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Che la mi desti, e atar mi dei da lei,
Che per sua guida venisti nel core,
Allor ogni valore

Mi tolse l'ombra d una bella roba
Onde venne vestita quella loba .
Canzon tu muovi piena di paura
Come figura della stretta mente
Isbigotuutamente

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Ti metti per voler mia ragion dire .
Or ti piaccia di prender tanto ardire
Dinanzi a quella a cui tu te ne vai
Che quando la vedrai

Tu dichi

Donna, se mercè ti noja, La vita di costui convien che muoja

XXVII.

Nel tempo della mia novella etate
Quando mi fu per antico diletto
Lo dover far lontan peregrinaggio,
Intrando nel camin con puritade
Senza alira compagnia pur io soletto;
Per ispacciarmi tosto dal viaggio,
Non conoscea il dannaggio,
Che avvenir suol altrui per rattezza
Con troppa leggierezza

Mi fermai di pensar per un deserto
Si tenebroso ed erto

Che pur la vista mi feo quasi stanco.
Io vestia ancor di bianco

E non portava fodro nè guarnaccia
Nè conoscea chi seguía la mia traccia.
Andando per la strada tutto carco
D'affannati pensieri, e di paura

Per una foltà, che io mirava

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Così com' io passava per un varco
Che 'l pian lassava a prender dell' altura
Infra me dissi; non so ch' io far debbia,
Ma come quei, che allebbia

Lo peso per andar, così feci io,
Strinsimi al mio desio ;

E di subito vidi accompagnarmi
Cinque giovin senza armi,
Ciascun ornato di diversi scuri
Bianchi, gialli, ed azzuri

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Ma, benchè fusser belli io dubitai
Si che a morte ciascun di lor piagai

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Sì com' io li feri, senti' 'l dolore
In ciascun membro ch' io fui lor segno,
E quelli furon più forti che 'n prima;
Io perdei in parte ed acquistai valore
E ricopri, com' io seppi, il disdegno
De' falsi colpi, che io trassi di scima.
Ma com' io entrai in cima

D'un colle, vidi sette in un venire
Ver me con tanto ardire

Che più dir non si può, con sette donne
Eran vestite in gonne

Egli sprendenti, ed elle nere e perse,
Con faccie assai diverse,

E più che d' arco stral, ciascun venía
Per riserrarmi dinanzi la via .

Pugnar mi convenia con quelle, e questi
Spettar nel campo e far come ch' intana
S' io non volea di subito morire,
Allor si fenno li miei pensier tristi
Per speme di campar, che era lontana
Si che io non potea omai più sofferire.

Non mi valse il cherire

Mercede allor, che non mi përcotesse ; Convenía pur che io stesse

A sofferir gli colpi dispietati,

Che da lor m' eran dati

Ed io mirando in capo della strada
Vidi con una spada

Star una Donna con sembianze grame
E tutte sue parole eran di fame.
Centuplicommi la paura al core

Lo andar ver quella Donna sì spietata
E lo retrogradar, che m' era tolto
Sì che io divenni come l' uom che more
La carne mi si feo tutta gelata

E'l sudor fosco m' uscia per lo volto
Benchè una voce molto

Mi confortasse, che nel cor udia
La qual si mi dicía :

Dimmi chi sei e non mi ti celare ร
Che io t' imprometto aitare

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E farlo posso, ch' io son Regina
A cui cotesti inchina >

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Ma vuoi ben che se tanto cortese
Che lasci allor quel ch' è da lor paese.
Allor dagli occhi la palpebra i sciolsi
Per veder quella Donna, che parlava
Meco parole di tanta soavezza,
Della sua vista cotanto raccolsi
Che creatora angelica sembrava
Nella nova mirabil sua bellezza;
Io che tanta laidezza

Mi vedea, vergognava di star nudo;
Ond ella allora un scudo

Mi portò per le armi della pieta

Con fama tanto lieta

Che di me parve più che innamorata,
E per let apparecchiata

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che persa

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Mi fu una toga sì bianca
La neve gli parea che le era avversa
Nova Canzon del mio camin, tu sei
Tanto gradita per la Dio mercede
Che certa puoi di me portar novella
Venti duo millia cinquecento e sei,
Che aggio caminari come vede

La adorna Donna, che ancor non favella:
Dimmi, perchè la stella

Che mi conduce non se corsa al monte 9
Ove l'ultimo ponte

Convien, ch' io passi con maggior paura,
Che sofferisce ancora,

Ma s' io non perdo la candida robba
La via piana . non gobba,

Farammi la Regina per virtute

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Che mi promise amando di salute.

CAPITOLO.

Io non so dimostrar chi ha il cor mio Nè ragionar di lei, tanio è altiera Ch' Amor mi fa tremar, pensando ch' io Amo colei, ch' è di belià lumiera Della qual esce un ardente splendore Che già non oso guardar la sua ciera. Lasso che amando la mia vita more E già non saccio sfogar la mia mente

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Si in alto loco m' ha condotto Amore .
Quando 'l pensier divien tanto possente
Che mi comincia sue virtuti a dire,

Sento 'l suo nome chiamar nella mente,
Che face li mici spirti fuggire',
Senza far motto venendo di fore;
Ma non ha poscia cotanto d'ardire
Per soverchianza di molto valore

Dell' aspra pena,
che allo cor m' è gionta
Ond' io rimango privo di colore.

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Amor che sa la sua virtù, mi conta
Di questa Donna sì alta valenza
Che spesse fiate la suo saper monia
Di sopra la natural conoscenza ;
E temo vadi l'alma tosto fore
E conquiso divengo, e 'n gran temenza,
Ch' io sento ch' ha di lei troppo timore

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SESTINA.

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Mille volle richiamo il dì mercede Dolce mia Donna, che dovunque io sia La mente mia disiosa vi vede 9

E lo mio cor da ciò non si disvia

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Ch'è sì pien tutto d' Amor e di fede
Per voi, ch' ogn' altra novitate oblía .
In vostra signoria sì mi distrigne,
Che morte, vita, m' è qual più vi piace;
E certo si verace Amor m' astrigne,
Che ciascun uomo è sì forte ed audace
D'amare a mio rispetto, oppur s' infigne
Ma tanto ho più d'angoscia e men diletto :
Assaliscemi forte Amor pungendo

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In ogni parte 'l cor, si che gridare
Mi ja mercede, mercede, piangendo ;
E poi ch' ho pianto comincio a cantare,
Mercè tutte fiate a voi chiedendo,
Vol. II.

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