Onde la lor ragion par, Intanto quanto assegna,
Che tempo a gentilezza si convegna, Diffinendo con esso :
Ancor segue di ciò, ch' avanti ho messo; Che tutti siam gentili, o ver villani
O che non fosse ad uom cominciamento: Ma ciò io non consento
Nè eglino altresì se son cristiani ; Ch' agli intelletti sani
E manifesto i lor detti esser vani ; Ed io così per falsi gli ripruovo E da ciò mi rimuovo:
E voglio dire omai, sì come io sento Che cosa è gentilezza, e donde viene; E dirò i segni, che gentile uom tiene. Dico, ch' ogni vertù principalmente Vien da una radice ;
Vertute intendo che fa luom felice In sua operazione
Questa è secondo che l'etica dice, Un abito eligente
Il qual dimora in mezzo solamente : E tai parole pone
Dico, che nobiltate in sua ragione Importa sempre ben del suo suggetto, Come viltate importa sempre male; E verlute cotale
Dù sempre altrui di se buono intelletto : Perchè in medesmo detto
Convengono ambedue ch' en d' uno effetto : Dunque convien, che l' una
Vegna dall' altra, o d' un terzo ciascuna : Ma, se l' una val ciò
Ed ancor più da lei verrà più tosto :
E ciò ch' io ho detto, quì sia presupposto. E gentilezza dovunque è vertute;
Ma non vertù, dove ella;
Sì come è cielo, dovunque è la stella ; Ma ciò non e converso:
E noi in donne ed in età novella
Vedemo esta salute "
In quanto vergognose son tenute ; Ch'è da vertù diverso:
Dunque verrà come dal nero il perso,
Ciascheduna vertute da costei
O vero il gener lor ch' io misi avanti : Però nessun si vanti
Dicendo per ischiatta io son con lei : Che e' son quasi Dei
Quei, ch' han tal grazia fuor di tutti i rei : Che solo Iddio all' anima la dona
Che vede in sua persona
Perfettamente star, sì ch ad alquanti Lo seme di felicità si accosta, Messo da Dio nell' anima ben posta
L'anima, cui adorna esta bontate
Non la si tiene ascosa;
Che dal principio, ch' al corpo si sposa, La mostra infin la morte
Ubidente soave " e vergognosa; E nella prima etate
La sua persona adorna di biltate Con le sue parti accorte : In giovinezza temperata, forte Piena d'amore e di cortese lode E solo in lealtà far si diletta: Poi nella sua senetta
Poi nella sua senetta
Prudente, e giusta larghezza sen ode; In se medesma gode
Udire, e ragionar dell' altrui prode : Po nella quarta parte della vita A Dio si rimarita
Contemplando la fine, ch' ella aspetta, E benedice gli tempi passati :
Vedete omai quanti son gl' ingannati ! Contra gli erranti, Mia, tu te ne andrai : E quando tu sarai
In luogo dove sia la Donna nostra Non le tenere il tuo mestier coperto : Potra'le dir per certo;
Io vo parlando della Amica vostra.
Fresca rosa novella Piacente primavera, Per prata, e per rivera Gajamente cantando
Vostro fin presio mando alla verdura. Lo vostro presio fino
In gio' si rinnovelli Da grandi, e da zitelli Per ciascuno cammino; E cantine gli augelli Ciascuno in suo latino Da sera e da mattino Sulli verdi arbuscelli : Tutto lo mondo canti Po' chè lo tempo viene Siccome si conviene Vol. II,
Vostra altezza presiata; Che sete angelicata criatura. Angelica sembranza
In voi, Donna , riposa : Dio! quanto avventurosa Fu la mia disianza: Vostra cera giojosa, Poichè passa, e avanza Natura e costumanza
Bene è mirabil cosa : Fra lor le donne Dea Vi chiaman, come sete; Tanto adorna parete,
Ch' io non saccio contare;
E chi porria pensare oltr a natura‹? `
Oltra natura umana Vostra fina piacenza Fece Dio per essenza Che voi foste sovrana; Perchè vostra parvenza Ver me non sia lontana; Or non mia sia villana La dolce provvedenza : E se vi pare oltraggio, Ch' ad amarvi sia dato, Non sia da voi biasmato; Che solo Amor mi sforza Contra cui non val forza
Morte, poi ch' io non truovo a cui mi doglia, Nè cui pietà per me muova sospiri Ove ch' io miri, o 'n qual parte,
E perchè tu se' quella, che mi spoglia D'ogni baldanza e vesti di martiri E per me giri ogni fortuna ria ; Perchè tu morte, puoi la vita mia Povera e ricca far, come a te piace; A te convien ch' io drizzi la mia face Dipinta in guisa di persona morta. Io vegno a te, come a persona pia Piangendo, morte, quella dolce pace Che 'l colpo tuo mi tolle , se disface La Donna, che con seco il mio cor porta : Quella, ch'è d'ogni ben la vera porta. Morte, qual sia la pace, che mi tollt Perchè dinanzi a te piangendo vegno, Qui non l'assegno che veder lo puoi Se guardi agli occhi miei di pianto molli; Se guardi alla pietà, ch' ivi entro tegno; Se guardi al segno, ch' io porto de' tuoi: Deh! se paura già co' colpi suoi
M' ha così concio, che farà 'l tormento? S' to veggio il lume de' begli occhi spento, Che suole essere a' miei si dolce guida? Ben veggio, che 'l mio fin consenti Sentirai dolce sotto il mio lamento; Ch' io temo forte già, per quel ch' io sento Che per aver di minor doglia strida Vorrò morire, e non fia chi m' occida. Morte se tu questa gentile occidi
Lo cui sommo valore all' intelletto
Mostra perfetto ciò che 'n lei si vede; Tu discacci vertù; tu la disfidi; Tu togli a leggiadria il suo ricetto; Tu l'alto effetto spegni di mercede; Tu disfai la bilià, ch' ella possiede;
« ÖncekiDevam » |