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l' penso
Nella cui acqua si potea specchiare
Ciascun del suo errare

ch' egli è secca quella fonte

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Se ben volem guardar nel dritto segno
Ah! vero Dio, che e perdonar benegno
Sei a ciascun, che col pentir si colca,
Quest' anima bivolca

Sempre stata d' Amor coltivatrice
Ricovera nel grembro di Beatrice.
Qual oggi mai degli amorosi dubi
Sarà a' nostri intelletti secur passo,
Poichè caduto ahi lasso !

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El ponte ove passava i peregrini?
Mò 'l veggio sotto nubi:

Del suo aspetto si copre ognun basso ;
Sì come 'l duro sasso

Si copre d' erba e talora di spini .
Ah! dolce lingua, che con tuoi latini
Facei contento ciascun che ť udia

Quanto dolor si dia

Ciascun, che verso Amor la mente ha volta Poichè fortuna dal mondo t' ha tolta!

Canzone mia alla nuda Fiorenza

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Oggi ma di speranza, ten' andrai :
Di, che ben può trar guai

Ch' omai ha' ben di lungi al becco l'erba .
Ecco la profezia, che ciò sentenza

Or è compiuta, Fiorenza, e tu 'l sai:
Se tu conoscerai

Il tuo gran danno, piangi, che t' acerba ;
E quella savia Ravenna che serba

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Il tuo tesoro allegra se ne goda,
Che è degna per gran loda.
Così volesse Dio che per vendetta

Fosse deserta l' iniqua tua sella .

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XVI.

Lo gran disio che mi stringe cotanto
Di riveder la vostra gran beltale
Mena spesse fiate

Gli occhi lontani in doloroso pianto,
E di dolore e angoscia è tal pietate
Ch' Amor devrie venir da qualche canto
A voi per fare alquanto

Membrar di me la vostra nobiltate;
Poich' è secondo la sua voluntate;
Si che quasi niente in me risiede
Vien d'ogni tempo, e riede "

Lo spirto, Donna mia, ove voi state;
E questo è quel, ch' accende più 'l disio
Che m' uccidrà tardando il redir mio.

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Non so se Amor per questa pietà sola In se cangiato, a voi

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Madonna , vegna,

Che pur ciò non m' insegna

Lo 'nnamorato spirito, che vola ;

Però con più dolor morte mi spegna,

Ch' io fino; e voi credete a tal parola,

Ch' è sì come una sola

Che morto è quei, cui 'l nome or vi disdegna
Oh Dio! che 'nvece della morta insegna,
Qualche figura pinta in mio sembiante

Poi apparisse avante,

Che quandunque di me pur vi sovvegna,
L' alma che
"

sempre andrà seguendo Amore,
Gioja n' avrà come fosse nel core.
Quanto mi fora ben sopra ogni cosa,
Se voi doveste sopra 'l mio martiro

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Far lo pietoso giro

De' bei vostr' occhi, la 've Amor ei posa ;
Che come ho sempre desto 'l mio sospiro,
Vi chiamerei di Selvaggia pietosa;
Perciò che amorose

Per me chiamarvi avuto ho un desiro;
Ancor che quando in vostra beltà miro,
Che fugge il saver nostro e quanto,
"

Selvaggia n' è 'l bel nome

Nè fuor di sua proprietà lo tiro

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S' ancor vo' dir selvaggia, cioè strana
S'ancor
D' ogni pietà di cui siete lontana .

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e come,

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Ma poi che pur lontan di voi vedere Lasso convien che di mia vista caggia La vostra mente saggia

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El core sempre men potrà valere :
Prego, che quel disdegno più non aggia
Che nacque allor che cominciò apparere
In me, sì come fere

Lo splendor bel, che de' vostr' occhi raggia ;
Ed ogni mal voler ver me ritraggia,
Se, guardando, nojoso a voi so' stato
E non vi sia in disgrato,

Se da me parte, chiamando Selvaggia
L'anima mia ch' a voi servente viene ;
Voi siete 'l suo desio, e lo suo bene

.

Canzon , vanne così chiusa chiusa
Entro in Pistoja a quel di Pietra mala
E giugni da quell' ala,

Dalla qual sai che 'l nostro signor usa;
Poi sì, se e' è 'l dritto segno.

Guardami come déi, da cuor malvagio

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XVII.

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S' io smagato sono ed infralito,
Non ve ne fate, genti, maraviglia,
Ma miracol vi sembri solamente

Com' io non son già della mente uscito;
In tal maniera la morte mi piglia,
Ed assalisce subitanamente,

Che l'alma non consente

Per nulla guisa di voler morire;
Mal corpo mio per pena di sentire
La chiede quanto può, senza dimora.
Di ciò ( lasso ) ad ognora

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Crescere sento fra me stesso guerra;
Però che non disserra

La morte di voler, ch' i' testè mora.
Così m' avvien per non veder l'augella
Di cui non ebbi gran tempo novella.
Quando l'anima trista, el corpo, e 'l cuore,
Guerreggian tuli insieme per la morte,
Che qual l'adastia, e qual pur la disia,
Sovra me sento venir un tremore

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Che per le membra discende sì forte

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Ch' io non saccio in qual parte i' mi sia ;

Ma allor la Donna mia

Per mia salute ricorro a vedere

La cui ombra giuliva fa sparere

Ogni fantasma, ch' addosso mi greva ;
Ch' ogni gravor m' alleva

Lo suo gentile aspetto vertudioso

Che mi fa star giojoso;

Però membrando ciò testè

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Ch' aver non posso tuttor tal conforto ;

Dunque sarebbe me'

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ch' io fosse morto.

Vol. 11.

Na

Di morir tengo col corpo mia parte, Che non avrei se non minor tormento

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Ch' io aggia stando senza veder lei
Deh! travagliar mi potess' io per arte
E gir a lei
ch' io sento.
per contar ciò "
O per vederla, ch' altro non vorrei ;
Piangendo le diret :

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voi,

Donna venuto son per veder voi
Ch altro che pena non senti da poi
Ched io non vidi la vostra figura :
Menato m' ha ventura

A veder voi, cui mia vita richiede -9
Certo che in me si vede

Pietà visibil, se porrete cura:

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Ciò che vi mostra il mio smagato viso,
Che mostra fuor com' Amor m' ha conquiso .
Quant' io penso a mia leggiera vita,
Che per veder Madonna si mantiene
E la cagion perch' io sto gravoso,
El gajo tempo presente n' invita
Per la fresca verzura a gioja
gioja, e bene
Chi si sente aver core disïoso;
Ciascheduno amoroso

Va per veder quella Donna,

che ama;

E ciò vedendo l' alma mia s' imbrama
Tanto che ella non puote star in pace
Col cor; la mente face

E dice lassa! che sarà di meve?

Lo corpo dice: fia tua vita greve,
Secondamente ch' al nostro Amor piace.
Volesse Dio, ch' avanti ch' io morissi
La vedess' io che consolato gissi.

Da parte di pietà prego ciascuno

Che la mia pena,

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e lo mio torment aude

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