Or avvenisse a me come addoviene Allo Fenice, che more cantando E moren' di se stesso si riface Se lo foco d' Amore che me tiene Aucidendo mi gisse recriando Sofferria da Amor la morte in pace III. . Peláo con sua lancia altossicata Ferendo l'uomo non potea guarire, Se non l' onde ferisse altra fiata : Si mi veggio di voi, bella, venire Della feruta, che m' avete data; Farammi d' esto secolo partire; Conviene per voi essere sanata; Che la pena facciatemi sentire Facciatemi com' fa lo pellicano Chie fere lo figliuolo, e fal morire E poi sinde ripente che l'ha morto, Fere se stesso nello loco sano > E dello sangue suo li dà sentire Rendendo vita di quello conforto BALLATA. Non si porria contare Quant'è la gioja altera Amor, quando mi prese a servidore . Amor solo, però ch'è conoscente D' alma gentile e pura, Sovr essa gira e pur ad essa torna; E poi ch'è giunto a lei immantenente D'un ben sovra natura Di tal è in signoria, Ch' ha più di gio', perchè più porta amore . Ben fu più ch' altra graziosa l'ora Che per grazia discese Si dolcemente Amore nel cor mio Quanto richiede e vuole uman disio . Quant' ello m' ave onrato . Non è innamorato Cor, che sentisse mai tanto dolzore. In me veggendo fino intendimento; Che quando gli occhi mie' donna guardaro Ch' in noi ave suo loco; Ancor ne sembra poco D'ogn' altra gioja aver tutto riccore O per chiamar mercede, Cui Amor si altamente onrasse ? Nella donna, cui Amore a se trasse, Tal ben sì come degno, E ciò dico ch'è in segno, Che più che d' alcun mai m' ha fatto onore Ballata io prego te per cortesía Che muovi tostamente, Vada davanti a mia Donna gentile E poi dimostra a' buon, ch' ella aggradia Parlando lor con intenzion sottile Che 'l vostro è signorile Amor degli altri certo ; Dunque non dee coverto Star, allorch' hanno sol di lui sentore. Per li buon rallegrare Muovi con tua manera E a sì crudele e fiera Donna di me parlerai a tutt' ore . Q GIOVANNI MAROTOLO. I. uando di cosa luomo ha disianza Conviene rinfrenar lo suo coraggio; Uopo è celare in tutto la pesanza Lo grande nojo, l'ira, e lo dannaggio Da poi che non m' avviene in mia fallanza E della vista aver solazzo e gioco ; Ma divenuto è contra 'l mio volere dolce Donna mea . IL. Da poi ch' i'v' amo Donna mia valente, Allegro son di tutto 'l vostro onore, Ancor pesanza n' aggia fra la mente, Se di voi deggio esser perditore. Ma pregovi, che siate conoscente, Però vel dico con grande omiltade Biasmar non deggio la nova amistade Da poi ch è fatta con vostra onoranza Se di buon sposo avete compagnia III. Chi nelle pietre semina semente Ricoglie poco, secondo il mio dire : E chi semina in via, laddove gente Deggiano sempre caminare e gire, Ricoglie nulla; ed è cosa credente Così addoviene a ciascun buon servente Infra quai (lasso) i sor lo principale ; S' io le chiamo mercè, poco mi vale: Che omiltà non possa ha in lei nejente, E però vita m' è forte pesante. IV. Quanti più sono li doni d' Amore Perciò non posso tacer lo dolore mia parvenza . Si gran gioja dolce e piacentera, Che sopra ciò pesando alla fiata V. Vostro fin pregio e fina conoscenza D' Amor che mette l'uomo in avventura Senno savere modo nè misura, M' ha sì preso incontra voglia mia Ed hammi dato a voi Donna, servire Considerando ch' io degno non era · |