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E' sol per questo la miraro i miei ;
Ond' io vi dico ch' io m' ucciderei
Se 'l suo dolce valore

che mi sdegna,

Non avesse pietà del mio dolore.
Questa mia bella Donna
Legò si stretto il mio cor quando 'l prese,
Che non si sciolse mai per altra insegna,
Che vedesse d' Amor, quando l' accese
D'una fiamma del suo piacer, che tese
Lo suo arco ad Amore

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Col qual ne pinge l'anima di fuore .

III.

Guato una donna dov' io la scontrai Che con gli occhi mi tolse

Il cor, quando si volse

Per salutarmi e non mel rendè mai .

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Io la pur miro là dov' io la vidi

E veggiovi con lei

Il bel saluto, che mi fece allora
Lo quale sbigotti sì gli occhi miei,
Ch' egl' incerchiò di stridi

L' anima mia, che li pingea di fuori ;
Perchè sentiva in lui venire umile
Un spirito gentile,

Che le diceva: omai

Guata costei , se no' tu ti morrai,
Amor vi vien colà dov' io la miro
Ammantato di gioja

Nelli raggi di luce ch' ella spande

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E contami che pur convien ch' io muoja

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Per forza d' un sospiro

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Che per costei debbo fare si grande

Che l'anima smarrita s' andrà via,
Ahi! bella Donna mia

Sentirai tu que' guai?

Che te ne incresca quando li udirai.
Tu sei stata oggimai setť' anni pura,
Danza mia nuova e sola

Cercando il mondo d' un

che ti vestisse.

Ed hai veduto quella, che m' imbola

La vita star pur dura

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E non pregar alcun

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che ti coprisse,

Però ti convien gire a lei pietosa,

E dirle io son tua cosa

Madonna, tu che sai

Fa ch' io sia ben vestita di tuo' vai.

Se tu mi vesti ben questa fanciulla

Donna, uscirò di culla "

E saprò s' io serrai

Alcuna roba vaja, sì l' avrai

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Che di dolor mi cuopre tutto quanto

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Tu te n' andrai in prima a quella gioja, Per cui Fiorenza luce ed è pregiata ; E quetamente che non le sia noja, La priega che t'ascolti o sconsolata ; Poi le dirai affannata

Come m' ha tutto infranto

Il tristo bando, che mi colse al canto.
S' ella si volge verso te pietosa
Ad ascoltar le pene, che tu porti,
Traendo guai dolente e vergognosa
Vol. II.

V v

Lei piangi come gli occhi mia son morti
Per gli gran colpi e forti,

Che ricevetter tanto

Da' suoi nel mio partir, che or piango in canto.
Poi fa sì ch' entri nella mente a Guido
Perch' egli è sol colui che vede Amore
E mostrali lo spirito, ch' un strido
Mettrae d'angoscia del disfatto core:
E se vedrà 'l dolore

Che 'l distrugge io mi vanto,

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Ched e' ne sospirrà di pietà alquanto.

V.

Quanto più mi disdegni più mi piaci, Quanto tu mi di'

taci

Una paura nel cor mi discénde

Che dentro un pianto di morte v'accende.
Se non t' incresce di veder morire

Lo cor

che tu m' hai tolto

Amor, l'ucciderà quella paura,

Che accende il pianto del crudel martire
Che mi spegne del volto

L'ardire in guisa che non s'assicura
Di volgersi a guardar negli occhi suoi;
Però che sente i suoi

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Si gravi nel finir, ch' ell' contende
Che non gli può levar, tanto gl' incende.

VI.

le .

Se quella donna, ched io tengo a mente Atasse il suo servente

Io sarei ribandito ora a Natale;

Ma io so certo, che non gliene cale.
Però, parole nate di sospiri

Ch' escon del pianto, che mi fende 'l core,
Sappiate ben cantar de' mie' martiri

La chiave, che vi serra ogni dolore

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A quelle donne che hanno il cor gentile ;
Si che parlando umile

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Preghin colei, per cui ciascuna vale
Che faccia tosto il mio pianto mortale .
Sella fa lor questa grazia,
ch io cheggio,
Colui che per mio peggio

Non lascia partir l'anima dal male
Perderà quella prova dov' e' sale .

A

MIGLIORE DA FIRENZE .

mor s' io parto,

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L

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il cor si parte e duole E vuol disamorare, e innamura: Tant' ho guardato al raggio dello Sole Che ciò ch' io veggio, par di sua natura. Lo cor ciò ch' ha voluto non disvuole E lo voler s' ancide se li dura Membrandoli la gioja, ch' aver suole Ch' ogni altra vita a morte lo spaura. Oi lasso che non è gioja d' Amore A nessun uomo che di buon cor ama, Che non aggia più doglia che dolzore. Lo cominciare è doglia a chi lo brama E lo finire è doglia, e più dolore

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E'l mezzo è doglia, e conforto si chiama .

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II,

A DELLO DA SIGNA

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Ricorro alla fontana di scienza
Alla piacenza di tutto valore,
Si come parvo di picciola essenza
Per voi mia 'ntenza tratta sia d' errore
E non disdegni la vostra potenza
Alla fallenza, che in me fa sentore
Di diffinire per vostra sentenza
Quel che v' agenza giudicar migliore.
Un è piacente di gran cortesia
In valenzia senz' avanzar onore
Amore carnal non sente nëcnte

Or mi mostrate quale miglior sia
O in oblia star di ta! dolzore
O di fin core amare interamente ?

་་

D

MONALDO DA SOFENA.

I.

entro dal cor m' è nato

Un disio tal d' amoroso talento,

Ch ogn' altro intendimento m'ha levato.
Al cor nato è un disio

Che d'amoroso piacer si mantiene ;
Ogn' altro pensamento aggio in oblio ;
Si coralmente mi distringe e tiene
Quella, per cui m' avviene,

Non la posso obliare in alcun loco;

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