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E come 'n gioja mia consideranza
Mostro, che per sembianti il fo parere
A voi, gentil Messere

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a cui son data. Es' altra donna contr' al mio talento Volesse adoperare

Non pensi mai con altra donna gire
Ed io lo fo sentire

A chi di voi mi volesse far danno.

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Non ho temenza di dir com' io sono
Allo vostro piacer sempre distretta
Si la baldanza d' Amor m' assicura ;
E quando con altrui di voi ragiono,
Lo nome vostro nel cor mi saetta
Una dolcezza che lo cor mi fura

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E non è donna, che me ne riprenda;
Ma ciascheduna pare,

Che senta parte dello mio desio ;
E questo è quel, per ch' io

Temo di perder voi per loro inganno

X.

La dolce innamoranza

Di voi

mia Donna ' non posso celare :

Conviemmi dimostrare

Alquanto di mia gio' per abbondanza .
Coì come non può tutto tenere
Lo pomo lo suo frutto ch' ha incarcato
Dell Amorosa sua dolce stagione,

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Non posso tanta gioja meco avere,
Nè tanto ben tutio tener celato

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Che fora in me perduto, e di ragione; Se io più d altro amante

Non dimostrasse l'amoroso stato,

Ove Amor m' ha locato

Con voi

Madonna di tutt' onoranza .

XI.

Gentil mio sire il parlare amoroso Di voi in allegranza mi mantiene, Ch' io dir non lo potría: ben lo sacciate Perchè dello mio amor siate givjoso Di ciò grand' allegrezza, e gio mi viene E altra cosa non aggio in voluntate Fuor che 'l vostro piacere. Tuttora fate la vostra voglienza, Aggiate provvidenza

Voi, di celar la vostra disïanza.

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Li più begli occhi

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Oimè! lasso lasciai ;
Ancider mi deve a quand' il pensai

Ben mi dovea ancider io stesso
Come fe' Dido quando quell' Enea
Le lasciò tanto amore;

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Ch' era presente e fecemi lontano Da quella gioja, che più mi diletta Che nulla creatura .

Partirsi da così bello splendore ! Dov' io tanto fallai,

Che non è colpa da passar per guai

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Oimè, più bella d' ogni altra figura,

Perchè tanto peccai,

Che nulla pena mi tormenta assai ?

XIII.

Se tu martoriata mia soffrenza Con questa mia figliuola vai plorando, Avanti a quella Donna ove ti mena Quando si giunta, dirai sospirando : Madonna il vostro servo ha tanta pena, Che se voi non avete provedenza

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Il lasciai con sì debole potenza,

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Ched el non crede mai veder Fiorenza;
E il suo soccorso lo spirito mio
Però da San Miniato si partio
Ed io che a sua difesa sono stata
Nol posso più difendere affannata;
Dunque vi piaccia lui e me campare,
Madonna se mercè volete fare.

XIV.

Amor, la dolce vista di pietate,
Ch' è sconsolata in gran desio sovente
Meco si viene a doler nella mente

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Del mio tormento, e dell' atto sdegnoso Di quella bella Donna a cui son servo : E nato è in questa vertute il desio

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D' ornar il suo bell' aspetto vezzoso Lo qual adoro più ch' io non osservo; Ella non degna, o dolce Signor mio. Deh! spandi in lei la tua veriù si Con pietà veggia tua stella lucente

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E spenga l'atto che mi fa dolente,

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ch' io

CANZONI.

I.

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Quando Amor gli occhi rilucenti e belli,
Ch' han d' alto foco la sembianza vera
Volge ne' miei sì dentro arder mi fanno,
Che per virtù d' Amor vengo un di quelli
Spirii, che son nella celeste sfera,

Ch' Amor e ginja ugualmente in lor hanno ;
Poi, per mio grave danno

S' un punto sto, che fisso non li miri
Lagriman gli occhi el cor tragge sospiri ;
Così veggio, che in se discorde tiene
Questa troppo mia dolce e amara vita,
Chi 'n un tempo nel ciel trovasi e 'n terra
Ma di gran lunga in me crescon le pene;
Per che cherendo ad alta voce aita,
Gli occhi altrove mirando mi fan guerra;
Or se pietà si serra

Nel vostro cor, fate, ch' ognor contempre
Il bel guardo, che 'n ciel mi terrà sempre .
Sempre non già ; poscia che nol consente
Natura, ch' ordinato ha, che le notti
Legati sien, non già per mio riposo
Perciò ch' allor sta lo mio cor dolente
Nè sono all' alma i suoi pianti interrotti
Del duol, ch' ho per fin qui tenuto ascoso ;
Deh! se non v'è nojoso

Chivama, fate almen, perch' ei non mora,
Parte li miri della notte ancora.

Non è chi imaginar, non che dir pensi L' incredibil piacer, Donna ch' io piglio Del lampeggiar delle due chiare stelle

Da cui legati ed abbagliati i sensi
Prende 'l mio cor un volontario essiglio,
E vola al ciel tra l'altre anime belle :
Indi dipoi lo svelle

La luce vostra, ch' ogni luce eccede
Fuor di quella di Quel, che 'l tutto vede
Ben lo so io, che 'l sol tanto già mai
Non illustrò col suo vivo splendore

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L' aer, quando che più di nebbia è pieno,
Quanto i vostri celesti e santi rai
Vedendo avvolto in tenebre 'l mio core
Immantenente fer chiaro e sereno ;
E dal carcer terreno

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Sollevandol talor nel dolce viso
Gustò molti dei ben del Paradiso .
Or perchè non volete più ch' io miri
Gli occhi leggiadri, u' con Amor già fui,
E privar lo mio cor di tanta gioja?
Di questo converrà ch' Amor s'adiri

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Che un core in se, per vivere in altrui Morto non vuol ch' un' altra volta moja : Or se prendete a noja

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Lo mio Amor occhi d' Amor rubegli
Foste per comun ben stati men begli
Agli occhi della forte mia nemica

Fa', Canzon che tu dica
"

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Poi che veder voi stessi non possete,
Vedete in altri almen quel, che voi sete.

II.

Com' in quegli occhi gentili, e 'n quel viso Sta Amor, che m' ha conquiso,

Così stesse nel core

Vol. II.

Kk

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