E' sol per questo la miraro i miei ; che mi sdegna, Non avesse pietà del mio dolore. Col qual ne pinge l'anima di fuore . III. Guato una donna dov' io la scontrai Che con gli occhi mi tolse Il cor, quando si volse Per salutarmi e non mel rendè mai . Io la pur miro là dov' io la vidi E veggiovi con lei Il bel saluto, che mi fece allora L' anima mia, che li pingea di fuori ; Che le diceva: omai Guata costei , se no' tu ti morrai, Nelli raggi di luce ch' ella spande E contami che pur convien ch' io muoja Per forza d' un sospiro Che per costei debbo fare si grande Che l'anima smarrita s' andrà via, Sentirai tu que' guai? Che te ne incresca quando li udirai. Cercando il mondo d' un che ti vestisse. Ed hai veduto quella, che m' imbola La vita star pur dura E non pregar alcun che ti coprisse, Però ti convien gire a lei pietosa, E dirle io son tua cosa Madonna, tu che sai Fa ch' io sia ben vestita di tuo' vai. Se tu mi vesti ben questa fanciulla Donna, uscirò di culla " E saprò s' io serrai Alcuna roba vaja, sì l' avrai Che di dolor mi cuopre tutto quanto Tu te n' andrai in prima a quella gioja, Per cui Fiorenza luce ed è pregiata ; E quetamente che non le sia noja, La priega che t'ascolti o sconsolata ; Poi le dirai affannata Come m' ha tutto infranto Il tristo bando, che mi colse al canto. V v Lei piangi come gli occhi mia son morti Che ricevetter tanto Da' suoi nel mio partir, che or piango in canto. Che 'l distrugge io mi vanto, Ched e' ne sospirrà di pietà alquanto. V. Quanto più mi disdegni più mi piaci, Quanto tu mi di' taci Una paura nel cor mi discénde Che dentro un pianto di morte v'accende. Lo cor che tu m' hai tolto Amor, l'ucciderà quella paura, Che accende il pianto del crudel martire L'ardire in guisa che non s'assicura Si gravi nel finir, ch' ell' contende VI. le . Se quella donna, ched io tengo a mente Atasse il suo servente Io sarei ribandito ora a Natale; Ma io so certo, che non gliene cale. Ch' escon del pianto, che mi fende 'l core, La chiave, che vi serra ogni dolore A quelle donne che hanno il cor gentile ; Preghin colei, per cui ciascuna vale Non lascia partir l'anima dal male A MIGLIORE DA FIRENZE . mor s' io parto, L il cor si parte e duole E vuol disamorare, e innamura: Tant' ho guardato al raggio dello Sole Che ciò ch' io veggio, par di sua natura. Lo cor ciò ch' ha voluto non disvuole E lo voler s' ancide se li dura Membrandoli la gioja, ch' aver suole Ch' ogni altra vita a morte lo spaura. Oi lasso che non è gioja d' Amore A nessun uomo che di buon cor ama, Che non aggia più doglia che dolzore. Lo cominciare è doglia a chi lo brama E lo finire è doglia, e più dolore E'l mezzo è doglia, e conforto si chiama . II, A DELLO DA SIGNA Ricorro alla fontana di scienza Or mi mostrate quale miglior sia ་་ D MONALDO DA SOFENA. I. entro dal cor m' è nato Un disio tal d' amoroso talento, Ch ogn' altro intendimento m'ha levato. Che d'amoroso piacer si mantiene ; Non la posso obliare in alcun loco; |