Che la mi desti, e atar mi dei da lei, Che per sua guida venisti nel core, Allor ogni valore
Mi tolse l'ombra d una bella roba Onde venne vestita quella loba . Canzon tu muovi piena di paura Come figura della stretta mente Isbigotuutamente
Ti metti per voler mia ragion dire . Or ti piaccia di prender tanto ardire Dinanzi a quella a cui tu te ne vai Che quando la vedrai
Donna, se mercè ti noja, La vita di costui convien che muoja
Nel tempo della mia novella etate Quando mi fu per antico diletto Lo dover far lontan peregrinaggio, Intrando nel camin con puritade Senza alira compagnia pur io soletto; Per ispacciarmi tosto dal viaggio, Non conoscea il dannaggio, Che avvenir suol altrui per rattezza Con troppa leggierezza
Mi fermai di pensar per un deserto Si tenebroso ed erto
Che pur la vista mi feo quasi stanco. Io vestia ancor di bianco
E non portava fodro nè guarnaccia Nè conoscea chi seguía la mia traccia. Andando per la strada tutto carco D'affannati pensieri, e di paura
Per una foltà, che io mirava
Così com' io passava per un varco Che 'l pian lassava a prender dell' altura Infra me dissi; non so ch' io far debbia, Ma come quei, che allebbia
Lo peso per andar, così feci io, Strinsimi al mio desio ;
E di subito vidi accompagnarmi Cinque giovin senza armi, Ciascun ornato di diversi scuri Bianchi, gialli, ed azzuri
Ma, benchè fusser belli io dubitai Si che a morte ciascun di lor piagai
Sì com' io li feri, senti' 'l dolore In ciascun membro ch' io fui lor segno, E quelli furon più forti che 'n prima; Io perdei in parte ed acquistai valore E ricopri, com' io seppi, il disdegno De' falsi colpi, che io trassi di scima. Ma com' io entrai in cima
D'un colle, vidi sette in un venire Ver me con tanto ardire
Che più dir non si può, con sette donne Eran vestite in gonne
Egli sprendenti, ed elle nere e perse, Con faccie assai diverse,
E più che d' arco stral, ciascun venía Per riserrarmi dinanzi la via .
Pugnar mi convenia con quelle, e questi Spettar nel campo e far come ch' intana S' io non volea di subito morire, Allor si fenno li miei pensier tristi Per speme di campar, che era lontana Si che io non potea omai più sofferire.
Non mi valse il cherire
Mercede allor, che non mi përcotesse ; Convenía pur che io stesse
A sofferir gli colpi dispietati,
Che da lor m' eran dati
Ed io mirando in capo della strada Vidi con una spada
Star una Donna con sembianze grame E tutte sue parole eran di fame. Centuplicommi la paura al core
Lo andar ver quella Donna sì spietata E lo retrogradar, che m' era tolto Sì che io divenni come l' uom che more La carne mi si feo tutta gelata
E'l sudor fosco m' uscia per lo volto Benchè una voce molto
Mi confortasse, che nel cor udia La qual si mi dicía :
Dimmi chi sei e non mi ti celare ร Che io t' imprometto aitare
E farlo posso, ch' io son Regina A cui cotesti inchina >
Ma vuoi ben che se tanto cortese Che lasci allor quel ch' è da lor paese. Allor dagli occhi la palpebra i sciolsi Per veder quella Donna, che parlava Meco parole di tanta soavezza, Della sua vista cotanto raccolsi Che creatora angelica sembrava Nella nova mirabil sua bellezza; Io che tanta laidezza
Mi vedea, vergognava di star nudo; Ond ella allora un scudo
Mi portò per le armi della pieta
Con fama tanto lieta
Che di me parve più che innamorata, E per let apparecchiata
Mi fu una toga sì bianca La neve gli parea che le era avversa Nova Canzon del mio camin, tu sei Tanto gradita per la Dio mercede Che certa puoi di me portar novella Venti duo millia cinquecento e sei, Che aggio caminari come vede
La adorna Donna, che ancor non favella: Dimmi, perchè la stella
Che mi conduce non se corsa al monte 9 Ove l'ultimo ponte
Convien, ch' io passi con maggior paura, Che sofferisce ancora,
Ma s' io non perdo la candida robba La via piana . non gobba,
Farammi la Regina per virtute
Che mi promise amando di salute.
Io non so dimostrar chi ha il cor mio Nè ragionar di lei, tanio è altiera Ch' Amor mi fa tremar, pensando ch' io Amo colei, ch' è di belià lumiera Della qual esce un ardente splendore Che già non oso guardar la sua ciera. Lasso che amando la mia vita more E già non saccio sfogar la mia mente
Si in alto loco m' ha condotto Amore . Quando 'l pensier divien tanto possente Che mi comincia sue virtuti a dire,
Sento 'l suo nome chiamar nella mente, Che face li mici spirti fuggire', Senza far motto venendo di fore; Ma non ha poscia cotanto d'ardire Per soverchianza di molto valore
Dell' aspra pena, che allo cor m' è gionta Ond' io rimango privo di colore.
Amor che sa la sua virtù, mi conta Di questa Donna sì alta valenza Che spesse fiate la suo saper monia Di sopra la natural conoscenza ; E temo vadi l'alma tosto fore E conquiso divengo, e 'n gran temenza, Ch' io sento ch' ha di lei troppo timore
Mille volle richiamo il dì mercede Dolce mia Donna, che dovunque io sia La mente mia disiosa vi vede 9
E lo mio cor da ciò non si disvia
Ch'è sì pien tutto d' Amor e di fede Per voi, ch' ogn' altra novitate oblía . In vostra signoria sì mi distrigne, Che morte, vita, m' è qual più vi piace; E certo si verace Amor m' astrigne, Che ciascun uomo è sì forte ed audace D'amare a mio rispetto, oppur s' infigne Ma tanto ho più d'angoscia e men diletto : Assaliscemi forte Amor pungendo
In ogni parte 'l cor, si che gridare Mi ja mercede, mercede, piangendo ; E poi ch' ho pianto comincio a cantare, Mercè tutte fiate a voi chiedendo, Vol. II.
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