Tutto mi salva il dolce salutare E fa rinnovellar la terra e 'l mare Quando va fuori adorna, par che 'l mondo Sia tutto pien di spiriti d'Amore Si che ogni gentil cor divien giocondo; Ed il mio cor dimanda, ove m' ascondo ? Per tema di morir vol fuggire fore: Ch' abbassi gli occhi, allor tosto rispondo XII. Se mi riputo di niente alquanto Facendo cortesia m' onora tanto > Ancor m' ha fatto Amor più ricco dono E vince quello di sua chiaritate XIII. Una gentil piacevol giovenella, Che qual la sente poi d' Amor favella; La quale ha preso sì la mente nostra, E convertata di sì dolce Amore " Che 'la non può pensar se non di lei ; Ecco come è soave il suo valore Ce ne' begli occhi apertamente mostra, Ch' aver doviam gran gioja di costei XIV. Vedete Donne, bella creatura l' onorate Ch' io veggio Amor visibil, che l'adora E fálle riverenza, sì è bella. 2 In disnor e 'n vergogna solamente Degli occhi miei, che mirarono altrui Amor ha lo mio cor con esso lui Spinto per forza fuor della mia mente Con quello spirio dolce, che sovente L' anima mia facea membrar di vui ; Sì ch' io non sono stato ardito pui Di mirar donna, o apparir fra gente : Ch alli miei occhi vergognosi pare, Ches' indovini ciascun come gli ave Amor trovati in fallenza ed in colpa; Ma gli occhi vostri amorosi gli scolpa, Che fanno con il bel guardo suave Ogni cosa mirando innamorare. XVI: Se mercè non m' aita, il cor si more E' anima trarrà guai dolorosi Ed i sospiri usciranno dogliosi Della mia mente adorni di dolore ; Poi che sentir li miei spiriti Amore Lei sol chiamar, son tutti vergognosi, Or che si senton di doglia angosciosi, Cheron piangendo 'l mio dolce valore . Io dico, in verità, che se mercede Non aita lo cor, che l'alma trista Girà traendo dolorosi guai . Egli è una virtù, che ne conquista Ognor, quando di cor gentil procede, Ond' io aspetto, che la venga omai. Lasso ch' io più non veggio il chiaro sole, Nè so per che ragion mi s'è furato, Che ver di me non luce com' ei sole Nè mi riscalda, sì è raffreddato; Membrandomi di lui forte mi dole Da che li piace di darmi tormento XVIII. Se 'l viso mio alla terra s' inchina E di vedervi non si rassicura, Io vi dico, Madonna che paura Sì che la morte, ch' io porto vestita E dice: o Amore, perchè m abbandoni ? XIX. L' anima mia vilmente è sbigottita Della battaglia, che la sente al core, Che se pur s' avvicina un poco Amore Più presto a lei, che non soglia, ella more; Sta come quei, che non ha più valore Ch'è per temenza dal mio cor partita, E chi vedesse com' ella n'è gita, Diria per certo questi non ha vita. Per gli occhi venne la battaglia pria Che roppe ogni valore immantenente Si che del colpo fier struita è la mente; Qualunque è quel, che più allegrezza sente, Sei vedesse il mio spirito gir via, Sì grande è la pietà, che piangeria. XX. La grave udienza degli orecchi miei E sarebbemi assai meno angosciosa La morte, della vita ched io attendo Poichè l'è piena di tanta tristizia; Che là ond io credevo aver letizia, Pena dato m' è or sì dolorosa, Che mi distrugge e consuma languendo . |