso cantare.

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XIII.

Una gentil piacevol giovenella,
Adorna vien d' angelica virtute
In compagnia di sì dolce salute

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Che qual la sente poi d' Amor favella;
Ella n' apparve agli occhi tanto bella
Che per entro un pensier al cor venute
Son parolette non già ancor sentute
Ch' abbian vertù d' esta gicja novella;

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La quale ha preso sì la mente nostra, E convertata di sì dolce Amore " Che 'la non può pensar se non di lei ; Ecco come è soave il suo valore Ce ne' begli occhi apertamente mostra, Ch' aver doviam gran gioja di costei

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XIV.

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Vedete Donne, bella creatura
Com' sta tra voi maravigliosamente ?
J'edeste mai così nuova figura
O così savia giovine piacente ?
Ella per certo l'umana natura
E tutte voi adorna similmente;
Ponete agli atti suoi piacenti cura,
Che fan maravigliar tutta la gente.
Quanto potete a prova
Donne gentili, ch' ella voi onora
E di lei 'n ciascun loco si favella.
Unquemai par si trovò nobiltate

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l' onorate

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Ch' io veggio Amor visibil, che l'adora E fálle riverenza, sì è bella.

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In disnor e 'n vergogna solamente Degli occhi miei, che mirarono altrui Amor ha lo mio cor con esso lui Spinto per forza fuor della mia mente Con quello spirio dolce, che sovente L' anima mia facea membrar di vui ; Sì ch' io non sono stato ardito pui Di mirar donna, o apparir fra gente : Ch alli miei occhi vergognosi pare, Ches' indovini ciascun come gli ave Amor trovati in fallenza ed in colpa; Ma gli occhi vostri amorosi gli scolpa, Che fanno con il bel guardo suave Ogni cosa mirando innamorare.

XVI:

Se mercè non m' aita, il cor si more E' anima trarrà guai dolorosi Ed i sospiri usciranno dogliosi Della mia mente adorni di dolore ;

Poi che sentir li miei spiriti Amore Lei sol chiamar, son tutti vergognosi, Or che si senton di doglia angosciosi, Cheron piangendo 'l mio dolce valore .

Io dico, in verità, che se mercede Non aita lo cor, che l'alma trista Girà traendo dolorosi guai .

Egli è una virtù, che ne conquista Ognor, quando di cor gentil procede, Ond' io aspetto, che la venga omai.

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Lasso ch' io più non veggio il chiaro sole, Nè so per che ragion mi s'è furato, Che ver di me non luce com' ei sole Nè mi riscalda, sì è raffreddato;

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Membrandomi di lui forte mi dole
Ch o più not veggio sì come era usato
Credo che 'l bel Signor d' Amor lo vuole,
Per darmi pena, e non aggio peccato.

Da che li piace di darmi tormento
Io lo riceverò con gran piacenza,
Tanto ch' avrà di me conoscimento;
Ben credo certo, ch' avrà conoscenza,
Sio non gli avraggio fatto fallimento
E spero,
ch' io n' avrò buona sentenza..

XVIII.

Se 'l viso mio alla terra s' inchina E di vedervi non si rassicura,

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Io vi dico, Madonna che paura
Lo face , che di me si fa regina;
Per che la belià vostra pellegrina
Quaggiù tra noi soverchia mia natura,
Tanto, che quando vien, se per ventura
Vi miro, tutia mia virtù ruina;

Sì che la morte, ch' io porto vestita
Combatte dentro a quel poco valore,
Che vi rimane con pioggia e con tuoni :
Allor comincia a pianger dentro al core
Lo spirito vezzoso della vita,

E dice: o Amore, perchè m abbandoni ?

XIX.

L' anima mia vilmente è sbigottita Della battaglia, che la sente al core, Che se pur s' avvicina un poco Amore Più presto a lei, che non soglia, ella more; Sta come quei, che non ha più valore Ch'è per temenza dal mio cor partita, E chi vedesse com' ella n'è gita, Diria per certo questi non ha vita. Per gli occhi venne la battaglia pria Che roppe ogni valore immantenente Si che del colpo fier struita è la mente; Qualunque è quel, che più allegrezza sente, Sei vedesse il mio spirito gir via,

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Sì grande è la pietà, che piangeria.

XX.

La grave udienza degli orecchi miei
M' ave sì piena di dolor la mente
Che 'l mio cor (lasso) doglioso si sente
Involto di pensier crudeli e rei ;
Però che mi fu detto da colei
Per cui speravo viver dolcemente
Cose, che si m' angoscian duramente
Che per men pena la morte vorrei ;

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E sarebbemi assai meno angosciosa La morte, della vita ched io attendo Poichè l'è piena di tanta tristizia;

Che là ond io credevo aver letizia, Pena dato m' è or sì dolorosa,

Che mi distrugge e consuma languendo .

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