Ed io , per quel ch' isento Lo viver tanto, se gaja ed allegra pesanza, E di tal condizion ch' ogni strano, Dunque ch' io son quel solo Che l amo più languisco maggiormente ? Chè crudel di se stessa e dispietata, Gravar sua vita come disperata, Movo col mio Signore Tanto par lo dolore Per abundanza, che 'l mio cor ne sente. Altro già, che tu Morte Non credo, che mi giovi Mercè dunque ti movi: a me parvente, Deh! vieni a me, che mi se sì piacente. XIII. Mille volte ne chiamo el di mercede Dolce mia Donna, che dovunque sia La mente mia desiosa vi vede Ed il mio cor da ciò non si desvia M m Per voi, ch' ogn' altra novitate oblia. Che morte e vita aspetto Di me, qual più vi piace Pur ch abbia in sul finir la vostra pace : Che già 'l cuor non s' infinge D' amare ad un rispetto, Ma tanto ho più d' angoscia e men diletto. Membrando quand' io canto E sovviemmi di me quand' io fo pianto; Che potría Amor fino Far ch' io venissi in porto Del mio voler, così n'è 'l tempo corto. E mercè da pietà, ch' altronde indura Non è se non ria sorte Che m' è invidiosa e più crudel, che morte. Dunque perchè sì forte, e spesso grido Amor? Però ch' io sfido Vincer, se si mantenga, quest' usanza. Mio Signor, farà presto a voi ritorno XIV. A MESSER GUIDO NOVELLO IN LODE D'ENRICO VII. L'alta virtù che si ritrasse al cielo Poi che perdè Saturno il suo bel regno, E venne sotto Giove Era tornata nell' aureato velo Quà giuso in terra, ed in quell'atto degno Ma perchè le sue 'nsegne furon nuove Per lungo abuso, e per contrario usaggio, Ben de la trista crescere il suo duolo Quant' ha cresciuto il disdegno e 'l ardire La dispietata Morte; E però tardi si vendica 'l suolo Di Linceo che si schifa di venire Ma contr' a' buoni è sì ardita e forte, Che non ridotto di bontà, nè schiera Ne mena 'l mondo sotto sua bandiera Ne altro fugge da lei che laude vera. L'ardita Morte non conobbe Nino Non teméo d' Alessandro nè ď Julio Nè del buon Carlo antico E mostrandone Cesur, e Turquino Ch' è di virtute amico; Si come ha fatto del novello Enrico Se morte non gli fosse sta' nojosa ; Ma suso in ciel lo abbraccia la sua sposa . Ciò che si legge di virtute scritto Tutto si ritrovava in quel Signore E' fu forma del Ben, che si ragiona Rigor, che renda il timor alla legge Ma pregio che dà virtù solamente Non può di morte ricever ferita, Perch' è cosa eternale e sale La qual per mente umica vola Lo spirito di laude, Che pive Amor d' ordinato diletto Dunque al fin pregio che virtude spande, E che diventa spirito nell' a're, Che sempre piove Amore Solo ivi intender de' l'animo grande, Quant' è in stalo maggiore Nè uomo gentil, nè Re, nè Imperadore, La cui virtute vince Nel cor gentil, sì che vista di sopra, . E però mando a voi ciò che ho trovato XV. PER LA MORTE DI DANTE ALIGHIERI. Su per la costa, Amor, dell' alto monte, Dreto allo stil del nostro ragionare, Or chi potria montare Poi che son rotte l'ale d ogni 'ngegno ? |